E’ morto Milton Glaser, il designer newyorkese che amava l’Italia

Creò il famoso logo “I Love NY”, icona pop degli anni ’80 – di Sergio Del Vecchio-

Proprio nel giorno del suo 91esimo compleanno è morto a Manhattan Milton Glaser, grafico, illustratore, docente  alla School of Visual Arts di Manhattan ed alla Cooper Union che con il suo stile e la sua originalità ha influenzato le generazioni successive di grafici e designer. Fu lui a dichiarare al mondo, nel 1976, il suo amore per New York con un logo in cui spicca un cuore rosso, poi diventato simbolo imprescindibile della Grande Mela.
Sei milioni le  copie vendute del suo poster di Bob Dylan, divenuto una vera icona della gioventù anni ’60/’70,  dove il profilo nero su fondo bianco è stato immortalato tra onde psicheldeliche, traendo ispirazione dall’autoritratto bicromatico di Marcel Duchamp.
Poi è stata la volta del logo DC Bullet della DC Comics dal 1977 al 2005, del famoso manifesto realizzato  nel 1970  per la Olivetti dove accanto alla macchina da scrivere troviamo l’ormai famoso cane. Si tratta della celebrazione della  nascita del nuovo modello di macchina da scrivere, la  Valentine, e per l’occasione  il cane indossa calzari su fondo erboso. Membro onorario della Royal Society of Arts e  membro dell’AGI (Alliance Graphique International), è per la Trump Organization che il designer  decide di realizzare una imponente “T” dorata impressa su un cilindro, sempre tutto d’oro. L’oro, si sa, è simbolo di potere e l’impero di Trump mira sempre più in alto. Siamo negli anni ’90, Donald Trump era ancora “solo” un  magnate americano che lanciava una nuova linea di Vodka destinata a sfondare, ma il designer newyorkese ben interpreta i sogni di gloria  con la realizzazione del suo lavoro.
Perché è questa la grandiosità del designer laureatosi in Storia dell’Arte, narrare i suoi tempi, gli stili, i concetti, le trasformazioni con tratti e colori.
Tratteggia così una intera epoca, le sue mode, le sue tentazioni, i suoi valori.
Fondatore nel 1968 con Clay Felker del periodico New York, nel 2009 il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, gli consegnò la National Medal of Arts per il suo eccezionale contributo allo sviluppo dell’arte grafica.
Il suo periodo in Italia.
Con una borsa di studio nel 1951, dopo gli studi alla Cooper Union di New York, Milton Glaser venne in Italia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Qui studiò con il maestro Giorgio Morandi. L’esperienza lo ispirò al punto tale da ritornare negli Stati Uniti dove fondò l’anno successivo i Push Pin Studiose, con alcuni tra i più dotati grafici dell’epoca, provenienti anche loro dalla Cooper Union, come Paul Davis, John Alcorn e James McMullan. Proprio con i componenti dello studio organizzò un’importante collettiva al museo parigino del Louvre, con il supporto della Olivetti.
Nel 1976 partecipò alla Biennale di Venezia nella collettiva, Autentico ma contraffatto, a cura di Pierluigi Cerri con Roman Cieslewicz, Paul Davis, Richard Hess e Tadanori Yokoo.
Tra il 1991 il 1992 espose ad Arezzo e poi a Milano acquarelli dedicati al quinto centenario della morte di Piero della Francesca di cui ebbe a dire: «(…) Non c’è nessuno come Piero: è unico. (…) Siamo di fronte a un’intelligenza sublime. Niente in Piero può essere alterato o mutato. È inevitabile come se ce lo avesse dato la natura.» 
E’ nel suo studio che, come inno all’arte conosciuta in Italia, campeggia una riproduzione divisa in quattro del ritratto di Federico da Montefeltro, duca dal naso adunco.
Lo stile. 

Glaser nelle sue creazioni, pubblicità, illustrazioni per riviste, manifesti, logotipi, dalle cinghie per raccogliere i libri alle cover degli album musicali,  intesseva originalità e una apparente semplicità, di qui i suoi progetti grafici risultavano immediati al fruitore, puliti nelle forme, accattivanti nell’uso dei colori.

Sergio Del Vecchio Sergio Del Vecchio

Sergio Del Vecchio

Dottore commercialista, giornalista pubblicista, appassionato d’arte, di musica e di fumetto. Ama leggere, disegnare e dipingere. Nel suo percorso professionale si è occupato di formazione e terzo settore. Ha costituito l’Associazione Salerno Attiva – Activa Civitas con cui ha organizzato a Salerno 10 edizioni di VinArte, un format di successo che univa il mondo del wine all’arte nelle sue declinazioni. Nel 2017 è tra i fondatori dell’Associazione culturale Contaminazioni, con cui ha curato diversi eventi e l’edizione del libro “La primavera fuori, 31 scritti al tempo del coronavirus” di cui è anche coautore. Colleziona biciclette e tra i fornelli finge di essere un grande chef.