“Tu sì na cosa grande”: l’opera di Gaetano Pesce e l’ambiguità figurativa esposta a Napoli
Da giorni non si fa che parlare continuamente, spesso senza logica e soprattutto in completa assenza di basi culturali e artistiche che favoriscono un approccio critico costruttivo, dell’opera dal titolo “Tu sì ‘na cosa grande”, una delle ultime realizzazioni creative dell’architetto, scultore e rappresentante del “Radical design”, Gaetano Pesce (inaugurata a Napoli in Piazza Municipio mercoledì 9 ottobre ed esposta fino 19 dicembre). Nato a La Spezia quasi 85 anni da una famiglia di origine napoletana e più precisamente della Penisola sorrentina, lo scultore ha sempre manifestato un legame fortissimo con la cultura partenopea e, pertanto, proprio negli ultimi anni di vita, l’artista ha voluto omaggiare la città con la realizzazione di uno dei tanti simboli di Napoli, un Pulcinella stilizzato, o meglio il suo abito accompagnato da due cuori trafitti. Nello stesso luogo che fino alla fine di Agosto ha ospitato un’altra istallazione artistica la “Venere degli stracci” (opera dell’artista, pittore e scultore, Michelangelo Pistoletto, anch’essa investita da una voragine di polemiche, il cui significato era il rapporto tra l’arte classica e l’estremo disordine della vita moderna), si colloca adesso l’opera artistica di Gaetano Pesce, in realtà una riproposizione di un’altra sua opera dal titolo “Camicia pulcinella lamp”, ma di dimensioni molto più grandi, una rivisitazione alta ben 12 metri con dei tiranti fioriti che mantengono stabile la figura. L’opera è stata realizzata a cura di Silvana Annicchiarico (che ha seguito i progetti di Pesce per lunghi anni) e rientra nel programma “Napoli contemporanea” curato dallo storico e critico d’arte Vincenzo Trione. E’ in realtà un grande corpo illuminante, posizionato in Piazza Municipio, che rispetta le proporzioni dell’installazione originale (risalente al 2020 in tessuto e resina alta 255 cm e larga 90 cm, con 5 bottoni di color nero e luce diffusa al suo interno), ma che allo sguardo dell’osservatore appare complessivamente, per così dire, un po’ diversa: mancano i bottoni, il colletto è più accentuato e il colore non corrisponde a quello originario (ovvero un bianco panna) ma risulta piuttosto un insieme di cromatismi. La camicia del Pulcinella così realizzata sembra tutt’altra cosa, un oggetto che richiama vagamente una forma fallica, tanto da far discutere non solo i napoletani, ma anche tutte le reti online, tiktokers in primis, critici d’arte e tutte le testate giornalistiche. Riporto soltanto alcuni dei numerosissimi interventi che hanno riempito i social locali e nazionali: “In realtà la vera opera di Gaetano Pesce, morto lo scorso aprile, non è fedele a quella riprodotta in Piazza Municipio. Mancano numerosi dettagli, a partire dai bottoncini e le diversità del colletto. Chissà, forse, anche lo stesso artista avrebbe avuto qualcosa da ridire….”, “ Non è quel che sembra, ma sembra ciò che non è… Il Pulcinella di Gaetano Pesce in piazza Municipio, a Napoli.”, “Pulcinella è la personificazione comica dell’abbandono popolaresco a tutti gli istinti. Omaggio a Gaetano Pesce”, “Sembra una burla ma non lo è, quest’opera d’arte di Gaetano Pesce si chiama –Tu si ‘na cosa grande – dovrebbe rappresentare Pulcinella ma io vedo un’altra cosa. Qua veramente stiamo perdendo la realtà delle cose.”, “Il Pulcinella di Pesce (in tutti i sensi) è diventato anche un gelato.”, “Da Pistoletto a Pesce è stato un attimo. Ma qui ci mancano le cosiddette palle…”. Costata oltre 200 mila euro, l’opera il cui titolo fa riferimento a una famosa canzone di Domenico Modugno, è il simbolo più comune della napoletanità: da un lato il carattere scaltro, furbo di un soggetto che non s’impegna concretamente nelle cose, un gran chiacchierone e imbroglione, da un altro punto di vista rappresenta anche il tipico partenopeo che non si ferma mai davanti alle difficoltà della vita, trovando sempre una soluzione in maniera positiva, facendolo quasi con apparente leggerezza. Al di là delle polemiche, dei dissapori e delle critiche anche violente all’installazione, possiamo affermare che, come per tutte le opere d’arte contemporanee, si è di fatto animato un gran dibattito anche culturale, sintomo di gran vitalità cittadina che va ben oltre il discorso legato all’apparente forma fallica (del resto l’autore è sempre stato particolarmente stravagante in molte delle sue opere di design). Come si legge dal sito del Comune di Napoli, la vera essenza dell’opera è questa: “Da una parte c’è il cuore, archetipo e simbolo popolare degli innamorati, che evoca in questo caso l’attaccamento affettivo a un luogo e a una città. Dall’altra, la maschera simbolo di Napoli, Pulcinella, rappresentata attraverso la sua veste-camicia, evoca la forza di volontà, l’ingegno, l’ironia, il coraggio, ma anche la disponibilità al cambiamento e la dualità degli opposti.
Ancora una volta, sino alla fine, Gaetano Pesce sa essere al tempo stesso colto e popolare, ironico e sentimentale, concettuale ed emozionale.
Con “Tu si ‘na cosa grande” trasferisce su scala urbana la sua ricerca decennale sugli interni abitativi e regala a una delle piazze più belle di Napoli un artefatto che è una sintesi perfetta di memoria, sentimento, visione e identità”. Interessante è la visione del critico d’arte Vincenzo Trione, per il quale l’installazione è una vera e propria scommessa, dove non si ha più uno sguardo nostalgico al passato e dunque alle glorie dell’arte antica, ma grazie all’opera del Pesce si dà alla città partenopea un’immagine proiettata verso il futuro in piena sintonia con l’arte contemporanea.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti su Gaetano Pesce, ripropongo un articolo scritto in occasione della sua morte:
https://www.salernonews24.com/arte/addio-gaetano-pesce-larchitetto-scultore-e-rappresentante-del-radical-design/