La chiesa medioevale di Santa Maria de Domno a Salerno: a Santa Maria de Lama la presentazione del libro di Barbara Visentin
Martedì 8 Giugno si è tenuta, all’interno dell’antica chiesa di Santa Maria de Lama nel cuore del centro storico di Salerno, la presentazione del libro del dottore di ricerca in Storia dell’Europa la professoressa Barbara Visentin: “Spazi urbani, signorie monastiche e minoranze etniche nel Mezzogiorno medioevale. La chiesa di Santa Maria de Domno a Salerno”, Editore Francesco D’Amato. Hanno partecipato l’Assessore alla Cultura del Comune di Salerno, Antonia Willburger, il Console Touring Club Italia, Enrico Andria, don Michele Petruzzelli, Abate della Badia di Cava de’ Tirreni, Claudio Azzara, professore associato dell’Università degli studi di Salerno dove insegna Storia degli insediamenti tardo antichi e medievali – Facoltà di Lettere e Filosofia – e Giuseppe Cacciatore, Presidente Società Salernitana di Storia Patria, purtroppo assente per improvvisi impedimenti. L’intervento dell’Assessore alla Cultura, Antonia Willburger, si focalizza sull’aspetto particolarmente importante e delicato della tutela di tutto il patrimonio storico-culturale di Salerno: “Bisogna fare in modo che questi beni vengano tutelati e conservati, e questi momenti di presentazione di libri, frutto di studi della storia che ci contraddistingue, sono energia positiva. Dopo questo periodo così difficile, in cui però la cultura non si è mai fermata, in città si comincia a parlare di eventi, di aggregazioni, dialoghi e confronti. E questi confronti, se avvengono all’interno dei nostri beni storici, non solo ci rimangono più impressi ma aiutano a mantenere belli i luoghi stessi, grazie ad esempio, in questo caso, all’opera del Touring Club Salerno che è riuscito a mettere in sinergia associazioni private, associazioni no-profit e le Istituzioni Pubbliche riuscendo a conservare questo luogo storico (Santa Maria de Lama)”.
L’autore del libro, intervenendo e ringraziando i partecipanti invitati all’evento, fa un breve resoconto dei sui nuovi lavori dicendo: “In questo libro si parla di Santa Maria de Domno, di cui purtroppo non esiste più nulla se non qualche lacerto: una colonna, una probabile soglia, forse il campanile. Tali reperti hanno da subito mostrato che la chiesa poteva essere approfondita, dall’osservazione delle dipendenze cavensi ad oggi ed è una chiesa nella quale s’incontrano temi differenti, da quello religioso e spirituale (ad esempio ha ospitato le tombe dei discendenti del Principe Giovanni i quali ancora nel 1094, hanno continuato a seppellire i loro morti) a quello urbanistico, in quanto la chiesa segna una tappa importante nella forma urbis della nostra città. Intorno alla chiesa si sviluppa e cresce velocemente il quartiere degli ebrei, è una chiesa che intreccia la sua vita con quella politica della città…… Se la confrontiamo con le altre dipendenze cavensi, laddove nella seconda metà del XIII si assiste a una generale parabola discendente dei luoghi sacri, ciò non accade per Santa Maria de Domno che, invece, continua a svolgere un ruolo di primo piano rispetto alle altre chiese. Poi, non da ultimo, c’è il tassello della multiculturalità: vi è, infatti, la presenza degli ebrei ad essa legati in quanto gestiscono i fitti di case, pozzi, forni e attività artigianali come la lavorazione delle sete. Attorno a questa chiesa, inoltre, sono menzionate altre minoranze etniche, ma anche mercanti genovesi, siciliani, orafi greci, quindi, un panorama che per la Salerno del 2021 sembra quasi impensabile, mentre la società dell’XI e XII secolo presenta una città inserita in un contesto di multiculturalità e di internazionalità che è un’eredità importante per tutti noi, un tassello fondamentale della nostra identità storica e culturale da recuperare.”
Dalla nota di presentazione dell’Editore Francesco D’Amato apprendiamo una sintetica esposizione del libro: “Santa Maria de Domno, fondata nell’989 dalla nuova dinastia principesca di Salerno, è la chiesa del Principe, destinataria di cospicue donazioni e specchio di una mentalità nuova, che esprime un’ideologia del potere nata dalla complessa sovrapposizione tra struttura amministrativa, legami personali e risvolti di natura economica. La nuova chiesa, segno tangibile del rinnovato equilibrio sociopolitico ed economico, costituisce il punto di contatto privilegiato tra cristiani ed ebrei, all’interno di uno spazio urbano che da città agraria si trasforma in città capitale del Principato: l’Opulenta Salernum. Un circuito virtuoso nel quale presto si inserisce anche la neonata Congregazione cavense, assicurando la sopravvivenza della cappella alla sua gens fondatrice e a se stessa proficue relazioni politico-economiche, nel cuore di un Mezzogiorno multietnico”.
