Ferragosto, storia di una festa

di Giuseppe Moesch *

Il primo giorno del mese di agosto dell’anno 18 a.c. l’imperatore Augusto imponeva una nuova festa che si aggiungeva alle preesistenti dello stesso mese, i Vinalia Rustica, i Nemoralia ed i Consualia.

Diversamente dai Vinalia Urbana che venivano festeggiati il 23 aprile e che erano dedicati all’assaggio del vino nuovo prodotto con la vendemmia dell’anno precedente e dedicata forse a Venere oltre che a Giove, quella dei Vinalia Rustica, era invece propiziatoria di un buon raccolto di uve ed era festeggiata il 19 agosto e dedicata a Giove.

Le Nemoralia erano i tre giorni di festa dedicati ad Artemide, dea della caccia, venerata da un giovane, Ippolito, vergine ed orgoglioso della propria purezza; il suo comportamento fece indispettire Afrodite dea dell’amore per la quale ovviamente il costume del giovane non poteva che risultare assurdo, che indusse Fedra, la di lui matrigna ad innamorarsi di Ippolito. Al suo rifiuto la donna decise di suicidarsi non prima di aver lasciato un pizzino al marito Teseo padre di Ippolito, nel quale accusava il giovane di averla stuprata.

Euripide ci racconta la storia, riveduta e corretta in seguito da altri, ma in buona sostanza sappiamo che Teseo condanna il figlio all’esilio dove, cadendo da un carro perché i cavalli imbizzarriti dalla vista di un grosso toro, lo fanno rovesciare, viene riportato agonizzante al padre al quale Artemide, Diana per i romani, rivela la verità. Con l’aiuto del guaritore Asclepio o Esculapio, riesce a far resuscitare Ippolito che poi sposerà nel Lazio una donna dal nome Aricia presso il lago di Nemi e divenuto re della zona farà costruire un tempio dedicato a Diana Nemorense, dove avvenivano i festeggiamenti in concomitanza con quelli dell’anniversario della data di fondazione della città di Ariccia durante le Idi di Agosto dal 13 al 15 del mese.

Le Consualia infine, erano le feste dedicate al dio Conso, protettore dei granai anche queste in due date differenti: la prima il 21 di agosto e la seconda il 15 dicembre. La festa era caratterizzata da corse di equini, cavalli, asini e muli al Circo Massimo a cui partecipavano anche molti altri animali conspecifici che in quelle giornate erano bardati a festa con ghirlande di fiori, e la cerimonia veniva officiata su un altare conservato nei sotterranei del circo e riportato in superficie per i festeggiamenti.

In effetti dal 13 al 15 di agosto, Nemoralia, al 19 Vinalia Urban, al 21 le Consualia era un susseguirsi di festività ed è facile capire come mai l’imperatore grande uomo di marketing e convinto sostenitore dell’accredito della propria immagine, pensasse di sfruttare il periodo di riposo e di festeggiamenti già esistenti, facendoli decorrere dall’inizio del mese di tregua dal lavoro di campi, affinché ci fosse una corrispondenza tra le ferie da lui introdotte e la sua personale benevolenza.

E che la cosa fosse sicuramente efficace lo dimostra la scelta di altri esperti della comunicazione di massa, gli organizzatori e gli strateghi della chiesa cattolica, grandi manager, che da sempre hanno saputo sfruttare tradizioni derivanti da culti ancestrali.

Così, come avvenuto per altre festività, vedi ad esempio Natale e Pentecoste hanno sovrapposto a quelle della tradizione romana le festività della chiesa cattolica, e nel caso del Ferragosto l’istituzione della festa dell’Assunzione.

Alle vecchie credenze popolari non è stato difficile sostituire altre idee metafisiche.

Quello che oggi è rimasto è il senso della nuova metafisica basata sull’idea di un consumismo fine a se stesso ed i cui sacerdoti sono gli influencer che impazzano sui social ed in tv.

L’ascesa dei nuovi mezzi tecnologici ha semplificato le modalità ed accorciato i tempi di espansione della nuova fede, che tuttavia è stata facilmente agevolata dal crescente abbassamento del livello di comprensione da parte delle generazioni zeta o degli appartenenti a quelle precedenti che pensano di ringiovanire imitando gli imbecilli contemporanei.

 

 * già Professore Ordinario presso Università degli Studi di Salerno

Giuseppe Moesch Giuseppe Moesch

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