“L’Adorazione dei Magi”: il più grande presepe dipinto del mondo a Città della Pieve
“L’Adorazione dei Magi”, il presepe dipinto più grande al mondo, realizzato dal pittore Pietro Vannucci, più comunemente detto il “Perugino” nel 1504, è l’opera custodita all’interno dell’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi a Città della Pieve.


Percorrendo in salita Corso Vannucci, antica via del Casalino, che collega Porta Fiorentina (o Sant’Agostino) con il cuore del centro storico di Città della Pieve (Piazza Plebiscito), si può scorgere, sulla sinistra, lo storico Oratorio di Santa Maria dei Bianchi e l’annessa chiesa, un antico luogo di culto risalente al XIII secolo e sede della Confraternita di Disciplinati, o dei “Bianchi” così denominati dal colore delle loro vesti, che grazie ai lasciti e alle donazioni dei confratelli riuscì anche a edificare un ospedale (luogo di accoglienza e ristoro per i pellegrini che percorrevano la via Romea, ma anche i più bisognosi). All’inizio del XVIII secolo, quest’ultimo, venne poi trasformato in un’ampia chiesa, mentre la primordiale chiesa di Santa Maria, più piccola e a pianta quadrangolare, divenne un Oratorio. Nel 1504 la Confraternita dei Disciplinati commissionò a Pietro Vannucci la realizzazione di un grande affresco da realizzarsi su un’ampia parete di fondo nell’antica chiesa: si tratta di una vera e propria rappresentazione presepiale dalle dimensioni davvero notevoli (7 metri di larghezza per 6,50 di altezza). Breve fu la sua realizzazione, appena 29 giorni, nonostante la grandiosità dell’opera, mentre assai più lunga fu la contrattazione per l’onorario. Molte informazioni sulle trattative per la realizzazione dell’opera sono giunte a noi grazie a un particolare episodio. Nel 1835, durante un intervento di manutenzione dell’affresco (un drenaggio della parete affrescata) venne ritrovato un tubo di latta al cui interno erano conservate due lettere autografe del Maestro e la descrizione dettagliata del suo onorario con il Sindaco della Compagnia dei Disciplinati. La trattativa economica venne così affrontata: “Charo mio Segnore, la penctura che vanno fa nello oratorio de desceprinate cie vorieno a meno duecento florene. Io me contentare de cento come paisano et venticue sciubetto, glatre in tre anne, venticue l’ano et si dicto contracto sta bene, me mande la polisa et la cuadrine, et sarà facto. Io Pietro penctore mano propria, Peroscia vencte de ferraio 1504”. Per l’opera Vannucci chiese alla Compagnia, di fatto, 200 fiorini ma la richiesta non fu accolta. L’artista si sarebbe accontentato, allora, anche di 100 fiorini da pagarsi a rate, ma la contrattazione si concluse con la somma di 75 fiorini (che poi passarono addirittura a 25 compreso un alloggio), ben poco per il grande estro del pittore il quale però fece tale richiesta: “la mula col pedone che verrone a penctorà”, animale che lo avrebbe trasportato da Perugia a Città della Pieve. L’affresco è tra le opere del perugino meglio conservate a Città della Pieve. Appena entrati nell’Oratorio, lo sguardo è attratto immediatamente dalla parete che accoglie l’affresco, di grande effetto e maestosità nonché bellezza. La Natività ha come sfondo un ampio paesaggio (quasi come elemento centrale dell’opera) dai colori pastello che vanno sfumandosi man mano che ci si allontana. La rappresentazione sembra perdersi all’infinito in una campagna da bucoliche tinte virgiliane che riprende le dolci colline e i luoghi situati tra Città della Pieve e il lago Trasimeno compresa la Val di Chiana. Dai colori sgargianti e in un ambiente molto luminoso, al centro dell’opera è collocata la capanna (molto semplice, costituita da quattro colonne e un tetto a capriate).

Al centro, unica figura femminile, è la Madonna seduta con il Bambino, nudo, che mostra a tutte le figure venute ad adorarlo. Non lontano dalla Madonna, sulla destra, è collocato san Giuseppe, in piedi con il bastone, mentre ai lati della sacra famiglia si scorgono i re Magi vestiti con abiti molto eleganti e dalle stoffe damascate.

Tra la Madonna e san Giuseppe, sul retro, sono rappresentate le massicce figure del bue e dell’asinello che sembrano anch’essi partecipare all’Evento. Oltre queste figure è presente una sorta di corteo di personaggi, che parte in lontananza dalle vicine colline, come i pastori, i vari animali, i cavalieri e nobiluomini tutti avvicinati al sacro tempio-capanna, tutti ben vestiti, con un richiamo alle statue del periodo neo-ellenico. Il dolce volto della Madonna è ispirato a quello della moglie del Perugino, Chiara Fancelli. Molti pastori sono scalzi e con abiti corti.

In alto, a destra, è presente un sol angelo che in volo porta l’annuncio della stella cometa, appena accennata. Tutta la composizione artistica è ben studiata nei minimi dettagli, dal paesaggio, alle alberature fino ai morbidi colli, ricreando un mondo ideale dal perfetto equilibrio armonioso tra la natura e l’uomo.

Nella schiera dei personaggi di sinistra, nella parte centrale si scorgono inoltre, molto probabilmente, i giovanili ritratti di Raffaello (suo allievo prediletto) e del Maestro stesso. L’opera è la prima di una serie che Pietro Vannucci esegue nella sua città natale, dopo essere stato per un ventennio a Firenze presso la bottega del Verrocchio, ottenendo anche numerosi successi artistici e grande popolarità. Proprio nel 1504, quasi d’improvviso la sua fama perde d’importanza tanto che lascia Firenze per ritornare a Città della Pieve dove realizza una serie di opere tra cui la prima, appunto, “L’Adorazione dei Magi” considerata senza ombra di dubbio uno dei più bei capolavori del rinascimento artistico!
