Stalking: no alla doppia contestazione in caso di omicidio è la vittoria dell’avvocato Cardillo Cupo
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Redazione
- Luglio 17, 2021
-di Edoardo Sirignano- da SpayNews
L’avvocato Cardillo Cupo, spiega il nuovo principio emesso dalla Cassazione secondo cui il delitto di stalking non può essere contestato laddove sia già stata applicata, in caso di omicidio, l’aggravante specifica degli atti persecutori. Il noto legale, inoltre, interviene anche sull’importanza di una riforma della giustizia, sulle ultime inchieste di Palamara e sull’esigenza di cambiare un sistema che a suo parere necessità di profondi mutamenti.
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«Il problema giuridico che ho sollevato davanti alla V sezione della Corte di Cassazione è il seguente: una persona che ha commesso lo stalking fino alle estreme conseguenze, causando il decesso della vittima, si ritrova a dover rispondere di omicidio aggravato ai sensi dell’art 576 n.5.1 per l’aggravante di aver commesso il fatto in presenza di stalking. La pena quando c’è tale aggravante passa da 21 anni all’ergastolo. Questo è l’impianto che rimane in essere all’interno del nostro ordinamento e che offre chiaramente piena tutela alle vittime. Fino a oggi, tuttavia, sulla base di un orientamento precedentemente di tipo diverso, ieri risolto dalle sezioni unite della Cassazione, era previsto che oltre all’ergastolo, in caso di omicidio, si dovessi rispondere ancora una volta anche del delitto di stalking. L’imputato, quindi, veniva condannato all’ergastolo più alla pena prevista per lo stesso delitto».
Lei si è impegnato molto sulla vicenda. Perché?
