La Cappella De Vicariis e il mistero del quadro de “l’Adorazione dei Magi” nella Cattedrale di Salerno

La Cattedrale di Salerno rappresenta una delle massime espressioni dell’architettura normanna in Italia. Allo stile romanico predominante si uniscono, inoltre, ulteriori stili come quello arabo e orientale, presenti in molte parti della sua struttura. Preceduta da un pregevole quadriportico, la basilica a croce latina è costituita da tre navate con ampio transetto e tre absidi. Al di sotto di quest’ultimo, poi, si estende la cripta scandita da numerose colonne. L’interno della Basilica, con i suoi numerosi elementi di pregevole fattura medievale (come ad esempio l’ambone di Romualdo II Guarna o l’ambone D’Aiello, donazione attribuita alla famiglia dell’Arcivescovo Niccolò D’Aiello, entrambi finemente decorati con sculture e mosaici, o ancora l’elegante colonna del cero pasquale) rispecchia, in il linea più generale, le caratteristiche stilistiche apportate nel corso della ristrutturazione barocca avvenuta dopo il terremoto del 1688, con due interventi, il primo della fine del XVII secolo e il secondo dell’inizio del secolo successivo. Quest’ultimo fu commissionato dall’Arcivescovo Bonaventura Poerio all’arch. Carlo Buratti, il quale oltre ai lavori di consolidamento della struttura sacra realizzò, sulle pareti laterali, le cappelle che ancora oggi possiamo ammirare: 6 per ciascuna navata, alcune di particolare bellezza e importanza artistica che accolgono le tele di Francesco Solimena e del padre Angelo Solimena, tra i più famosi pittori del barocco e del rococò. Una, in particolare, colpisce l’attenzione per la sua bellezza: la Cappella De Vicariis. Situata nella navata meridionale, al suo interno all’interno è collocato un elegante altare ben descritto dallo storico salernitano Antonio Braca. Risalente agli inizi del XVI, esso era in principio situato sulla parete della navata nord, ma a seguito degli interventi di consolidamento della Cattedrale avvenuti tra il XVII secolo e il XVIII, l’altare fu trasportato nell’attuale collocazione ed è, a tutt’oggi, uno dei pochissimi elementi scultorei di marmo d’epoca rinascimentale presenti a Salerno. La sua ricollocazione sulla navata meridionale presenta, tuttavia, delle imperfezioni rilevabili in particolare sulla predella (fascia scultorea che fa da corredo alle pale d’altare dipinte su legno o su tela) che risulta essere mal collocata tra i due montanti laterali. La cona marmorea è tutta scolpita con numerosi bassorilievi e fregi, e la stessa predella inferiore rappresenta una serie di scene in bassorilievo della Passione di Gesù. L’elemento scultoreo databile agli inizi del XVI secolo è stato realizzato, molto probabilmente, da un collaboratore degli scultori iberici Diego De Siloe e Bartolomeo Ordonez specialisti della tecnica dello “stiacciato”, ovvero la realizzazione di rilievi scultorei con variazioni minime rispetto al fondo. Al suo interno s’inserisce una copia su tela (eseguita nel 1814 dal pittore Gioacchino Vitelli) del dipinto ad olio su pala di Andrea Sabatini detto anche “da Salerno”. L’artista, vissuto a cavallo tra il XV secolo e il XVI, fortemente influenzato dall’impronta artistica di Raffaello, realizzò per l’altare della Cappella De Vicariis una tavola raffigurante “l’Adorazione dei Magi”, con lunetta superiore dedicata a Santa Elena. Come ben descrive il Braca, la tavola originale venne trasportata a Napoli nella Galleria dei Pittori Nazionali, come attese un documento depositato nell’Archivio di Stato di Salerno risalente al 1816: “è stata eseguita la copia del quadro di Andrea da Salerno rappresentante l’Adorazione dei Maggi tolta dalla cattedrale di codesto capoluogo e trasportata a Napoli nella Galleria dei Pittori Nazionali”. Lo storico sostiene, inoltre, l’esistenza di alcuni documenti che confermano l’avvenuta scomparsa dell’opera del Sabatini il 15 maggio 1811, allorquando l’Arcivescovo Fortunato Pinto denunciava il giorno successivo la famiglia De Vicariis di aver sottratto la preziosa opera dalla cappella omonima, reclamandone la restituzione. Il Giudice di Pace accoglieva la denuncia pretendendo la restituzione della pala ormai scomparsa nel nulla. Verosimilmente e con molta probabilità, la pala venne sequestrata, secondo le documentazioni risalenti al 1816, e mai più riportata in Cattedrale in quanto il quadro rientrava in quelle raccolte di opere d’arte che dovevano far parte della “Galleria dei Pittori” partenopea (in realtà, un vero e proprio saccheggio, da parte del sovrano Ferdinando IV di Napoli, di opere di grande valore artistico presenti su tutto il territorio meridionale). L’originale opera del Sabatini, già nel 1821, risultava di fatto, inserita nell’inventario del Museo di Capodimonte, dov’è tuttora collocato. In occasione del riallestimento delle sezioni medioevale e rinascimentale del Museo Diocesano di Salerno (dicembre 2011), “l’Adorazione dei Magi” venne per un certo periodo esposta al suo interno. Sarebbe auspicabile un suo rientro definitivo nella città di Salerno, con eventuale rilascio della copia esposta nel Duomo e l’esposizione dell’originale all’interno del Museo Diocesano o, magari, nel futuro Museo dell’ex Tribunale. Di particolare bellezza artistica, sempre all’interno della Cappella, ritroviamo, infine, un medaglione marmoreo raffigurante il canonico Biagio De Vicariis, realizzato nel 1731 molto probabilmente dall’artista Francesco Ragozzino.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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