Guerra giorno sette: le notizie della sera
di Pierre De Filippo-
Siamo già giunti al settimo giorno di guerra: è una settimana che in Ucraina si combatte; meglio, è una settimana che l’indipendente e sovrano suolo ucraino è stato illegittimamente invaso dall’esercito russo spedito dal suo zar, Vladimir Putin.
E sul campo si continua a combattere. “I missili russi hanno di nuovo colpito Kharkiv”, a renderlo noto sono media ucraini. Quella su Kharkiv, della cui importanza economica si è parlato nel precedente articolo, è una vera strategia: dopo i palazzi governativi e l’università, nel pomeriggio è stato colpito il Palazzo del Lavoro. Una pianificata volontà di ridurre questa città che è uno snodo cruciale allo stremo.
E le stesse notizie arrivano anche dall’altro polo geostrategico di Mariupol. Il sindaco, che ha parlato sempre a mezzo social, è stato chiaro: la città, sotto assedio, “è priva di forniture d’acqua” e che quello che si sta perpetrando è un “massacro continuo”. I russi “hanno fatto di tutto per bloccare le vie d’uscita da parte dei civili, stanno bombardando senza sosta da un’ora. Le bombe non smettono di cadere”.
Le vittime, riporta il vicesindaco, non si contano.
A Kherson, invece, le notizie sono più positive: a dispetto di quanto si era detto nelle scorse ore – non è un caso che sono stati chiamati i cosiddetti fact checkers, i giornalisti “verificatori di fatti” – la città non è nelle mani russe ma, come dice il sindaco, “è ancora in mano ucraina”.
Intanto, i rapporti diplomatici tra Russia ed Europa si fanno sempre più difficili: se non è escluso, come ha dichiarato l’ambasciatore russo a Londra Andrey Kelin, che i rapporti tra i due Paesi possano essere del tutto interrotti, anche con la Germania la situazione non è rosea.
Lavrov è intervenuto per contestare la scelta di Berlino di bloccare la realizzazione del gasdotto Nord Stream. “La decisione della Germania di bloccare il Nord Stream è inaccettabile e porterà danni irreparabili nel rapporto tra Russia e Germania”.
Ieri sera, Di Maio ha definito Putin “un animale”. Certo non un complimento. La nostra diplomazia è spesso fatta di epiteti, come nelle piazze.
Alle 18 è, però, anche l’Assemblea generale dell’ONU che condanna l’invasione dell’Ucraina: sono 141 i voti favorevoli, 5 i contrari – Russia, Bielorussia, Siria, Corea del Nord ed Eritrea, non propriamente delle democrazie riuscite – e 35 gli astenuti.
La comunità internazionale condanna, si dice in questi casi.
Dopo l’esempio ucraino, anche la Georgia nel pomeriggio ha fatto richiesta di ingresso dell’Unione europea. Un effetto domino facilmente immaginabile che, però, pone seri problemi. Sono democrazie mature, sono democrazie sufficientemente mature da poter vivere in condominio con altri? Qualcuno potrà obiettare che nemmeno Polonia e Ungheria lo sono del tutto. Ma il regresso lo si è avuto col tempo. In questo caso, poi, equivarrebbe a fare un affronto chiaro e pacifico a Mosca e, soprattutto, imporrebbe all’Ue di intervenire se uno dei Paesi venisse aggredito.
Certo è che nel lungo periodo sono ragionamenti da fare.
Poi ci sono sette banche russe colpite dalle sanzioni ed uscite dal sistema Swift. È la Gazzetta ufficiale dell’Ue ad annunciare l’elenco. I nomi sono impronunciabili ma si spera che le ricadute per i cittadini non siano troppo drastiche. Si parla del 25% del sistema bancario russo e, affermano fonti europee, si può arrivare a colpirne l’80%.
In conclusione, i negoziati: si sapeva che sarebbero iniziati oggi, vi era la certezza che non sarebbe stato così. Riprenderanno domani nella foresta di Belovezhskaya Pushcha, nella regione di Brest in Bielorussia, proprio lì dove ormai trentun anni fa, nel 1991, fu decretata la fine dell’Unione Sovietica in quello che viene ricordato come Accordo di Minsk.
Corsi e ricorsi storici. Speriamo che, anche in questo caso, si raggiunga un accordo.
