Stagione balneare, non snaturare le spiagge libere

Tutela dei litorali e salvaguardia di specie protette- di Vincenzo Iommazzo-

Nonostante l’Italia abbia più di 8.000 km. di coste, decine di isole e il Mediterraneo intorno, sono solo poco più di 1.800 km. i tratti lineari in gran parte sabbiosi ancora liberi, il resto è occupato da stabilimenti balneari. Una scelta sulla quale sarebbe il caso di riflettere.

Oltre il 60% del litorale italiano è gestito da concessionari, ad oggi 52.600 circa con diciannove milioni di mq. di lidi sottratti alla libera fruizione del bene comune. Per giunta, non si può dire che l’affare sia conveniente per lo Stato che nel 2016 ha incassato poco più di 103milioni di euro dai canoni, a fronte di un giro d’affari dei gestori stimato da Nomisma in 15 miliardi di euro l’anno.

Molto si è già discusso e scritto sul diritto dei cittadini ad avere assicurato l’accesso gratuito ai lidi pubblici e sul dovere degli enti proprietari (Comuni, demanio) di provvedere alla pulizia e alla sicurezza dei luoghi. Sembrano essere missioni impossibili, per quanto non appaiano particolarmente complicate.

In questo articolo vogliamo provare a seguire un approccio più naturalistico della questione, suggerito da quanto segnalato da una primaria associazione ambientalista. Il Wwf Campania, insieme alla Rete per la Tutela del Fratino -il piccolo trampoliere da spiaggia dalla testolina tonda, il becco sottile e, neanche a farlo apposta, una caratteristica “mascherina” nera intorno agli occhi- chiede alla Regione Campania di non concedere ulteriori porzioni di arenile agli stabilimenti balneari e di lasciare le spiagge “libere”.

Purtroppo segnalazioni di cittadini preoccupati arrivano dalle coste cilentane, laddove  è di pochi giorni fa la notizia di un bando del Comune di Vibonati in pieno Parco del Cilento per tre nuove concessioni demaniali mirate ad una parte di arenile in località Villammare, insediamento del Corriere piccolo, altro grazioso volatile da proteggere.

Proprio davanti alla duna dell’Oliveto, area tutelata fin dal 2016 dallo stesso WWF, l’occupazione di uno dei tre stabilimenti metterebbe irrimediabilmente a rischio l’ecosistema e vedrebbe compromessa la cova del Corriere piccolo, che da due anni ivi nidifica. Per tale motivo il WWF annuncia di attivarsi per denunciare alle autorità competenti quanto segnalato.

“I litorali sabbiosi prima di rappresentare un’opportunità per lo sviluppo economico dei territori, sono ambienti fondamentali per il mantenimento degli ecosistemi nonché importanti nodi di biodiversità, si legge in una nota del delegato WWF Campania Piernazario Antelmi. La quasi totalità delle spiagge della Campania infatti è già affidata in concessione a soggetti privati e destinata al turismo balneare; le residue aree naturali, limitate a pochi lembi di costa (in alcuni casi di poche decine di metri) sono concentrate proprio all’interno delle spiagge libere, le quali ospitano specie e habitat rari, spesso sottoposti a vincoli di protezione.

Tra le specie protette da normative nazionali e comunitarie troviamo varietà di uccelli, sia nidificanti che migratori, tra i quali i già richiamati Corriere piccolo e Fratino tutelati ai sensi di leggi e convenzioni risalenti agli anni ‘90, la tartaruga marina Caretta-caretta la cui riproduzione crescente sulle spiagge campane sarebbe compromessa, invertebrati e rare essenze botaniche ad elevata tutela insediati nelle suggestive Dune sabbiose”.

“In Campania –ricorda Antelmi– il Fratino è presente con appena 12 coppie concentrate sulle spiagge libere; una popolazione così esigua sarebbe sicuramente portata all’estinzione da un utilizzo imprenditoriale di tali aree. In Campania la specie è monitorata e vengono attuate azioni di sensibilizzazione rivolte ai bagnanti ed ai gestori di stabilimenti balneari con buoni risultati, a fronte di un grande impegno dei volontari”.

“Inoltre  – aggiunge – gli interventi necessari per lo sfruttamento intensivo di questi luoghi arrecherebbero danni irreversibili agli habitat consolidati nel corso di tempi lunghissimi, caratterizzati da dinamiche estremamente delicate e da equilibri fragili.
Le spiagge libere, grazie alle loro caratteristiche morfologiche e naturali, svolgono il fondamentale ruolo di contenimento dell’erosione costiera, per cui nel lungo periodo, una gestione tendente a massimizzare il profitto ed un utilizzo imprenditoriale andrebbero non solo a vanificare tale funzione, ma si ripercuoterebbero negativamente sugli stessi gestori di stabilimenti distruggendo in pochi mesi il capitale che negli anni la natura ha consolidato e conservato”.

Di qui la richiesta di non concedere ulteriori spazi del nostro litorale in gestione a privati e di tutelare e conservare il patrimonio naturale, oggi fondamentale per un corretto rapporto uomo-ambiente a cui ci richiama, tra l’altro, la recente tragica pandemia.

Vincenzo Iommazzo