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Andrea Branzi: l’addio all’architetto designer promulgatore del “Pensiero radicale”.

Il 9 Ottobre, a quasi 85 anni, è venuto a mancare, a Milano, uno degli esponenti più attivi e geniali del design neomoderno: l’architetto Andrea Branzi. Fiorentino di nascita, tra il 1966 e il 1974 fonda un gruppo di progettazione denominato “Archizoom Associati”, lavorando in sinergia con altri 3 architetti, Massimo Morozzi, Paolo Deganello e Gilberto Corretti con i quali dà corpo in quasi 10 anni a estrose progettualità, architettoniche, urbanistiche, ma anche di design in piena adesione al pensiero progettuale della “Architettura radicale”. Ciò nonostante le idee più rivoluzionarie, particolarmente nel campo del design, si concretizzano già durante gli anni di facoltà di Architettura a Firenze, allorquando, in antitesi con gli studi accademici, Branzi metteva in discussione il design convenzionale. Il 1967 è un anno particolarmente florido per il gruppo “Archizoom Associati” con la mostra “Superarchitettura” prima a Pistoia, poi a Modena. Nello stesso anno, alla Triennale di Milano, il gruppo progetta il “Center of Ecletic Cospiracy”.

Archizoom per poltronova, divano superonda, vinile su gommapiuma, 1967 di Sailko è sotto licenza CC BY 3.0 .

Tra i progetti di design di questo periodo spicca la poltrona “Superonda” realizzata nel 1966 e presentata nel dicembre dello stesso anno alla galleria Jolly 2 di Pistoia: una seduta realizzata in poliuretano e rivestita da un tessuto simile alla pelle che rappresenta e rispecchia l’avanguardia artistica della “Pop Art”, trovando facile collocazione all’interno delle abitazioni domestiche adattandosi, con la sua forma morbida e tondeggiante, a qualsiasi ambiente.

Superonda di ivtoran è contrassegnato con il marchio di dominio pubblico 1.0 .

La seduta si presenta come una doppia onda che forma due differenti curve in cui il cromatismo ha un ruolo importante e si può optare per il bianco o il nero oppure il rosso. Altro interessante progetto è la poltrona Safari che utilizza il fiberglass che è un tipo di plastica rinforzata con vetro sotto forma di tessuto impregnato di resine termoindurenti a base di poliestere (una tecnica in piena sperimentazione).

da miliashop.com

Non si può non ricordare, inoltre, la seduta “Mies” del 1969, una poltrona costituita da una struttura triangolare in metallo cromato e una seduta realizzata da una striscia in para o caucciù, materiali particolarmente resistenti ma allo stesso tempo elastici. Particolare è il cuscino poggia testa e il poggiapiedi in cavallino, è un chiaro omaggio all’illustre designer Mies van der Rohe, morto nell’anno stesso del progetto. La progettualità architettonica e di designer di Branzi esprime una visione particolarmente critica della società già allora fondata sul consumismo più sfrenato. In ambito urbanistico il Collettivo “Archizoom Associati” abbandona l’idea di città concepita come un insieme di edifici e di forme architettoniche, per abbracciare una più ampia visione d’insieme come d’interscambio di merci, di persone e di informazioni varie. Nasce così il visionario progetto della “No-Stop City” ovvero una nuova e radicale forma di città. “La No Stop City, introducendo su scala urbana il principio della luce e dell’areazione artificiale, evitava il continuo spezzettamento immobiliare tipico della morfologia urbana tradizionale: la città diventava una struttura residenziale continua, priva di vuoti e quindi priva di immagini architettoniche.

Studio Andrea Branzi di Yellow Book è concesso in licenza sotto CC BY 2.0 .

I grandi piani attrezzati, teoricamente infiniti, o dei quali il perimetro non interessava assolutamente, penetrati da una griglia regolare di ascensori, potevano essere liberamente organizzati secondo funzioni diverse o secondo forme di aggregazione sociale nuova. Il traffico, la cui organizzazione territoriale veniva separata dalla forma urbana, poteva ricevere soluzioni ottimali: la No Stop City garantiva la macchina sotto casa e il massimo possibile di concentrazione demografica”.

Studio Andrea Branzi di Yellow Book è concesso in licenza sotto CC BY 2.0 .

Dopo qualche anno dallo scioglimento del Collettivo, Branzi diviene docente presso la Facoltà di Architettura di Palermo agli inizi degli anni ’80 (famosa la sua frase “Insegno per imparare”), mentre nel 1982 è uno dei fondatori della Domus Academy a Milano (scuola privata di design della moda e del disegno industriale). E’ stato, inoltre, anche professore ordinario al Politecnico di Milano. Nel 1987 ottiene un importante riconoscimento nel campo del design ovvero il “Compasso d’oro” alla carriera (il primo in realtà lo aveva già ottenuto nel 1979, mentre un altro gli verrà conferito nel 1995). Collabora, inoltre, con le maggiori riviste di architettura e di design, tra le quali ricordiamo (negli anni ’80) la rivista “Modo”, mentre negli anni ’90, nell’ambito dell’industrial design, collabora con aziende come Alessi, Artemide, Zanotta o ancora Cassina e tante altre. La sua vita professionale è stata caratterizzata soprattutto dallo studio del design industriale e sperimentale, dalla progettualità territoriale e architettonica e dalla promulgazione, attraverso i suoi numerosi libri, della teoria e storia del design. Per decenni è stato, inoltre, legato alla Triennale di Milano con mostre come “Serie fuori serie” o “le sette ossessioni del design italiano” o ancora all’allestimento delle mostre nel 1996 “Il design italiano 1964-1972. Dalla programmazione alla complessità” e “Il design italiano1973-1990. Un museo del design italiano”. Curatore delle prime due edizioni del Triennale Design Museum di Milano, nel 2008 riceve un ulteriore importante riconoscimento: la Laurea Honoris Causa in Disegno Industriale dalla Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni dell’Università di Roma La Sapienza.

IMG_1236 di IK’s World Trip è concesso in licenza con CC BY 2.0 .

La sua opera si riallacciava, in definitiva, a una tipologia di estetica legata alla geometria, quella del post-modernismo che unisce elegantemente elementi naturali a quelli artificiali, in un nuovo concetto che si avvicina all’arte.

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Attualmente è presente alla Galleria Antonia Jannone di Milano una sua mostra, l’ultima inaugurata a inizio mese di ottobre, dal titolo “L’architettura appartiene al teatro”, in cui ritroviamo un Branzi che non è solo maestro di design ma puro artista che esamina modelli culturali e architettonici attraverso una serie di realizzazioni pittoriche. Del grande genio ricordiamo alcune sue parole sul concetto di architettura di oggi: “Oggi l’architettura vive una crisi di credibilità, nel senso che il suo rapporto con la società si è progressivamente logorato; a sua volta, la società vive una profonda crisi e non è più in grado di fornire quadri di valori al progetto

 

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.