Maneskin, l’invidia che non ti aspetti
Correva l’anno 1974 quando un gruppo italiano di rock progressive pubblicava Live in USA per l’etichetta Numero Uno. Fu il primo album registrato dal vivo (negli Stati Uniti) della Premiata Forneria Marconi, la formazione più importante e creativa di quegli anni, parlo della metà degli anni Settanta del secolo scorso, che ha scritto pagine indimenticabili di storia del rock made in Italy.
Eravamo giovani e tanto appassionati di un genere musicale ricercato e sofisticato, reso famoso da gruppi d’oltreoceano del calibro dei Genesis di Peter Gabriel e dei King Crimson di Robert Fripp, solo per citare alcune delle band anglosassoni che ancora oggi sono più che presenti nella nostra memoria e nelle nostre orecchie.
In Italia il movimento rock progressivo era molto vivace e gruppi come la PFM e il Banco di mutuo Soccorso erano tra i più famosi. I loro dischi ancora oggi, a distanza di quasi cinquanta anni, sono molto apprezzati dagli appassionati del genere. Ricordo ancora l’entusiasmo con il quale si leggevano e si commentavano gli articoli e le interviste che la stampa specializzata pubblicava su questi gruppi.
Quando cominciarono a girare le notizie delle loro prime tournée all’estero, tutti i fan iniziarono a pensare che la musica di queste band era diventata adulta e il confronto con gruppi considerati fino a qual momento irraggiungibili, per fama e bravura, era diventata una cosa normale. La conferma fu proprio quel disco della PFM, Live in Usa, le cui tracce furono selezionate da due concenti americani di cui uno fatto nel famoso Central Park di New York. Ne fummo tutti molto orgogliosi.
Da allora sono passati quarantasette anni e finalmente un altro gruppo rock (sarebbe più corretto dire glam rock), giovane e pieno di entusiasmo, sta nuovamente calcando i palcoscenici americani e del resto del mondo, riscuotendo molto successo e riportando la musica italiana a livelli che avevamo, di fatto, dimenticato. Sto parlando ovviamente dei Maneskin.
Personalmente non ho alcun interesse per la loro musica ma non disprezzo questi quattro ragazzi. Anzi auguro loro tanta fortuna.
Non trovo interessante quello che suonano perché non sono più giovane e ho già visto e sentito molte cose e sono nella condizione di affermare che nulla di questi ragazzi (tanto della loro musica quanto degli atteggiamenti) mi sorprende (ancor meno i loro abiti se pensiamo a David Bowie per esempio) perché è tutta una replica di cose già fatte, già viste, già sentite e risentite.
I loro coetanei però no, tutto questo non lo hanno vissuto e i più fortunati o curiosi, al massimo, ne hanno appreso qualcosa dalla rete.
Pensiamo per un momento a questa generazione, coetanea dei Maneskin. E’ una generazione che ascolta il Rap e la Trap e crede di saper fare musica semplicemente mettendo insieme delle tracce campionate sul proprio notebook. Si intuisce facilmente che proporre del “vecchio” rock, peraltro palesemente apprezzato, ha del miracoloso e mi viene da dire che “il rock non è morto”, anzi sta conoscendo una nuova giovinezza.
Eppure, al grande successo si contrappone anche tanta diffidenza e rancore che personalmente trovo odiosi e insopportabili.
Sì, questi ragazzi hanno aperto un concerto dei Rolling Stones e vinto come miglior rock band gli MTV Ema 2021 ed è notizia di queste ore che si esibiranno anche agli American Music Awards (senza contare le vittorie a Sanremo e all’Eurofestival). Tutto ciò fa rosicare un sacco di gente, che crede di fare musica ad alto livello (e magari è anche vero), ma non riesce ad andare oltre un rumoroso, sconosciuto e spesso indifferente pub di periferia.
È una questione di culo? Si, anche la fortuna ci mette del suo, ma va detto che questi ragazzi suonano strumenti veri e hanno alle spalle un management con i fiocchi.
Quello che mi sorprende di più, e mi dà molto fastidio, è che per la nazionale di calcio ci sentiamo tutti italiani, orgogliosi di esserlo, mentre per un gruppo rock che vince con grande vantaggio su molti connazionali, riuscendo a farsi strada a livello internazionale, c’è solo livore.
Un conto è amare un certo genere di musica e non avere interesse per altri. Diverso è il disprezzo gratuito e fine a se stesso.
E allora diciamola tutta e fuori dai denti: è solo invidia! I Maneskin stanno avendo successo mentre tutti quelli che criticano sono coloro che restano con il nasino schiacciato sulla vetrina della pasticceria.
Godetevela ragazzi! Ve lo dice uno che non vi ascolta, ma che vi fa tanti “in bocca al lupo”.
Ora la vera sfida sarà nel mantenere questo successo con nuove composizioni (possibilmente più originali) ed esibizioni ancora più spettacolari, che per forza di cose saranno cariche di aspettative. Ma avete la stoffa per fare il salto di qualità e quando ci riuscirete sarete consacrati definitivamente come una vera rock band internazionale.