Maurizio De Giovanni, Salerno e la Salernitana
Continua a far parlare la decisione di Maurizio De Giovanni di non voler più presentare il suo libro a Salerno, a seguito delle reazioni avvenute dopo la partita dell’Olimpico del 10 aprile disputata fra Roma e Salernitana.
I tifosi granata non hanno accolto di buon grado cori e striscioni partiti dagli ultrà giallorossi che li hanno associati ai napoletani, manifestando, così, apertamente l’odio contro la città capoluogo, augurando le peggiori sciagure ai Partenopei.
Il commento di De Giovanni, a seguito dell’evento, non si fatto attendere, lui che è infinitamente innamorato della sua città, non sopporta tanto odio. Molti post sul web, chi supporta i tifosi granata, chi incita addirittura lo scrittore a starsene a casa.
Diverse le critiche e post campanilistici, c’è chi scrive che Salerno è stata Capitale d’Italia, che qui nel Medioevo è nata la prima scuola medica d’Europa, a voler, ancora una volta sottolineare la competizione con Napoli. Tutto questo ha portato lo scrittore napoletano ad annullare la presentazione del suo libro prevista per maggio a Salerno.
Se le critiche sono fioccate come neve, come miglior tradizione del web vuole, in città c’è anche chi sostiene De Giovanni, chiedendogli, però, di lasciare i cori da stadio fuori da tutto il resto.
La giornalista salernitana Valeria Saggese, nota nell’ambiente culturale, gli scrive una lettera aperta, già ripresa in parte su altre testate: Qui riportiamo l’integrale:
Caro Maurizio,
ti scrivo a nome mio e a nome di molti Salernitani. Ti scrivo in qualità di amica, giornalista e come persona che ogni giorno si sveglia per promuovere cultura e far sì che questa sia strumento di unione. Come la musica, la letteratura e l’arte in ogni sua forma, anche lo sport insegna ai nostri figli quanto l’individualismo sia poca cosa.
Troppo spesso, nelle curve degli stadi, gli -sfottò- folcloristici, che dovrebbero solo far colore, diventano reale odio, violenza e il microcosmo della società peggiore che ogni giorno ci troviamo a vivere. Lungi da me e dalla maggior parte dei miei concittadini augurare il male al popolo napoletano e a Napoli, di cui mi sento e ci sentiamo parte. Molti Salernitani pensano all’unione, a creare ponti. Lavorano ogni giorno per una Salerno aperta al mondo, i nostri porti rappresentano questo. L’accoglienza, il confronto, il viaggio. Conosco la tua fede di appartenenza calcistica e il tuo istinto da tifoso, ma il calcio dovrebbe restare solo un momento di divertimento. Ti chiedo di non associare Salerno e noi cittadini a un piccolo gruppo di persone che ignora tutto questo, che ignora la bellezza, la fratellanza oltre ogni colore. Se la tua decisione di non venire più qui persiste, indirettamente farai questo, anche se so che non la pensi così. Non creiamo ulteriori barriere, in particolare in questo momento storico così difficile. Chi si occupa di cultura ha il dovere di unire sempre, anche quando l’istinto campanilistico prende il sopravvento per comprensibile difesa. Chi si occupa di cultura dovrebbe aprire le braccia. Ti aspettiamo a Salerno.
Con stima e amicizia
Valeria
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