Cospito, Donzelli e il PD: è bagarre in Parlamento

di Pierre De Filippo-

“Questa sinistra sta dalla parte dello Stato o della mafia e del terrorismo?” si chiede, sprezzante, Giovanni Donzelli, uomo vicinissimo alla Premier Meloni. Certo, con quell’accento toscano può dire ciò che vuole ma, prima, sarebbe necessario ragionare. Anche perché le cadute in fallo possono essere più d’una.

“Il 12 gennaio, Serracchiani, Orlando, Verini (tutti esponenti del PD) hanno incontrato Alfredo Cospito in carcere incoraggiandolo nella sua battaglia”.

Parole forti.

Ma facciamo un breve passo indietro: Alfredo Cospito è l’ormai famoso – “influencer del 41bis” l’ha definito proprio Donzelli – anarchico insurrezionalista, condannato per, secondo la sentenza della Cassazione, “strage politica”: aveva posizionato, nel 2006, due pacchi bomba davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, Cuneo, senza fare morti.

Per intenderci, le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, così come quella di Bologna del 1980 – che di morti ne hanno fatti, e pure parecchi – sono state considerate della magistratura “stragi comuni”, di minore gravità e dalla pena più incerta.

Per la strage politica e per Cospito, invece, si sono aperte le porte del carcere a vita e del 41bis.

Per questo motivo, Cospito ha iniziato uno sciopero della fame e, negli ultimi giorni, è stato trasferito dal carcere di Sassari e quello di Opera, meglio dotato di strumenti sanitari.

Il mondo dell’anarco-insurrezionalismo internazionale, che segue con attenzione la vicenda, ha iniziato, di conseguenza, a prendersela con lo Stato italiano, in una sorta di rigurgito storico-ideologico stile anni Settanta. L’attentato alla consigliera Schlein, presso l’ambasciata in Grecia, quelli nelle ambasciate italiane a Berlino e Barcellona, a cui si somma una serie importante di minacce a mezze comunicato nei confronti delle nostre istituzioni.

Questo, dunque, il quadro nel quale si inserisce la discussione sul 41bis, che più di qualcuno ritiene di dubbia costituzionalità e le affermazioni di Donzelli in parlamento.

Donzelli, però, non si è limitato ad attaccare duramente i colleghi parlamentari che, come ha già sostenuto il ministro Nordio, hanno tutto il diritto di visitare le carceri ed i suoi ospiti senza, per questo, poter essere tacciati di collaborazionismo; no, ha fatto di più. Ha anche ammesso che, in quello stesso giorno, il 12 gennaio, Cospito era stato avvicinato da esponenti di spicco della ndrangheta, i quali gli aveva detto di continuare la sua battaglia perché era la battaglia di tutti.

Quelle intercettazioni erano documenti riservati perché sotto segreto istruttorio. Quindi, come le ha avute Donzelli? Lui si difende dicendo che ogni parlamentare vi ha accesso ma, evidentemente, le cose non stanno esattamente così.

Gliele ha fornite – perché lo ha ammesso lui stesso – Andrea Delmastro, che è sottosegretario alla Giustizia con delega al DAP, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e, incidentalmente, anche coinquilino di Donzelli.

Cameratismo, insomma.

Che, però, mette nei guai entrambi: il primo perché vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare di vigilanza sull’attività dei servizi segreti), dal quale si chiedono già le dimissioni, ed il secondo perché avverte già in lontananza l’ira funesta di Nordio imbestialito.

Un bel guaio. E questo sempre perché “un bel tacer non fu mai scritto”.

Un guaio politico, in primo luogo, perché apre delle crepe nella maggioranza e, più ancora, in Fratelli d’Italia. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e storico uomo della destra romana, ha definito Donzelli un “analfabeta istituzionale”.

Anche qui un passo indietro per comprendere meglio i rapporti: Rampelli è stato da poco esautorato dal suo ruolo di partito su Roma (per via di inezie in vista delle elezioni regionali) e Giorgia ha piazzato proprio Donzelli – “l’analfabeta” – come commissario straordinario.

L’aspra lotta per il potere.

La chiusura, però, non può che riguardare i fatti di sostanza: il 41bis, l’ergastolo ostativo, le condizioni di vita nelle carceri, lo stato di diritto.

41bis e ergastolo ostativo sono due cose diverse: il primo attiene al come un detenuto debba vivere la carcerazione (è definito “duro” proprio perché limita i contatti con l’esterno e le occasioni di socializzazione); il secondo attiene alla possibilità, in questo caso resa impossibile, di godere di sconti di pena, libertà condizionale e permessi premio.

In entrambi i casi, forse, le attuali previsioni sono troppo rigide: il 41bis, oggi, può essere applicato anche a reati quali la pedopornografia e la violenza sessuale di gruppo. Reati odiosi, odiosissimi. La ratio del 41bis, però, non è punire più pesantemente chi si è macchiato di determinati reati ma quello di evitare indebite influenze, comunicazioni, informazioni trasmesse all’esterno. Si fonda, dunque, sulla presenza di una “associazione”, su una condivisione di intenti e di cause.

Allo stesso modo, ci si può chiedere se un’organizzazione orizzontale e non gerarchica, come quella anarchica, possa rientrare in questa logica. In molti rispondono di no.

Dunque, che fare con Cospito? Lo Stato non può certamente cedere dinanzi alle minacce e alle aggressioni ma, allo stesso tempo, non può spettacolarizzare le condizioni di un carcerato. Ne va della nostra dignità come Paese, oltre che del rispetto dello stato di diritto.

 

 

 

Immagine Pixabay Licence

Pierre De Filippo Pierre De Filippo

Pierre De Filippo