“Non ho visto nessuna farfalla” la mostra sulla Shoah
di Maria Gabriella Alfano-
Sabato 25 gennaio è stata inaugurata dal Sindaco di Campagna Biagio Luongo la Mostra interattiva “Qui non ho visto nessuna farfalla”, allestita presso il Museo della Memoria e della Pace – Centro Studi Giovanni Palatucci e inserita tra le manifestazioni organizzate in occasione della Giornata della Memoria.
La Mostra, che ripercorre l’odissea dei deportati – soprattutto ebrei – nei campi di concentramento e di sterminio tedeschi durante la seconda guerra mondiale, è stata donata a titolo gratuito al Museo dall’Associazione “Coordinamento Solidarietà e Cooperazione” di Salerno, quale riconoscimento per il contributo dell’Amministrazione comunale e del Museo, diretto dall’architetto Marcello Naimoli, alla conservazione della Memoria.
Campagna dal 1940 ospitò un grande campo di internamento destinato a ebrei maschi stranieri, colpiti dalle leggi razziali. Molti giunsero a seguito dell’attività eroica di Giovanni Palatucci. Questo piccolo paese del salernitano fu scritta una pagina di storia diversa: gli ebrei ebbero una vita sociale e si integrarono con la comunità locale.
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“La Mostra – afferma la professoressa Antonella Chiellini, Presidente dell’Associazione ‘Coordinamento Solidarietà e Cooperazione’ – è stata ideata da un gruppo di docenti del nostro sodalizio con la consulenza del pedagogista Daniele Novara, fondatore e Direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Piacenza. Abbiamo utilizzato una metodologia interattiva, proponendo un viaggio evocativo e simbolico nella storia che suscita curiosità ed interrogativi nei visitatori. “
Molto bello il titolo della Mostra.
“Qui non ho visto nessuna farfalla”, chiarisce la Chiellini, è tratto da una poesia di Pavel Freedman, uno dei 15.000 bambini rinchiusi nel campo di concentramento di Terezin. Pavel fu poi deportato ad Auschwitz dove morì, lasciandoci dei versi struggenti con cui ricorda l’ultima farfalla che ha visto fuori dal ghetto, simbolo della sua infanzia negata, della libertà perduta, della vita stroncata da una logica incomprensibile agli occhi di un bambino. Come la vita di una farfalla, anche la sua vita durerà troppo poco per poter realizzare i suoi sogni”.
I pannelli e gli altri materiali espositivi, disposti in un’originale composizione che evoca le ali di una farfalla anche nei supporti che fissano a terra i pannelli, sono il frutto di approfondite ricerche di documenti, immagini testimonianze e testi originali tratti da archivi nazionali ed internazionali, quali lo “Yad Vashem” (Ente nazionale per la Memoria della Shoah) di Gerusalemme, l’Archivio fotografico del campo di concentramento di Mauthausen, l’USHMM (United States Holocaust Memorial Museum) di New York.
Il percorso espositivo rappresenta un’importante occasione formativa per potenziare, soprattutto nei ragazzi fra i 12 e i 16 anni, la capacità di leggere i fatti storici nel tempo e per sperimentare nuove modalità di trasmissione della Memoria.
I giovani visitatori sono infatti invitati a ripercorrere il tragico viaggio dei deportati attraverso dieci ambienti tematici, definiti “quadri”, corredati da foto, disegni, video, testimonianze e documenti storici che puntano a suscitare emozioni e l’identificazione con le vittime della Shoah, pur evitandone la rappresentazione in immagini violente. L’intento è quello di uscire dal modello solo visuale – che implica una ricezione passiva – per coinvolgere direttamente i ragazzi in attività strutturate di role-plays, simulazioni, disegni, ecc.
All’ingresso i ragazzi sono accolti da un animatore e, dopo aver ricevuto simbolicamente un timbro sul polso ed aver attraversato un’istallazione che riproduce, anche acusticamente, un treno, ricevono un taccuino di viaggio che li accompagnerà per tutto il percorso e che poi porteranno con sé, iniziano il “viaggio” conoscitivo in dieci tappe: la discriminazione, la destinazione ignota, la lingua sconosciuta, la divisa, la punizione, il freddo e la fame, la solidarietà, la fatica e il lavoro, i ricordi, il ritorno.
“Abbiamo creato – continua la presidente Chiellini- un percorso formativo di grande valore educativo e didattico, un’opportunità di coltivare la memoria, ma anche di riflettere sulla realtà presente così carica di violenza, di pregiudizi, di odio nei confronti dei diversi per qualsiasi motivo, delle minoranze, dei più fragili. Alla fine di questo viaggio gli studenti sono invitati a lasciare dei bigliettini in un contenitore con le loro emozioni e le loro riflessioni; dai “messaggi nella bottiglia” da loro lasciati in occasione dei precedenti allestimenti della mostra, si deduce che, opportunamente guidati e coinvolti emotivamente, i ragazzi rivelano sensibilità e maturità veramente sorprendenti. Ovviamente anche gli adulti possono usufruire della mostra nella sua versione solo visuale e non interattiva, guardando i pannelli espositivi, ma anche ad esempio scaricando con un QR-Code con un audio e dei brevi filmati.”
Nel 2024 la Mostra è stata attualizzata con l’aggiunta di un ulteriore “quadro” con tre foto riferite a situazioni di morte dei nostri tempi: la strage di migranti nel mare di Cutro (Crotone, Calabria), il bombardamento su un parco giochi a Kiev (Ucraina), e la strage di bambini palestinesi a Gaza, con lo scopo di far riflettere sulle tragedie che ancora oggi segnano il nostro presente. Anche in questo caso, le immagini forniscono lo spunto per una riflessione sulla storia e sull’attualità, per costruire insieme forme di resistenza critica alla discriminazione e alla violenza, tuttora purtroppo presenti.
La Mostra è visitabile dalle 10.00 alle 12.00, dal lunedì al venerdì, fino al 14 febbraio 2025, ma sarebbe auspicabile che sia prorogata per dare la possibilità di visitarla a più scolaresche della provincia, o che addirittura si sviluppi in un’esposizione permanente, complementare al Museo della Memoria.
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