La terapia del sorriso, intervista a Francesca Colombo
di Claudia Izzo-
Francesca Colombo: un sorriso che calamita, una dolcezza ed una determinazione che rendono i progetti realtà. Forti radici calabresi, genitori insegnanti e lei insegnante a sua volta, ha fatto del “dono” un tema ispiratore della sua vita, della cultura un mezzo per arrivare a tutti. Scuole dalle suore fino alle superiori, sport e sguardo sempre volto a chi ha più bisogno.
Oltre all’insegnamento, Francesca ha un suo mondo fatto di camici e nasi rossi, è l’associazione di volontariato che presiede, “Nasi Rossi clown therapy onlus”, che nasce nel 2016 “con la missione di alleviare il disagio in tutti i luoghi dove si manifesta (ospedali, Case famiglia, RSA, Centri di Accoglienza, Centri diurni…).”Si tratta della terapia del sorriso con tecniche mutuate dal circo, mimica, teatri di strada per diminuire tensione ed ansia in ambienti con degenti, familiari, operatori sanitari diffondendo la cultura del buon umore, l’ascolto senza giudizio, la comprensione, la condivisione, lo scambio.
Come nasce il desiderio di dedicarti al volontariato?
Il volontariato scorre nelle mie vene fin da piccolina. Vi è sempre stata una certa propensione ad aiutare gli altri nella mia famiglia. Da ragazza giocavo a pallavolo in una squadra retta da un’associazione che sosteneva i bambini emopatici, attraverso lo sport si cercava di fare qualcosa per gli altri.
Presiedente dell’Associazione di Volontariato “Nasi Rossi clown therapy onlus” dopo essere stata prima di tutto un clown di corsia. Cosa vuol dire essere portatrice e divulgatrice della terapia del sorriso?
Vuol dire rispecchiarsi negli occhi degli altri. L’associazione nasce dopo un lavoro su me stessa, come dicevi, prima di essere Presidente sono stata associata, 15 anni di onorata carriera di clown di corsia! Prima sono stata clown di strada, ho imparato cosa sia il tempo fatto di attese, osservare dalla panchina le persone che mi osservavano, ho sperimentato gli abbracci gratis in modalità bendata; tutto è servito per diventare un clown di corsia, per farlo mi sono dovuta immergere in questo mondo, ne ho fatta di esperienza, altrimenti non si può essere credibili. Così sono diventata clown di corsia presso l’ospedale di Vico Equense, a Napoli presso il Monaldi e il Santobono, a Nocera, Pagani e nelle case di cura. Noi clown di corsia incarniamo il bambino che è in noi e non lo possiamo ingannare.
Ogni clown di corsia ha un nome con cui si presenta in un mondo fatto di degenti, loro familiari, operatori sanitari…
Ragù, Miele…sono i nomi di alcuni di noi. Il nome esce fuori dal percorso formativo stesso che si fa, un percorso, quello di corsia, che io invito tutti a fare. Il mio nome è nato, infatti, dopo tre anni di frequentazione del Day Hospital ed una mamma mi disse –ti posso abbracciare nei tuoi occhi, sono diversi. Hai scintille negli occhi. Quando entri in corsia, subito cambia l’atmosfera.– Da allora, quando indosso il camice da medico e la ciliegina rossa sul naso propria dei clown, divento Scintilla.
Con il tuo modo di supportare e confortare nei panni di Scintilla hai ispirato Nadia Perrotta e Ruari O’Hare per il terzo episodio del loro fumetto di Murphy Chibi, realizzato con i giovani di Medway, nel Regno Unito, in particolare dagli studenti della Victor Academy durante il periodo del lockdown, in sinergia con il Ministero di Arte e Cultura Inglese ed il Dipartimento di Igiene Mentale Regionale…
Una bellissima sorpresa di una cara amica che apprezza il mio lavoro e quello di tutti i Nasi Rossi. Ne sono stata colpita ed emozionata…
Come si svolgono i vostri interventi tra i piccoli pazienti e da cosa sono dettati?
L’intervento dei clown di corsia è dettato dall’andare incontro alla paura della malattia che tutti provano, il clown stesso, i bambini, i genitori di questi ultimi. Il clown ha un sentire diverso che va oltre la maschera, deve mantenere il suo distacco creando allo stesso tempo magia: io porto con me polvere di stelle nel mio sacchettino, lasciamo traccia di noi per dedicare tempo, aiutare a ristabilire legami sociali, aiutare le persone a connettere tra di loro creando legami di conoscenza e scambio. A volte accadono piccoli miracoli, un genitore intona una canzone e si fa coinvolgere. Il silenzio è il linguaggio del clown che parla con gli occhi e annusa con il naso; è allora che la poesia del silenzio diventa uno spazio da abitare e inizia la magia in corsia. Qui gli incontri sono dunque dettati da tempi lenti che portano il paziente a chiedersi cosa accadrà dopo, stimolando la curiosità e la fantasia. Rimandiamo dunque all’immaginazione, lasciamo una sorta di consegna… come andrà a finire? Nel mondo vorticoso è il passo lento che insegna. La nascita di Nasi Rossi in fondo è avvenuta a piccoli passi senza la fretta di crescere, col passo lento proprio dei clown: un secondo o mille anni sono la stessa cosa.
Tempi lenti nelle corsie ma per te cos’è il tempo?
E’ qualcosa di necessario per leggere ciò che mi accade, per leggere le giuste risposte.
Tu di risposte ne hai avute?
Le cerco ancora. Il clown incarna il bambino interiore che cerca sempre risposte. Mi do il giusto tempo.
Nel corso del tempo l’Associazione “Nasi Rossi” ha anche realizzato delle pubblicazioni per diffondere il vostro operato. Ce ne parli?
“Storie di clown in corsia” è il primo libro realizzato dall’Associazione Nasi Rossi, autofinanziato, con prefazione dell’antropologo Paolo Apolito. E’ una raccolta di scritti in cui ogni Naso rosso racconta il suo percorso. Tra tanti ricordo quello di Aldsa, 19 anni, un Naso Rosso che nel suo racconto parlava di “combinazioni” tra i Nasi Rossi e il mondo esterno “Se tu sorridi io mi coloro” per sottolineare l’importanza dell’ “entrare” nell’altro con una giusta combinazione. Il secondo libro ,”Racconti a colori”, è stata una pubblicazione corale realizzata con il sostegno dei Rotary Vesuvio. I protagonisti sono stati i bambini dell’Istituto Comprensivo Eduardo De Filippo di Sant’Egidio del Monte Albino con le classi IV e V della scuola primaria che hanno realizzato dei racconti incentrati sul concetto del “dono” i cui disegni attinenti sono stati realizzati dai bambini del reparto del Day Hospital dell’Ospedale di Nocera Inferiore. Quello che si è creato è un ponte tra bambini, chi a scuola, chi in ospedale, bambini che stavano vivendo però la scuola in modo diverso; questo è stato un modo per condividere esperienze e sentirsi parte di un tutto.
Il Naso in tasca, altro lavoro dell’ “Associazione Nasi Rossi” edito nel 2023, è un fumetto che vanta i disegni di Marco Ferrandino, autore e sceneggiatore di fumetti e Fabrizio Quartieri, illustratore e grafico, l’introduzione della dott.ssa Rosanna Di Concilio la prefazione del prof UNISA Vincenzo Salerno. E’ la storia di un viaggio in cui la paura si trasforma in stupore ed i “mostri” diventano piccoli, piccolissimi…
E’ questo l’inizio di un piccolo viaggio dentro una bolla di sapone in un tempo lentissimo, quasi immobile…qui i clown dottori portano magia, sono in grado di trasformare un palloncino in mongolfiera, un soffio in polvere magica, raccolgono lacrime e restituiscono almeno un sorriso. La scelta del fumetto è dettata dal fatto che questo genere è motivante, inclusivo, familiare, vicino ai più piccoli. Il benessere psicofisico non deve mai mancare nella sfera umana. Tutte le persona nella malattia dovrebberou avere un operatore volontario che, se non può agire sulla malattia in sé, può farlo sulla parte sana del paziente con tecniche del clown cucite sulla propria persona. Anche se non indossiamo ai piedi le caratteristiche scarpe grandi del clown, incarniamo quel tipo di personaggio, non si improvvisa lo spettacolo, è ben calibrato sulla persona perchè nel nostro andare noi non sappiamo chi troviamo: in pediatria, ad esempio, lavoriamo sulle mamme; sono tutti beneficiari di questo circolo di benessere. Altra caratteristica fondamentale noi non forziamo risate, entriamo in punta di piedi, quando non c’è da ridere, si sta in ascolto, ci si toglie il naso rosso e lo si mette in tasca. Bisogna avere una giusta conoscenza di ciò che si fa affinché questo possa diventare una buona pratica, penso che qualsiasi gruppo Nasi Rossi, in qualsiasi reparto, sono operatori in un’ottica di medicina integrata. Attraversiamo corridoi, corsie, siamo sognatori pratici, con un contatto diretto con l’altro, naso all’insù ma con i piedi ben piantati a terra.
Questo 2024 dà l’arrivederci alla III edizione de “L’officina del dono”, l’evento organizzato dall’Associazione Nasi Rossi Clown Therapy, il 13 dicembre nel Salone di rappresentanza del Comune di Cava de’Tirreni, patrocinato dal Comune di Cava de’ Tirreni e dalla Provincia di Salerno.
“L’incontro, momento di crescita e confronto per noi di Nasi Rossi, ha avuto come protagonisti il Sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli; il Consigliere Delegato alla Cultura, Armando Lamberti; il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Campania, Giovanni Galano. A parlare di diritti umani, di associazionismo e di volontariato sono stati l’Arcigay di Salerno, le Associazione “Il Grillo e la Coccinella”, “Emmaus”, “Lions Club” di Salerno e Cava de’Tirreni, il punto pace Pax Christi di Cava de’ Tirreni. Le conclusioni sono state affidate all’antropologo Paolo Apolito.
Il Premio Artemisia Gentileschi è stato consegnato a Marica Di Pierri, attivista, giornalista, ricercatrice, portavoce di A Sud per il suo impegno nello studio e nella divulgazione delle tematiche legate ai cambiamenti climatici ed ai conflitti ad essi collegati. L’idea di unire volontariato e donne nasce durante la pandemia da covid che abbiamo vissuto, da due volontarie, Teresa ed Anna: l’idea prevedeva un progetto dove fossero le donne a raccontare la loro esperienza di associazione ad altre donne. Nasce così il Premio Artemisia andato ad Antonella Napoli, giornalista e analista di questioni internazionali ed a Rosanna Di Concilio, Direttore dell’UOC di Pediatria dell’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.
Quali sono gli elementi che caratterizzano la tua vita?
Il passo lento del clown, perchè è il vero motore del cambiamento
Cosa vuoi trasmettere quando indossi camice e naso rosso e diventi Scintilla?
L’arte di meravigliarsi
Tu ti meravigli ancora?
Si. il naso rosso è il nostro terzo occhio, come se noi annusassimo prima.
Alle persone che in questo momento stanno soffrendo quale messaggio invieresti?
Le farei entrare direttamente nella nostra bolla, noi lavoriamo con i bambini che sono fatti di intimità e sogni, vorrei che i loro sogni potessero non fermarsi mai, fragili e bellissimi e che noi adulti imparassimo a maneggiarli con cura. Questo è il mio augurio più grande. Pensiamo anche ai bambini coinvolti nelle guerre, tra lutti, traumi e malattie.
In questo mondo sempre più vuoto e privo di valori qual è il futuro della nostra interiorità?
Noi siamo caparbi, affolleremo tutti i luoghi in cui è possibile riappropriarci della nostra interiorità. Dopo il covid ci siamo corazzati. “Senza corazza” è la sigla del “Clown&Clown Festival® Festival internazionale di clownerie e clown-terapia ideato dalla Mabò Band che con la voce di Enzo Iacchetti canta ” ci abbracceremo nelle vie e sulla piazza per il piacere umano di sentire il corpo umano senza la sua corazza”…
Il senso è questo: ci dobbiamo spogliare degli artifici riappropriandoci del nostro bambino interiore come genitore di noi stessi, con la consapevolezza di un adulto, abbattendo le nostre difese e mettendoci a nudo, esponendoci. Tutto ciò porta dei rischi e noi li corriamo come artefici di una piccola “scintilla” di cambiamento.
Andando via, Francesca Colombo mi regala un naso rosso da clown, in ricordo di Scintilla e dell’Associazione Nasi Rossi clown therapy.