LA MUSICA È UNA COSA SERIA! ORIETTA BERTI CE LO DIMOSTRA
Da qualche tempo i lettori del nostro giornale avranno notato che scrivo meno del solito. Il motivo è semplice da spiegare: è sopraggiunta una forte mancanza di interesse verso le cose che mi capita di ascoltare. Fare un buon lavoro giornalistico, offrire un vero servizio ai lettori significa anche questo, scrivere meno e solo quando è necessario o ne vale veramente la pena. Meglio ancora quando si può offrire uno spunto di riflessione utile al lettore.
Ovviamente continuo ad avere musica nelle orecchi ogni volta che posso (blues, rock, musica popolare), ma devo ammettere che le vecchie glorie non mi entusiasmano più (con l’età inevitabilmente la creatività subisce una crollo fisiologico) e le cose nuove interessanti sono come gocce nel mare… esistono sicuramente, ma sono perle veramente rare, difficili da trovare.
Per quanto mi riguarda direi che la mancanza di creatività, originalità e l’eccessiva produzione o meglio di autoproduzione, hanno segnato un solco profondo che non riesco a superare.
Una cosa però voglio dirla: la musica è una cosa molto seria che andrebbe scritta e suonata da professionisti o aspiranti tali, che hanno veramente qualcosa da dire e facendolo nel modo giusto. Ne sono profondamente convinto e stamattina, sentendo la radio ad alto volume uscire dai finestrini delle auto in coda, ne ho avuto la conferma.
Erano almeno tre le auto dalle quali si poteva ascoltare il tormentone estivo di Orietta Berti con Fedez e Lauro (il titolo neanche non lo conosco). Nulla di strano se si tratta del tormentone pop di questa torrida estate dell’era Covid. Ma riflettendoci mi sono reso conto che volente o nolente ho assimilato la melodia della parte cantata da Orietta Berti riconoscendola come familiare alla mie orecchie.
Degli altri due il vuoto assoluto: non ricordo le parole che pronunciano, tanto meno la parte melodica, che forse non esista affatto.
Mi sono chiesto come mai ricordo il refrain della Orietta nazionale (donna intelligente, pronta a cogliere l’attimo, e professionista come poche).
La risposta è stata semplice: la sua voce (che può non piacere ma che è di una intonazione spettacolare) utilizzata per cantare parole semplici e immediate (se vogliamo anche stupide), unita ad una melodia efficace, riesce a trasformare una serie di semplici note, una canzonetta, in un grande successo. Le parti degli altri due praticamente non esistono. Chi se le ricorda? A me sfuggono del tutto.
Morale della favola: se hai la stoffa (e Orietta Berti ne ha a vagonate, anche se non rientra nei gusti di molti, me compreso), se hai esperienza maturata sul campo, non importa chi sei e come ti presenti, in qualche modo verrà fuori quella professionalità costruita, tra alti e bassi, in tanti anni di gavetta prima e di onorata carriera poi. Gli altri vivranno, artisticamente parlando, di luce riflessa e saranno le solite meteore che resteranno visibili fino a quando il mercato non deciderà di omaggiare qualcun altro. Poi scompariranno… forse per sempre.