Il «Piano Salvini». Parla Capuano.
di Pierre De Filippo-
Alla fine ha parlato ed ha finalmente ammesso che sì, l’incontro tra Matteo Salvini, il Capitano della Lega, e Sergey Razov, ambasciatore russo in Italia, si è tenuto davvero il 19 maggio.
Lui è Antonio Capuano e come nella migliore tradizione italica è un personaggio oscuro, di cui si sa poco o nulla, un faccendiere diventato improvvisamente superconsulente del segretario del Carroccio per la guerra in Ucraina.
Cinquant’anni, campano, avvocato, ex parlamentare di Forza Italia, Capuano vanta legami con parecchie ambasciate mediorientali con le quali intratterrebbe relazioni lavorative.
Anche con quella russa? “Non posso dirlo per riservatezza…”.
Sta di fatto che, se Salvini negli ultimi giorni ha pensato di potersi fare mediatore di pace, immaginando anche di volare a Mosca è stato proprio su suggerimento di Antonio Capuano.
Ma torniamo all’incontro del 19 maggio, quello uscito sui giornali solo recentemente.
“I russi hanno capito che Salvini voleva spendersi davvero. E lo hanno invitato a fare altri passi”, dice Capuano, intervistato da Cesare Zappieri del Corriere.
Il suo interlocutore è stato “l’ambasciatore Razov. Il segretario ha spiegato il suo progetto in quattro punto. Dall’altra parte è arrivata un’apertura di credito”.
Quali i quattro punti del «Piano Salvini»?
- Individuazione di una località per intavolare i negoziati;
- Ruolo di garanzia di Italia, Francia e Germania;
- Cessate il fuoco;
- Viaggio di una altissima personalità nei luoghi del conflitto;
Che Salvini stia pensando da tempo che la “altissima personalità” da spedire nel Donbass sia il Papa è storia nota. “Non a caso”, dice Capuano, “c’è stata un’udienza in Vaticano”.
Ma gli incontri tra Salvini e Razov, con Capuano sempre a fare da mediatore, sarebbero stati più di uno. Il primo sarebbe avvenuto a Roma il 1° marzo, ad una cena a Villa Abamelek, l’ambasciata russa nella Capitale.
Capuano ha smentito ma dal Cremlino romano hanno confermato.
Palazzo Chigi è caduto dalle nuvole: “Non sappiamo nulla dell’incontro. Sarebbe grave perché avvenuto dopo l’invasione dell’Ucraina”.
Ed è qui che la partita si amplia, perché così facendo, Salvini ha pestato i piedi alla diplomazia ufficiale, quella legittimata condotta dal governo e dal Ministro degli Esteri, dichiarato difensore delle sorti ucraine.
In conferenza stampa, anche il Premier Draghi, seppur con la solita garbatezza, ha mostrato i chiari segni dell’imbarazzo: “…non voglio entrare nei rapporti che queste persone di governo possono avere. L’importante è che siano trasparenti”.
Sta di fatto che il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica, guidato – come sempre accade – da un esponente dell’opposizione, il meloniano Adolfo Urso, ha aperto un’inchiesta su Capuano e sull’accaduto.
“Io sono pronto a spiegare. Non c’è nulla di segreto” ha detto ancora Capuano.
Che quella dell’accoppiata Salvini/Capuano sia una mossa propagandistica non c’è dubbio; forse non organizzata benissimo, forse non blindata. Il segreto sugli incontri a cosa va attribuito? Alla consapevolezza della loro inopportunità o alla volontà di uscirne unici trionfatori?
Il ruolo immaginato per il Papa è solo simbolico o fa il gioco di chi si fa immortalare con rosari e crocifissi?
Pare, però, che questa volta al Capitano sia andato corto il disegno: il suo piano non è perso così illuminante, la controparte russa è stata vaga sull’importanza degli incontri, il governo s’è risentito e, cosa forse più pericolosa, i governisti della Lega – da Giorgetti a Zaia – hanno storto il naso.
Foschia in Val Padana.
