Ancora guerra, tra negoziati inconcludenti e fosse comuni
di Pierre De Filippo-
Inizia una ventina di minuti prima delle 10 l’incontro tra Sergej Lavrov, Ministro degli Esteri del Cremlino, ed il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba. L’hotel che li ospita è il Regnum Carya di Antalya in Turchia e a fare i favori di casa c’è il capo della diplomazia di Ankara Mevlut Cavusoglu.
Quando un incontro è di questo tipo, con tutto ciò che succede in territorio ucraino tra bombe che esplodono, ospedali attaccati, centrali nucleari minacciate e morti, tanti morti, non è mai buon segno. Dura, infatti, poco più di un’ora, dopo la quale i due ministri parlano ai giornalisti – ma sarebbe più corretto dire al mondo – in due conferenze stampa separate.
“Nell’incontro” dice Kuleba “abbiamo affrontato la questione del cessate il fuoco di 24 ore per risolvere la maggior parte delle questioni urgenti dal punto di vista umanitario. Non abbiamo fatto progressi, sembra che ci siano altre persone che decidono su questo in Russia”.
Lavrov non ha usato mezzi termini: in Ucraina non si sta verificando un’invasione e, rispetto al bombardamento all’ospedale pediatrico, s’è difeso così: “tre giorni fa abbiamo dimostrato che l’ospedale era stato sgomberato ed era divenuto una base militare”.
Questa notizia l’ha rilanciata anche l’Ambasciata russa in Italia ed è palesemente falsa: quello era un ospedale funzionante dal quale sono state portate fuori e salvate donne incinte.
Nel frattempo, le bombe continuano a cadere copiose su Kiev, Sumy è stata colpita questa notte da un raid aereo che ha provocato la morte di un tredicenne e di due donne, quattro sono invece i morti a Kharkiv, tra cui due bambini, nel crollo di un edificio residenziale.
A Mariupol, ormai tristemente nota, sarebbero oltre mille i civili morti dall’inizio delle ostilità. Molti dei quali sono stati avvolti in sacchi di plastica neri come la pece e come la morte e sono stati seppelliti in umide fosse comuni. Senza un nome, senza un simbolo, senza un perché.
Com’è cambiata la nostra vita in questi due anni: da che eravamo costretti a cremare i nostri morti perché i camposanti erano ormai stracolmi per le vittime che mieteva la pandemia, alle fosse comuni che credevamo solo un lontano ricordo.
“Davvero non riusciamo a calcolare quanti morti abbiamo. Non siamo nemmeno in grado di contare quante persone sulla strada siano state uccise da bombardamenti e colpi d’artiglieria” ha riferito il vicesindaco Sergei Orlov.
Poi ci sono le voci dei protagonisti, i due principali. In un tweet, Volodymyr Zelensky annuncia di aver chiacchierato con Olaf Scholz e di aver nuovamente insistito affinché l’Ucraina possa entrare a far parte della Ue: “Con il cancelliere Scholz abbiamo discusso di negoziati di pace. Ho sottolineato l’importanza di aumentare il sostegno difensivo per l’Ucraina e la pressione delle sanzioni sulla Russia. Ho ribadito la questione dell’adesione Ue…”.
“Abbiamo difeso”, aggiunge in conferenza stampa, “il nostro Stato per il 15esimo giorno consecutivo. Abbiamo resistito, l’esercito ucraino sta respingendo attacchi in aree chiave. Grazie ai nostri miliari […]. Non siamo diventati schiavi. E non lo faremo mai”.
Dopo ha parlato lui, il grande imputato in questo tribunale mondiale che è l’opinione pubblica, Vladimir Putin. “La Russia sta mantenendo tutti i suoi impegni relativi alle esportazioni energetiche, comprese quelle attraverso l’Ucraina”. È vero. Ma perché le principali banche che si preoccupano di incassare queste importanti entrate non sono state escluse dal sistema Swift.
Ha poi aggiunto: “la responsabilità della crisi è dell’Occidente. Le sanzioni alla Russia potrebbero provocare un ulteriore aumento dei prezzi. Se continuano [gli occidentali] a creare problemi con i finanziamenti, le assicurazioni, la logistica, la consegna dei nostri prodotti, allora i prezzi, che sono già esorbitanti, cresceranno ancora”.
Una neanche tanto velata minaccia su un tema che sa essere molto scottante.
I leader europei rimangono tanto uniti quanto pessimisti. “Continueremo a chiedere a Putin lo stop delle bombe sui civili” dice Draghi ma per Macron “non vedo soluzioni, sono pessimista”.
Lo saremmo tutti ma cerchiamo di fare in modo che questo pessimismo non si trasformi in disfattismo.
