Chi era Gorbaciov, l’uomo della Perestroika
di Giuseppe Esposito-
Ieri la TASS ha battuto la notizia della morte di Gorbaciov, avvenuta in una clinica di Mosca, dopo una grave e lunga malattia. Con lui se ne è andata una pagina di storia del mondo.
Michail Sergeevic Gorbaciov aveva 91 anni, essendo nato nel 1931, in una famiglia di agricoltori nel paesino di Privolnoie, in provincia di Stavropol, nella Russia sudoccidentale. Nel 1955 si laureò in legge presso l’Università Lamonosov di Mosca. In quegli anni conobbe, ad una festa presso la casa dello studente, Raissa Maksimovna, che diventerà poi sua moglie. Un matrimonio durato tutta la vita e finito solo con la morte di Raissa nel 1999.
La carriera politica di Gorbaciov comincia nel 1970 quando, all’età di 39 anni, diventa segretario del partito a Stavropol. Nel 1979, a 48 anni, entra nel Comitato Centrale del partito ed è il più giovane membro di sempre in seno a quel consesso, la cui età media era così elevata da far parlare di gerontocrazia sovietica.
In breve si guadagna la fiducia di Jurij Andropov, segretario generale che vede in lui l’uomo giusto per guidare l’URSS.
Nel 1984 eccolo diventare segretario generale del PCUS, subentrando al vecchio Andropov, suo mentore.
In occasione del 27° Congresso del Partito, nello stesso anno, enuncia dalla tribuna del Congresso quelli che saranno i pilastri della sua azione politica. Ossia la glasnost (trasparenza), la perestroika (ristrutturazione) e demokratisatsya e uskoreye (accelerazione).
Erano, secondo lui, gli strumenti necessari per trarre fuori il Paese dall’isolamento economico e politico in cui l’URSS era venuta a trovarsi e a causa del quale rischiava di crollare e scomparire dalla scena del mondo.
Al fine di porre rimedio alla stagnazione dell’economia nazionale, Gorbaciov cercò di rinnovare la classe politica, di rendere l’informazione più trasparente e libera.
Prese ad incontrare i leader dei principali Paesi occidentali tra cui Margareth Tatcher, alfiere di una visione economica e politica agli antipodi del comunismo. Incontrò poi i presidenti americani Reagan per primo e Bush senior poi, col quale firmò il famoso trattato di non proliferazione nucleare. Cominciò ad essere molto apprezzato dall’occidente e tutti i mezzi di comunicazione gli affibbiarono il nomignolo, in fondo affettuoso, di Gorby. Ciò che, visivamente, lo rendeva riconoscibile era la strana voglia che spiccava sul suo capo calvo.
In politica interna Gorbaciov cercò di modificare la costituzione vigente a favore di un sistema in cui il presidente non fosse più eletto dal presidente del PCUS ma dall’Assemblea.
Nel 1990 si tennero le prime elezioni, per così dire libere e Gorbaciov fu eletto presidente dell’URSS.
Grazie alle sue iniziative in politica estera, il mondo aveva preso a cambiare e nel novembre 1989 il muro di Berlino fu abbattuto. Fu il primo presidente sovietico a recarsi in Vaticano per incontrare il papa di allora, cioè l’altra figura importante per la caduta del comunismo, ossia papa Carol Vojtila, Giovanni Paolo II. Un papa assai politico ed oggi prematuramente santificato.
In riconoscimento della sua opera a favore del miglioramento delle relazioni internazionali, fu insignito il 15 ottobre 1989 del Premio Nobel per la Pace. Ma quello non fu il solo riconoscimento che ottenne. L’elenco è lungo ma ci limiteremo a ricordare quelli più importanti:Commendatore dell’Ordine delle Arti (Francia) 1997.,Classe Speciale di Gran Croce al Merito (Germania) 199, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Libertà (Portogallo) 1989, Premio Principe delle Asturie (Spagna) 1989, Medaglia Otto Hahn per la Pace, Premio Quattro Libertà (USA) 1992, Ronald Reagan Freedom Award (USA) 1992, Philadelphia Liberty Medal (USA) 2008,Medaglia Preidenziale delle Lbertà (USA) 2008 e numerosissimi altri riconoscimenti.
Nel 1991,alla vigilia della firma del trattato che avrebbe trasformato l’URSS in una Comunità di Stati Indipendenti e mentre Gorbaciov è in vacanza in Crimea, un gruppo di esponenti del governo, contrari ai cambiamenti introdotti dal presidente, tentano un colpo di stato. La ribellione fallisce, ma il Paese è oramai allo sbando e si dissolve. Russia, Bielorussia ed Ucraina dichiarano la loro indipendenza e si staccano dagli altri Paesi. Il 25 dicembre del 1991 Gorbaciov si dimette e dichiara decaduto il suo ufficio. Con esso scompare dalla scena del mondo la Vecchia Unione Sovietica.
Ricordando i giorni entusiasmanti della sua azione politica, Gorbaciov ebbe a dire:
“Avrei dovuto introdurre prima l’economia di mercato. Legarmi di più ai democratici. Ma ricordate cosa era la Russia prima di me? Si beveva un mare di vodka negli anniversari dell’Ottobre e ci si ripeteva: Andrà tutto bene. Ma il paese languiva e taceva. A chi è lungimirante capita spesso di esser preso per eretico. Per fortuna non ci sono più i roghi. Ed accomi qui.”
Povero Gorbaciov, morto quando al Cremlino vi è un personaggio assai diverso da lui e che sta forse spingendo la Russia, nuovamente, verso la dissoluzione. Chissà, tuttavia, se prima di morire Gorby si sia reso conto che quel libero mercato, che a lui appariva come la salvezza per il suo Paese, ha a tutt’oggi dimostrato la sua insita perversione diventando la causa principale degli squilibri e delle ingiustizie sempre crescenti che stanno spingendo il mondo intero verso il rischio concreto di un generale olocausto. Se non ne ha avuto coscienza sarà morto sereno. Una seconda e più profonda delusione sarebbe stata per lui eccessiva ed avrebbe alimentato la consapevolezza di un fallimento. Che riposi in pace. Sebbene controverso, è stato un uomo degno di ammirazione.
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