Il Venerdi ri..leggiamo Poesia “sei tu, psiche confusionaria”
di Graziella Di Grezia-
“Sei tu, Psiche-Confusionaria,
Che in aria agiti bianco-nero ventaglio
E su di me ti chini,
Furtiva, per farfugliarmi
Che il Lete ormai hai passato
E un’altra primavera ora respiri?”
Ci sono voci poetiche che attraversano il tempo e Anna Achmatova è una di queste.
La sua poesia non è mai stata solo parola, ma soprattutto resistenza, memoria e dolore condiviso.
In questi versi di Seconda dedica, scritti nel 1945, si percepisce tutta la sua profondità: la primavera che ritorna, la solitudine che prende il posto della rinascita, un dialogo sospeso tra presente e passato.
“Io non sono con quelli che si piegano”
Nata a Odessa nel 1889, Achmatova visse la rivoluzione russa e il terrore staliniano sulla propria pelle.
Suo marito, il poeta Nikolaj Gumilëv, fu fucilato, suo figlio Lev imprigionato nei gulag, e lei stessa visse anni di censura e isolamento.
Ma durante quei periodi bui, non smise mai di scrivere.
“Io non sono con quelli che si piegano.
La mia voce è con coloro
che non hanno bocca.”
La sua poesia non parlava solo di lei. Riusciva a raccogliere le voci di tante donne, di tante madri che attendevano i loro figli fuori dalle prigioni sovietiche, di chi non poteva più raccontare il proprio dolore. Requiem, una delle sue opere più celebri, è un grido contro l’ingiustizia.
“Solitudine io la chiamo”
Anche in Seconda dedica, scritta subito dopo la Seconda guerra mondiale, il tempo sembra sospeso tra sogno e realtà. C’è Psiche, simbolo dell’anima errante, che torna come un’ombra dal passato. C’è la primavera che tutti chiamano rinascita, ma che per lei è solitudine.
E poi c’è quel ricordo lontano della giovinezza, visto in sogno, quasi fosse un calice allontanato per sempre.
Leggere Anna Achmatova significa entrare in una dimensione in cui la poesia è un filo che tiene insieme la fragilità dell’essere umano e la sua straordinaria capacità di resistere.
E ora ri…leggiamo Seconda Dedica di Anna Achmatova, tratta dalla raccolta “Poema senza eroe”, Einaudi Editore, 1966 (pp. 171).
Seconda dedica
Sei tu, Psiche-Confusionaria,
Che in aria agiti bianco-nero ventaglio
E su di me ti chini,
Furtiva, per farfugliarmi
Che il Lete ormai hai passato
E un’altra primavera ora respiri?
Non dettare, da sola lo sento:
Il tiepido acquazzone sul tetto s’impunta,
Il sussurro sull’edera ne sento.
Un esserino a vivere s’è accinto,
Già è verde, piumoso e s’ingegna
A splender domani nel suo nuovo manto.
Dormo:
solo lei è su di me,
La gente la chiama primavera,
Solitudine io la chiamo.
Dormo:
la nostra giovinezza vedo in sogno,
Calice che egli da sé allontanò;
Io a te nella realtà,
Se vuoi, la renderò per ricordo,
A guisa di pura fiamma nella creta
O bucaneve in una fossa mortuaria.
25 maggio 1945. Casa delle Fontane.
