La storia dell’orologio: dalla meridiana a oggetto di design e moda
“Un uomo che osa sprecare un’ora di tempo, non ha scoperto il valore della vita” (Charles Darwin)“Per quanto la vita sia breve, noi la rendiamo ancora più breve sprecando allegramente il nostro tempo” (Victor Hugo)“Devo liberarmi del tempo e vivere il presente, giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante” (Alda Merini)“Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto” (Seneca).
Scrittori, filosofi, poeti, scienziati, in tanti si sono occupati del tempo, un’astrazione che per millenni ha affascinato e ossessionato generazioni di pensatori. Strumento di misurazione e definizione del tempo, l’orologio, oggi indispensabile accessorio del nostro vivere quotidiano, del nostro lavoro, del nostro outfit, elemento anche di moda e design, è il frutto di una lunga evoluzione che dura da secoli.

Il primo rudimentale segnatempo della storia è la meridiana, già in uso nell’antico Egitto più di 3000 anni fa che consisteva, inizialmente, in un semplice paletto conficcato nel terreno che, grazie alla sua ombra proiettata, segnava l’avanzare del tempo, in base al movimento solare. Perfezionata nei secoli, la stessa fu trasferita sui muri degli edifici e utilizzata anche nell’antica Roma e dopo la sua caduta. La si ritrova oggi in numerosi centri storici di tante città d’Europa, sui muri dei palazzi ma anche delle chiese o nei luoghi dove più facilmente poteva essere utilizzata. Sempre degli antichi egizi è l’ideazione di una sorta di clessidra ad acqua con la quale misurare il tempo attraverso la percolazione del liquido all’interno di un recipiente, sostituita successivamente dalla più conosciuta clessidra a sabbia costituita da una struttura a doppio cono in cui la sabbia passa da un cono e l’altro attraverso il punto più stretto, evidenziando il trascorrere del tempo. Intorno al 15 a.C., Marco Vitruvio Pollione, all’interno del suo trattato “De Architectura” (al libro IX capo VIII), disquisiva anch’egli di astronomia, orologi solari e ad acqua, ma solo più di mille anni dopo e precisamente nel 1364 si assiste alla realizzazione di uno dei primi orologi meccanici, su progetto del tedesco Henri de Vick incaricato da Carlo V di Francia.


Posizionato sulla torre del Palais de la Cité, l’orologio è in ferro costituito da una serie di ingranaggi che si muovevano grazie all’azione di alcuni pesi legati ad un cavo arrotolato attorno ad un tamburo che srotolandosi attivava il meccanismo di misurazione del tempo. In Italia, invece, ritroviamo il primo orologio meccanico della storia, di poco antecedente a quello parigino, posto sulla Torre dell’Orologio in Piazza dei Signori a Padova.

L’orologio meccanico astrologico costituito dall’elegante quadrante a forma circolare, venne realizzato nel 1344 da Jacopo Dondi da Chioggia, ricostruito fedelmente nel 1437 da Matteo Novello e Giovanni e Gian Pietro delle Caldiere. Il meccanismo, particolarmente ingombrante, alloggiava all’interno di tutto il terzo piano della torre. Nel XVI secolo l’orologiaio tedesco Peter Henlein realizzò il primo orologio a molla in cui la carica del meccanismo era attribuita a un nastro di acciaio arrotolato attorno a un asse.

Ma è con l’orologio a pendolo (che poteva essere anche da tavolo) che compaiono i primi meccanismi di maggiore precisione. Grazie al supporto degli studi sul pendolo di Galileo, l’astronomo, fisico e matematico olandese Christiaan Huygens, nel 1656 ottenne il brevetto del primo orologio a pendolo, per poi brevettare 19 anni dopo, il primo orologio da tasca. Sempre della fine del XVII secolo è il passaggio rivoluzionario dal meccanismo del pendolo (moto alternato) a quello della corona (moto rotatorio) che comporterà un sempre maggiore perfezionamento nei sistemi di orologeria.

Il primo orologio da polso della storia fu commissionato dalla regina di Napoli Carolina Murat nel 1810 al maestro Abraham-Louis Breguet. Del “segnatempo” con cinturino, consegnato alla nobildonna 2 anni dopo e andato purtroppo perduto, resta tuttavia una descrizione ben dettagliata dalla quale sappiamo che aveva un quadrante in argento a forma oblunga, che conteneva le fasi lunari e che il cinturino era costituito da capelli e fili d’oro per legare al polso l’innovativo orologio.

Un altro orologio da polso, esposto al Museo Patek Philippe a Ginevra in Svizzera, fu realizzato nel 1868 dall’omonimo orologiaio per la Contessa Koscowicz d’Ungheria: un bracciale gioiello rigido in oro giallo, caratterizzato da alcuni decori in diamanti e smalti al centro. La particolarità di tale bracciale è che esso, una volta aperto, svela un piccolo orologio a quadrante circolare e con numeri romani. Inizialmente pensato solo per le donne, proprio per la sua particolare comodità, l’accessorio da polso fu adottato anche dagli uomini. Sempre più frequentemente utilizzati, essi presero gradualmente il posto di quelli da taschino, soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, allorché la loro particolare praticità li rese fondamentali durante le operazioni militari permettendo ai soldati di coordinare al meglio la tempistica dell’artiglieria o la fanteria. Sempre all’inizio del XX secolo, inoltre, l’orologio da essenziale segnatempo diventa vero e proprio oggetto di studio per il “design”.

Tra gli innumerevoli elementi di arredo prodotti all’interno della fabbrica AEG, il designer artista e architetto tedesco Peter Behrens nel 1910 realizza un primo orologio da parete. Fondatore della Deutscher Werkbund organizzazione che lega i principi del movimento inglese Arts&Crafts con le idee progettuali più moderniste, grazie all’innovativo orologio (alimentato a corrente alternata e realizzato in ottone e vetro), egli si allontana dai decori tipici dell’Art Nouveau aprendosi a una progettualità molto più sobria e semplice. Passata l’era dell’orologio da tasca, ci si focalizza molto su quelli da polso e su altri da tavolo o parete nati dall’estro di numerosi designer che si sono susseguiti nel corso di tutto il XX secolo.

Poco dopo la Seconda Guerra Mondiale (1947) si affacciano sul mercato i primi segnatempo con lancette senza numeri e senza quadrante dove le lancette poggiano su un supporto stellato: sono gli orologi Sumburst nati dall’estro del designer statunitense George Nelson e creati per la Vitra. Con tale segnatempo il progettista rivoluziona particolarmente la forma classica dell’orologio diventando anche originale elemento decorativo.

Tra gli anni ’50 e ’60 assistiamo a una esplosione di creatività da parte dei designer come, ad esempio, i fratelli Piergiacomo e Achille Castiglioni che realizzano nel 1965 per l’azienda Alessi un orologio da parete in plastica ABS (innovativo e originale materiale da poco utilizzato). L’orologio denominato “Firenze” disegnato in occasione di una esposizione a palazzo Strozzi a Firenze, presenta un riquadro circolare a numeri romani. Dello stesso anno è un piccolo orologio elettromeccanico realizzato per l’azienda Solari dall’architetto e designer italiano Gino Valle.

Denominato “Cifra 3” è un elegante e sobrio elemento di arredo, segnatempo da tavolo, caratterizzato da un meccanismo a rulli composto da 40 listelli sui quali sono stampati i numeri, esposto anche al Museum of Modern Art di New York. Ancora tutt’ora moderno (sebbene il progetto risalga a 56 anni prima), è perfetta sintesi tra tecnologia e disegno creativo. Negli ultimi decenni l’orologio da polso da semplice segnatempo raggiunge una spiccata valenza stilistica, trasformandosi in un vero e proprio status symbol in cui la creatività artistica di numerose aziende si associa alla tecnologia sempre più avanzata e raffinata con l’utilizzo dei più disparati materiali, dalla platica, al metallo, dall’acciaio al più recente e resistente super titanio, fino ad arrivare al legno o al marmo. Il tutto accompagnato dalla tecnologia applicata, sempre più avanzata, come l’ultima stravagante idea degli “smartwatch” o orologi intelligenti: piccoli computer da polso che includono anche fotocamere, cellulare, schermo tattile, navigazione GPS, cardiofrequenzimetro e tanto altro.

