1 ottobre, la Giornata Internazionale del Caffè

Profumo, sapore, atmosfera: signori, il caffè- di Claudia Izzo-

“A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco”, scrive Erri De Luca, che da buon napoletano ne sa custodire la magia. Si perchè il caffè non è solo  una questione di profumo, di miscele, ma soprattutto di umanità. Lo si beve per riscaldare i propri pensieri, per far pace con i propri pensieri, e, allo stesso tempo, per aprirsi al mondo, divenendo, in primis nella città partenopea, il vero ponte verso l’altro: si offre il caffè in segno di amicizia, gratitudine, rispetto, piacere.

“Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo…”  ha scritto Luciano De Crescenzo per sottolineare la bellezza del “caffè sospeso” a Napoli, dove offrendo al prossimo cliente un caffè che non può permettersi apriamo il nostro cuore al mondo, condividendo un rito, perchè il caffè è un rito pieno d’amore.

E’ “Qahhwat Al-bun” la parola araba da cui il caffè deriva, significa “vino di chicchi”, nella lingua anglosassone, invece, la parola “coffee” fece il suo debutto nel 1582, dal termine olandese “koffie” che a sua volta proviene dal turco ottomano “Kahve”. Un incrocio di lingue e pronunce che ci conducono sempre al caffè, a questo chicco tanto famoso, seme del frutto della pianta, arbusto che può arrivare ai sei metri di altezza.

Dal 2015, il 1 ottobre si celebra dunque  la bevanda più famosa al mondo, seconda  più consumata dopo l’acqua,  secondo prodotto più commercializzato al mondo dopo la Coca Cola,  in grado di creare  “pause caffè” per distrarci da quello che stiamo facendo e regalarci qualche attimo di felicità.

Ogni giorno si consumano circa tre miliardi di tazze di caffè, consumato maggiormente nei paesi nordici dell’Europa; è in Finlandia, infatti, che si beve più caffè,  con il Brasile maggiore produttore al mondo, seguito da Vietnam, Indonesia, Colombia e Honduras, mentre  tra i maggiori acquirenti troviamo la Svizzera, gli USA, l’Unione Europea, il Giappone e la Russia. Ma in Italia il caffè è adorato, tra miscele diverse e gusti.

Lo scopo dell’#InternationalCoffeeDay è da ricercarsi nella volontà di evidenziare tutto ciò che vi è dietro questa bevanda, dal raccolto alla sua preparazione in tutto il mondo, un modo per celebrare, da parte dell’ICO, International Coffee Organization,  l’ industria del caffè in toto.  Ed è proprio l’ICO che organizza uno specifico concorso per l’International Coffee Day con il focus “sostenibilità economica del caffè”, in un momento storico in cui la produzione sta attraversando un periodo di crisi, una vera minaccia, con raccolti del 30% inferiori rispetto agli ultimi 15 anni.

Tra crisi e difficoltà il caffè resta immortale, e nell’immaginario collettivo riporta sempre e comunque al grande Eduardo De Filippo che in Natale in casa Cupiello del 1931, in una scena rimprovera la moglie Concetta accusandola di non essere capace di preparare un buon caffè, perchè il caffè si sa è una cosa seria. Storica l’altra scena del 1946, in “Questi fantasmi”, Eduardo crea un monologo in cui il protagonista fuori al suo balconcino, spiega al suo dirimpettaio come si prepara un buon caffè, immagini indelebili del genio napoletano.

Oggi, come sempre, comunque, “il caffè resta una scusa per dire ad un amico che gli vuoi bene…” (Luciano De Crescenzo).

Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell'Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e promotrice di iniziative culturali sul territorio nazionale. Membro della Commissione Cultura dell'Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull'emittente RCS75, già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro "La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.

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