Conflitti d’interesse
di Antonino Papa-
Taiwan, Ucraina, Palestina, tre scintille in altrettanti teatri di guerra che stanno trascinando il pianeta verso un punto di non ritorno.
Ho sempre definito la Pandemia come uno spartiacque tra l’era “analogica inquinante” e la futura “digitale green”, in parole povere la famigerata transizione che si è tentato di far decollare senza successo.
Sfortunatamente però, il Covid, con tutte le dinamiche critiche in ambito di risorse che ha generato, ed a catena, come in un domino, sui mercati dei materiali necessari alla produzione di dispositivi elettronici, chip e batterie, ha anche segnato l’inizio di una nuova era di conflitti le cui ragion d’essere sono da ricercare proprio nell’affermazione della supremazia economica a livello mondiale.
Eccezion fatta (e neanche tanto) per il conflitto tra israeliani e “resto del Mondo Mediorientale”, considerando che stanno risvegliando i più atavici odi nei loro confronti da parte dei paesi islamici più estremi, ciò che sta accadendo in Ucraina e la pressione cinese su Taiwan sono il chiaro segnale che nuove forze, purtroppo espressione di regimi totalitari, stanno cercando di accaparrarsi gran parte delle risorse naturali del pianeta.
Il conflitto russo-ucraino
Le cause che hanno generato i primi disordini, sfociati inizialmente in una guerra civile, e poi nell’attuale contrapposizione dei due eserciti, sono da imputare alle elezioni svoltesi in Ucraina nel 2010 con il successo del filo-Putiniano Viktor Janukovyč; conseguenza di ciò fu “l’intromissione” degli USA nelle vicende interne Ucraine al fine di evitare che la Nazione finisse nuovamente nella sfera d’influenza russa.
Gli Stati Uniti, infatti, coadiuvati dagli alleati di sempre, gli inglesi, iniziarono a “spicconare” il potere dell’establishment del neoeletto presidente, dapprima inviando Joe Biden (all’epoca vice di Obma) a Kiev, al fine di entrare nei meandri del governo ucraino (attraverso l’imposizione di Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente, nel più grande gruppo nel settore del Gas Ucraino, Burisma Holdings) e successivamente impiantando vere e proprie “basi segrete” per addestrare gli Ucraini anti-russi a ciò che fu il colpo di stato del 2014 attraverso cui destituirono Janukovyč che fuggì a Mosca.
Seguì, pertanto una “controrivoluzione” ad opera degli ucraini di lingua russa delle famose regioni separatiste, tra cui il Donbass, che fu repressa nel sangue dal neo-governo provvisorio di Kiev; dopo tali vicende vi fu una richiesta di aiuto alla Russia che intervenne occupando le citate aree e fermando i bombardamenti; successivamente agli accordi di Minsk (2015, e che ad oggi Ucraina ed Occidentali hanno violato) i russi si ritirarono dopo aver “annesso” la Crimea attraverso un referendum.
Il resto è storia recente, dopo 8 anni di continue persecuzioni del governo centrale ucraino nei confronti dei filorussi giunge l’ultimatum di Putin ed il secondo intervento cui tutti abbiamo assistito. Il fatto che la guerra non si sia voluta evitare è il chiaro intento di portare l’Ucraina dalla parte dell’Occidente tentando di indebolire la Russia, nonostante gli accordi di Bonn del 1991; Ucraina che fa gola ad USA & Co. in quanto ricca di grano, gas uranio e molte altre risorse.
La pressione su Taiwan da parte della Cina
Taiwan è sempre stata una spina nel fianco “politica” per la Cina, ora invece costituisce una “priorità” economica considerando che l’Isola è il primo produttore al mondo di chip e dispositivi elettronici; annettere Taiwan sarebbe per la Cina la conquista dell’egemonia globale nei settori chiave per i prossimi 50 anni, ovvero digitalizzazione, automazione, intelligenza artificiale, smartworking e tutto ciò che riguarda la sfera IT.
La Cina, infatti, detiene circa l’80% (se non oltre) delle Terre Rare a livello planetario, ovvero le risorse naturali necessarie a produrre ciò che fa di Taiwan leader mondiale; inglobare Taiwan, pertanto, significa avere tra le mani tutto il processo produttivo, dalla materia prima al prodotto finale. Tradotto: la Cina avrebbe l’ultima parola su ogni smartphone, computer, tablet, microchip e device prodotto ed esportato a livello mondiale.
Ecco, quindi, l’importanza di Taiwan per Xi Jinping ed il suo establishment, soprattutto alla luce della crisi immobiliare (settore trainante) che ha rallentato la crescita ella Potenza economica con relativo default di giganteschi gruppi (vedi Evergrande) e conseguente criticità per le banche esposte nel settore di riferimento.
L’odio senza fine tra ebrei ed islamici
L’area del Medio Oriente, fin dalla notte dei tempi, è stata sempre caratterizzata da contrasti derivanti dal mix di religioni ed estremismi che hanno trovato punto di contatto in quella ormai famosa striscia di terra contesa senza soluzione di continuità.
Ciò che sta accadendo oggi in Palestina non è altro se non la conseguenza logica di decenni di “lassismo internazionale” nei confronti di Israele, Nazione verso la quale tutto il mondo occidentale avverte un senso di colpa per ciò che il popolo ebraico ha dovuto subire durante il periodo del nazi-fascismo; in virtù di ciò si è tollerato che lo Stato di Israele durante i decenni sottraesse territorio appartenente a quello che era stato arabo nel 1947, passato poi sotto il controllo giordano ed egiziano nel 1949.
L’era definita contemporanea ha visto quell’area teatro di numerosi altri conflitti, a partire dalla Guerra dei sei giorni del 1967 dopo cui iniziarono a nascere i primi gruppi filo-palestinesi che confluirono, tra fine anni ’70 ed inizio ’80, nell’OLP, organizzazione che intensifico le azioni contro Israele sostenuta da paesi arabi estremi.
Oggi, Israele, che non dimentichiamo è un “avamposto” USA in Medio Oriente, forte della protezione internazionale di tutto l’Occidente, e conscio dell’approvazione americana nel combattere i paesi islamici più estremi, ha avviato un’azione come mai prima d’ora con l’intento di eliminare definitivamente tutte le cellule terroristiche islamiche dal territorio palestinese, o ciò che resta di esso.
L’errore è stato oltrepassare i limiti e sconfinare in nazioni atavicamente nemiche degli ebrei che hanno preso la palla al balzo per mettersi sul piede di guerra.
Le domande da porsi
Gli interrogativi che, erroneamente, gli occidentali, fanno finta di ignorare rappresentano invece il filo di Arianna per uscire dal labirinto della propaganda ed affrontare responsabilmente criticità che potrebbero sfociare in una guerra globale da cui non si può più tornare indietro: perché, nonostante le condanne si lascia continuare Israele nella sua opera di “provocazione” dei paesi islamici dopo aver infierito oltremodo sul popolo palestinese, a prescindere dalla guerra ad Hamas?
Perché non si è voluto evitare il conflitto ucraino? Oltretutto facendo passare sotto silenzio 8 anni di persecuzioni e genocidi da parte del governo di Kiev nei confronti dei russofoni? Perché si finge di fare la voce grossa con la Cina con lo scopo di mostrare al mondo di voler difendere Taiwan?
La mia risposta è una ed è sempre la stessa, dalla famosa notte dei tempi… pecunia non olet, la democrazia si applica dove conviene.
