Prove di accordo

-di Pierre De Filippo-

È una giornata importante quella che si chiude oggi su Kiev, Mosca e sul mondo intero che, speranzoso, segue di ora in ora l’evolversi del conflitto.

Nella notte si inizia da Odessa, terza città ucraina e, soprattutto, importante porto commerciale; i russi arrivano via mare e lanciano razzi che colpiscono le postazioni di forze armate. Poi le sirene hanno iniziato a suonare e su Odessa è calato il deserto.

Anche Mariupol – l’ormai famosa Mariupol – ha subito la stessa sorte: attaccata dal mare d’Azov. “I primi missili” spiega il consigliere del Sindaco, “sono stati lanciati da una nave verso la città” e la cosa più grave è che l’ospedale è ancora nelle mani dei russi, che impediscono ai medici di curare i pazienti ucraini.

E poi a Kiev è stato colpito un palazzo di dodici piani che non ha, fortunatamente, registrato vittime. Solo feriti e sfollati.

Ma le infrastrutture civili rimangono il principale centro di interesse per i russi: nei paraggi di “Zaporizzia” sono stati colpiti la stazione ferroviaria ed un giardino botanico. L’intento sarebbe, quindi, sempre lo stesso: colpire i civili per svilire le forze, soprattutto morali, della nazione.

A riportare la notizia è la vice premier ucraina Iryna Vereshchuk, secondo la quale la Russia starebbe violando il coprifuoco, sparando su autobus, insediamenti e punti di evacuazione, mentre a Chernihiv sarebbero stati uccisi dieci civili che erano in fila per il pane.

Queste le notizie sul versante interno. Su quello internazionale e diplomatico le notizie sono altrettanto importanti: la Polonia – che conferma il suo secolare odio per la Russia – invoca una “missione di pace della Nato”, missione che, aggiunge il leader di estrema destra e vicepremier Kaczynski, “non può essere disarmata…”. Con tutto ciò che ne consegue.

Da Berlino hanno già risposto che la cosa è infattibile.

Ma la NATO ha comunque risposto, facendo sapere che “la NATO ha risposto in modo unitario con sanzioni severe, con un importante sostegno militare, finanziario e umanitario all’Ucraina, e rafforzando la propria difesa collettiva…”.

Di rimando, Lavrov risponde essenzialmente che dopo questa guerra nulla sarà più come prime, che nascerà un nuovo ordine mondiale”. Che può voler dire tutto e niente.

Però qualcosa dai negoziati di pace forse inizia ad emergere: ieri, le parole di Zelensky – “sappiamo che non entreremo nella Nato” – qualcosa hanno mosso, soprattutto nella consapevolezza occidentale di poter avere affianco un alleato razionale e lucido.

Si profila, quindi, la possibilità di un’ Ucraina neutrale sul modello di Svezia e Austria. Un Paese demilitarizzato ma con un proprio esercito ed una propria marina militare, che garantirebbe alla Russia di non avere al proprio confine un “nemico”.

E sul punto – che pare essere quello più dirimente – è stato chiaro anche Boris Johnson, il più duro tra i detrattori di Putin: “l’Ucraina non ha prospettive di entrata nella Nato… a breve”. Uno spiraglio aperto ma non ora, non nell’immediato. Della serie “del doman…”.

E anche il Cremlino non chiude la porta a quello che viene definito un “accordo di compromesso”. “Si tratta di una opzione” – dice il portavoce Dimitry Peskov – “che viene discussa ora e che può essere considerata un compromesso”.

“L’obiettivo della Russia”, ha detto Putin “non è quello di occupare l’Ucraina”. E da qui bisogna ripartire. Secondo il Financial Times, si starebbe predisponendo una bozza d’accordo in quindici punti.

Ma la sintesi, come sta accadendo sovente in questi giorni, la fa Luigi Di Maio, col realismo del solito democristiano irpino quale è: “oggi il ministro turco è a Mosca, Macron è impegnato a nome di tutti i Paesi europei, dobbiamo portare Putin ad accettare un accordo al tavolo. Neutralità? Zelensky sulla neutralità dell’Ucraina e sul Donbass aveva già aperto una settimana fa ma è la Russia che ogni volta inventa motivazioni per sottrarsi alla chiusura dell’accordo”.

 

https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0

 

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