Il racconto della domenica di Giuseppe Esposito

Il bacio di Times Square-di Giuseppe Esposito-

Vi sono, talvolta, immagini capaci di evocare un momento, oppure un’intera epoca più di quanto non possano mille parole. Non accade di sovente, ma il caso di quella foto conosciuta come “Il bacio di Times Square” è davvero rappresentativo. Questa, come altre simili, al momento in cui furono scattate sembravano quasi banali e nessuno era consapevole dell’importanza che esse avrebbero assunto nel tempo. Nemmeno l’autore di quello scatto oramai famoso, il fotografo Alfred Eisenstaedt lo era. Invece, col passare del tempo, quell’immagine entrò nella storia e si fissò nella memoria collettiva a rappresentare un momento assai particolare, cioè l’euforia che si impadronì del mondo intero alla fine del secondo, tagico conflitto mondiale.

Oggi essa parla ai nostri occhi ed al nostro cuore e ci fa capire, senza bisogno di parole quale fosse il sentimento che animava quella generazione che vedeva infine, dopo cinque lunghi anni, la fine di un incubo. Una folle spirale che aveva risucchiato nel suo gorgo il mondo intero, causando milioni di morti.

L’immagine del marinaio che bacia l’infermiera ancora oggi ci trasmette quel senso di liberazione e di felicità un po’ folle che prese a  serpeggiare all’annuncio della fine del conflitto.

La foto fu, infatti, scattata la sera del 14 agosto 1945, subito dopo l’annuncio dato dal presidente Truman della resa incondizionata del Giappone e quindi della cessazione delle ostilità. Purtroppo quell’annuncio veniva solamente otto giorni dopo il tragico ed inutile bombardamento atomico delle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Un’azione crudele ed inutile, visto che era già nota l’intenzione del Giappone di arrendersi, essendo ormai la nazione allo stremo.

Il pomeriggio del giorno dell’annuncio, Alfred Eisenstaedt, fotografo di origini tedesche, che lavorava per la redazione della rivista “Life” uscì in strada e si mescolò alla folla festante. Potè così fissare sulla pellicola il gesto del marinaio che esprime tutta la sua felicità abbracciando un’infermiera incontrata in quella piazza gremita di una folla che sciamava, godendosi le prime ore di una pace tanto attesa. Lo scatto avvenne esattamente alle 17 e 52 minuti e la foto fu pubblicata su “Life”, col titolo “V-J Day in Tiles Square”. Dove V-J sta per Victory over Japan, ossia vittoria contro il Giappone.

Ma se avessero dato a quello scatto un titolo alla francese, del tipo “Joie de vivre” non avrebbero commesso un errore. Gioia di vivere è infatti quello che la foto esprime, una gioia di una vita ritrovata, dopo tante morti.

Quanto all’identità delle due persone ritratte da Eisenstaedt, rimase per lungo tempo un mistero. Pare che gli stessi protagonisti fossero ignari di essere stati ripresi dal fotografo.Il mistero rimase tale fino al 2012. Era accaduto che Eisenstaedt quel pomeriggio lontano, aveva scattato molte foto e non era in grado di fornire molti particolari per ciascuna di esse.

Nel corso degli anni molte furono le coppie che si presentarono alla redazione del giornale affermando di essere loro le persone della foto, furono sempre smentite. Almeno tre di quelle coppie si procurarono il loro breve lasso di celebrità.

Nel 2012 si giunse, grazie allo storico Lawrence Verria, ad identificare i due protagonisti del celebre scatto. Il marinaio risultò essere un certo George Mendoça e la donna Greta Zimmer Friedman, che non era un’infermiera, ma un’igienista dentale.

Fu anche accertato che tra i due non esisteva alcun rapporto, essi non erano una coppia e nemmeno si conoscevano. Il bacio fu un gesto di esultanza del marinaio, pervaso dallo stesso sentimento di esultanza che animava tutta la folla che gremiva Times Square.

Nel 2006, nell’ambito del progetto “Veterans History”, furono raccolte le dichiarazioni dei due protagonisti.

Greta, morta poi a settembre del 2016, all’età di 92 anni, ebbe a dichiarare:

Non era proprio un bacio. Si trattava solo di uno che voleva festeggiare e non si trattava di un evento romantico. Fu un modo di ringraziare Iddio per la fine della guerra. Io non lo stavo baciando, fu lui a baciare me.”

Quanto al marinaio dichiarò:

Arrivammo a Times Square e poco dopo scorsi l’infermiera. Avevo bevuto qualche drink e fui subito preso dall’istinto di afferrarla.”

Ma anche la versione di Alfred Eisenstaedt fu raccolta ed egli dichiarò:

Nel pomeriggio del V-J Day, in Times Square, scorsi un marinaio che afferrava qualunque donna adocchiasse, fossero giovani o anziane, grasse o magre, non faceva alcuna differenza. Cominciai a camminare davanti a lui con la mia Leica. Feci parecchi scatti, ma nessuno mi andava bene. Infine con la coda dell’occhio mi accorsi che aveva afferrato qualcosa di bianco e, istintivamente scattai, nel momento in cui egli baciava la donna. Scattai quattro immagini in rapida sequenza, ma solo una di esse era quella giusta. Era forse dovuto al bilanciamento. Se il vestito dell’infermiera fosse stato nero  la divisa del marinaio non fosse invece stata scura, probabilmente non avrei scattato. In seguito mi hanno detto spesso che, quando non ci sarò più, sarò ricordato per quella mia foto.”

E quella profezia si è avverata. In assenza di quella foto, chi, oggi, si ricorderebbe di Alfred Eisenstaed? Potenza del caso che quando ci mette lo zampino sa trasformare un evento banale in qualcosa di memorabile ed anche di un misterioso mix degli ingredienti più strani, che in un momento si combinano per una strana e irripetibile alchimia.

 

 

 

Riferimenti: La vera storia del bacio in Times Square di Salvo Cagnazzo. Wikipedia, sito Uozzart.

“Il (secondo?) bacio più famoso della storia: Vancouver Riot Kiss” by paz.ca is licensed under CC BY 2.0 – Alfred Eisenstaedt-

Giuseppe Esposito