10 anni fa l’Oscar a Paolo Sorrentino per “La Grande Bellezza”
di Mariapia Vecchione-
Sulle note di un remix intramontabile della Carrà, fra lusso e piacere, la Roma dei grandi non si preoccupava del domani e non si prometteva nulla di serio.
È la Roma bene, quella di Jep Gambardella, oggi non solo un personaggio d’invenzione ma un mito da cui può trasparire ogni sfaccettatura della realtà, quella contemporanea, quella capace di risucchiare energia e vita portandoci alla decadenza umana.
A dieci anni dal Premio Oscar come miglior film in lingua straniera, “La Grande Bellezza”, scritto e diretto da Paolo Sorrentino, rappresenta un’intramontabile lettura artistica della realtà che ha saputo cogliere quanto di più sincero e funereo nasconde il volto dell’umanità.
I panni di Jep Gambardella poteva vestirli solo un italiano, anzi un napoletano, Toni Servillo, che nel 2014 accompagnava Sorrentino a ritirare il grande Oscar, una statuetta che ritornava all’Italia dopo un successo senza tempi, quello de “La Vita è Bella”.
“Grazie alle mie ispirazioni: Federico Fellini, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona”, queste le parole di Sorrentino durante la premiazione.
Chissà quanti compresero che quella serata sarebbe stata destinata ad essere ricordata oggi, per le sensazioni che ritornano nel più vicino 2021 con “È stata la mano di Dio”.
“The Great Beauty” da quel giorno intramontabile, fa ancora discutere, forse molto di più gli italiani che il pubblico straniero.
Provocatoria, la domanda potrebbe essere solo una da parte di chi ieri, oggi e domani ha ancora voglia di riflettere: chi sono i Detrattori di questo Film ?
Il mondano Jep, giornalista e penna sensibile della capitale, ha scritto un solo libro nella sua vita: “L’ Apparato Umano.” Si guarda intorno, sente l’inutilità, sente sulla pelle l’effimero e si accorge dell’ozio in cui è immerso. Il linguaggio kitsch delle feste e dei circoli illustri sono oppio per il divo del salotto romano che tenta di cercare la bellezza della capitale, abbandonandosi a pochi istanti di emozioni.
Il viaggio esistenziale che compie Jep riesce a giungere all’illuminazione, quella esistenziale e personale. Accompagnato sulle note della colonna sonora “The Beatitudes” di Vladimir Martynov, finalmente il protagonista comprende la causa del suo malessere e il blocco dello scrittore che lo perseguita: ha dimenticato Elisa, il suo primo amore, l’unica sua linfa vitale che ora, per un istante ricorda dopo essersi allontanato da Roma, in uno scenario diverso, l’Isola del Giglio.
Ça va sans dire, i Detrattori, coloro i quali nei circoli d’élite, o più semplicemente coloro che sorseggiando un espresso nelle grandi Beauty Room hanno definito l’opera d’arte di Sorrentino incomprensibile e ingiusta, potrebbero essere protagonisti stessi della Grande Bellezza. Ma con una sola differenza, Jep Gambardella raccoglie il vuoto della società contemporanea e si accorge della deriva, questi forse no.
