Smog nelle città, il dossier Mal’Aria di Legambiente
Classifica di 97 capoluoghi italiani- di Vincenzo Iommazzo-
E’ salubre l’aria delle città italiane? Non proprio, rivela l’ultimo dossier di Legambiente “Mal’aria edizione speciale” con i dati raccolti in 97 città del nostro Paese per cinque anni dal 2014 al 2018 relativamente alle polveri sottili e al biossido di azoto. I numeri parlano chiaro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che abbiamo imparato a conoscere meglio a causa della pandemia, suggerisce i limiti medi annui in microgrammi al mc. da non superare per le concentrazioni degli inquinanti più diffusi. I limiti sono: 20 per polveri sottili Pm10, 10 per Pm2,5 e 40 per il non meno tossico biossido di azoto NO2.
Otto su dieci delle città monitorate sono risultate sotto la sufficienza per gli sforamenti da smog. Prendono addirittura voto pari a zero Torino, Milano, Como, Roma e Palermo, solo il 15% delle città prese in considerazione raggiunge la sufficienza con in testa Sassari (voto 9), Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania e Viterbo (voto 7), L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (voto 6).
Male la Campania, dove raggiungono un misero voto 3 tutte le province, salvo Avellino che strappa appena un 4. Nel quinquennio esaminato Benevento e Napoli hanno sempre superato i limiti fissati dall’OMS per le polveri sottili dei due tipi, Caserta solo per il Pm10. Meglio è stato tenuto sotto controllo il biossido di azoto (NO2) da Avellino e Benevento (mai sforamenti), da Napoli e Caserta (una sola volta) e Salerno due volte. Per quanto riguarda altri inquinanti, Caserta e Avellino sono coinvolte nei superamenti dei limiti per l’ozono rispettivamente con 52 e 46 giorni. Un bollettino decisamente poco entusiasmante, dati anche i continui annunci di provvedimenti virtuosi che spesso si perdono nel nulla.
Legambiente ricorda che l’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia ambientale per la salute umana dopo il cambiamento climatico. A pagarne le conseguenze sono i cittadini. Ogni anno sono oltre 60 mila le morti premature in Italia dovute all’inquinamento atmosferico, causa di un conseguente danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno e dai 330 ai 940 miliardi a livello europeo.
«Per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania– è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile. Le deboli e sporadiche misure anti-smog, come il blocco del traffico sono solo interventi palliativi che permettono di contenere temporaneamente i danni sanitari, ma non producono effetti duraturi se non inseriti all’interno di misure strutturali. In particolar modo la città di Napoli e i suoi cittadini, sono vittime di un sistema di trasporto pubblico che fa acqua da tutte le parti, con la Vesuviana tra le linee peggiori d’Italia e con la linea 1 che un giorno funziona e per i giorni rimanenti registra ritardi, guasti e chiusure. È urgente mettere in campo politiche e azioni efficaci ed integrate che riguardino tutte le fonti inquinanti, programmando interventi sia sulla mobilità urbana da rendere sempre più pubblica, condivisa, a zero emissioni e multi-modale, che sul riscaldamento domestico, la produzione di elettricità, quella industriale e l’agricoltura. Solo così si potrà aggredire davvero l’inquinamento atmosferico e affrontare in maniera concreta il tema della sfida climatica».
Analogamente al virus che ha fatto la sua sciagurata apparizione sul pianeta nel 2019, l’inquinamento è un fenomeno che riguarda tutti indistintamente ma, in realtà, l’Agenzia Ambientale Europea evidenzia come risultino più esposte le fasce di persone meno abbienti e le fasce deboli, più comunemente conosciute come bambini e anziani.E non sarà il rispetto dei limiti attualmente imposti a tutelare la salute delle persone. Quello deve essere considerato un passaggio intermedio finché non si raggiungeranno i valori molto più stringenti a tutela della salute segnalati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ad oggi infatti i tre quarti della popolazione urbana sono esposti a concentrazioni troppo elevate rispetto a quanto indicato dall’OMS per le sole polveri sottili (Pm2,5). Decisamente troppo. Per questi motivi la Commissione europea ha messo in atto molte procedure di infrazione contro gli Stati membri – tra cui l’Italia – per il mancato rispetto dei limiti comunitari in tema di qualità dell’aria; Stati membri già alle prese con azioni legali intraprese da associazioni e gruppi di cittadini che chiedono di poter respirare aria pulita: è un diritto di tutti e serve chiedere decisamente ai governi un impegno comune che dia la massima priorità alla salute dei cittadini e all’ambiente.