Maurizio Gabbana: “Dynamiche Infinite”. La Mostra delle sue opere fotografiche nella Cappella San Ludovico
All’interno dell’Archivio di Stato di Salerno, nella Cappella gotica di San Ludovico, dal 24 ottobre al 18 novembre 2023, è in corso l’esposizione del Fotografo-artista Maurizio Gabbana, dal titolo “Dynamiche Infinite”. Si tratta di opere metropolitane con una tecnica fotografica inconfondibile, in cui la luce costituisce, nei fatti, una struttura molteplice sovrapposta alla realtà. Le immagini artistiche proposte da Gabbana provengono da una recente esposizione alla Triennale di Milano.
La Mostra è stata presentata dalla direttrice dell’archivio di Stato di Salerno, Fortunata Manzi accompagnata dalla giornalista Erminia Pellecchia e dalla curatrice Annamaria Barbato Ricci. Il Ministero della Cultura propone tra ottobre e gennaio tre interessanti iniziative (le prossime in collaborazione con “Fondazione Filiberto e Bianca Menna”) che trasformeranno questo luogo antico e suggestivo in “Casa della Fotografia e dell’Arte Contemporanea”. Grazie ai finanziamenti POC Campania 2014-2020 e al sostegno di Softec SPA le tre Mostre esporranno l’arte fotografica da un punto di vista prettamente innovativo.
Ho avuto la fortuna di colloquiare con l’artista, da alcuni importanti critici definito, l’Homo Faber, che con i suoi scatti trasmette emozioni forti (di stampo futurista) focalizzandosi spesso sulle architetture apparentemente immobili, ma che in realtà diventano, col suo estro artistico, di forte dinamicità.
Le sue fotografie rappresentano vedute urbane con un occhio però diverso, tendente al poetico e ci suggerisce un punto di vista più attento ma anche diverso dei monumenti presenti nelle nostre città. Questa è sempre stata la sua linea artistica?
La mia iniziale passione, fin da ragazzo, è stata sempre la storia dell’arte, nonostante sia perito elettrotecnico. La mia passione dunque si è rivolta verso gli antichi maestri d’arte. Quando ho iniziato a fare fotografie, ho cominciato però a sperimentare. Tutto ciò che ho presentato in questa mostra è il frutto di un progetto che ho iniziato molti anni fa. Uso in particolare la tecnica della multiesposizione cioè espongo più volte sullo stesso fotogramma. Così facendo muovo le architetture per dare loro più intensità, ma allo stesso tempo muovo anche la luce. In generale, sappiamo che gli architetti, che hanno creato e progettato i monumenti, in realtà hanno anche studiato la posizione degli stessi per dare loro ancora più risalto. Noi abbiamo dei monumenti che risultano essere ancora più belli in determinati orari. Altro esempio è la presenza dei rosoni in numerose chiese, che hanno valorizzato di più, attraverso la luce che filtra, l’interno degli ambienti sacri.
Per quanto riguarda lo spazio urbano, nelle sue fotografie quest’ultimo è sempre in movimento e l’uomo dov’è?
L’uomo è nel monumento che lo ha costruito, e poi ci sono io che sono dietro l’obiettivo. Gli uomini non ci sono ma allo stesso tempo ci sono. Per quanto mi riguarda il mirino è paragonabile alla tela di un pittore. Alle volte nello scatto che effettuo gli uomini ci sono, ma decido io qual è il momento giusto per scattare: può essere un momento in cui non c’è nessuno ma altri momenti in cui ci può essere una folla. Se noi osserviamo la fotografia della Galleria Vittorio Emanuele, in realtà gli uomini ci sono, ma svaniscono un po’ poiché sono sovrastati dalla luce, però ci sono! La figura umana, come ritratto, l’ho trattata sempre attraverso il multiscatto: ho realizzato, infatti, dei lavori sulle donne, sulla femminilità esaltandone la bellezza, presentandoli ad esempio al “Museo delle Genti di Pescara”. Al “Milano Photofestival” in una mostra ho anche trattato di alcune figure umane, con un tema di cui si parla poco ovvero la violenza domestica. Noi parliamo attraverso i mass-media dei femminicidi, degli omicidi ecc; ma questo è il risultato di una mancanza di valori all’interno delle famiglie, la mancanza degli affetti, dell’amore. E’ questo un progetto che sto portando avanti, lavorando sia sulla figura femminile ma anche su quella maschile creando dei set in cui cerco d’interpretare psicologicamente una violenza.
Qual è, in definitiva, l’essenza delle sue foto?
Le mie foto sono, in realtà, dei messaggi diversi. Ad esempio con “Dynamiche Infinite” cerco di esaltare la bellezza (delle architetture urbane) che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni di cui non ci rendiamo conto, soprattutto se viviamo a testa bassa. L’uomo è l’unico animale evoluto che riesce a stare dritto e ad alzare la testa, a volte lo fa, ma poco, o magari non lo fa più! Nel secondo progetto dal titolo “Assenza” ho adottato una tecnica innovativa in cui ho sottratto i pixel dalle mie fotografie quindi ho, in realtà, svuotato l’uomo lasciandone la sagoma. Ho anche svuotato parte di alcuni monumenti lasciando però il contorno architettonico con il fine ultimo di indurre a pensare che senza uomo, in realtà, non c’è storia!
Interessante è lo scatto artistico che Gabbana dedica alla città di Salerno, realtà multietnica sede, nel medioevo, della famosa “Scuola Medica Salernitana” che la rese importante in tutto il bacino del Mediterraneo. Tale foto di Salerno è stata volutamente posizionata di fronte a un’altra immagine di New York: un invisibile collegamento temporale fra i secoli che unisce il Capoluogo campano con la città statunitense!
