Carceri e scarcerazioni: ne parla l’avv. Giuseppe Guida, Tesoriere dell’Unione delle Camere Penali Italiane
L’emergenza Covid e l’alto rischio di contagio unito alle le precarie condizioni di salute di alcuni boss, alcuni con tumori gravi, hanno dato vita a scarcerazioni di detenuti dal 41 bis e posti ai domiciliari, di cui tanto si è parlato.
Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini si è dimesso proprio in seguito alle scarcerazioni in seguito al Covid-19 che hanno sfiorato i domiciliari di Raffele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata. Alle dimissioni di Basentini hanno contribuito gli affondi del giornalista Massimo Giletti nell’ambito della trasmissione “Non è l’Arena” in cui Basentini era intervenuto, incolpando i giudici.
Poi è stata la volta dell’approvazione del decreto Bonafede con cui sono stati riportati in carcere i mafiosi, lista stilata dal nuovo vicecapo del Dap Roberto Tartaglia. Il Dipartimento Amministrazione penitenziaria dopo il decreto del 10 maggio scorso del guardasigilli Alfonso Bonafede, ha infatti attribuito al Dap il potere di iniziativa nell’indicare ai magistrati di sorveglianza soluzioni sanitarie idonee per consentire il rientro dei boss scarcerati per motivi di salute negli istituti di pena. La significativa riduzione dei contagi da Covid-19 ha fatto il resto.
Ce ne parla l’avv Giuseppe Guida,Tesoriere dell’Unione delle Camere Penali Italiane
Come Tesoriere dell’Unione delle Camere Penali Italiane rappresento un’associazione che presiede alla giusta tutela del diritto di difesa e del giusto processo. Mattarella ha firmato il decreto delle scarcerazioni, ma in relazione alle scarcerazioni dobbiamo soffermarci su vari punti. Di Matteo ha posto una situazione relativa al DAP, ha segnalato un’anomalia con le scarcerazioni. Ha l’obbligo di denunciare. Non un PM o magistrato ma l’organo di autogoverno della magistratura. un magistrato cioè, un uomo di stato, accusa un ministro per non aver fatto una nomina che lo interessava. Quello che passa sotto silenzio è che il magistrato contesta il proprio ministro per non averlo nominato, questo è terrorizzante. Oggi sembra quasi che i decreti , le leggi provengano dalla TV.
Sono stati tre e non trecento i boss mafiosi ultraottantenni, affetti da patologie fatti uscire dal magistrato di sorveglianza, titolare della valutazione. Il primo è stato messo ai domiciliari dal tribunale di sorveglianza di Milano. Doveva espiare sei mesi con un tumore terminale alla prostata. Perchè questo accanimento? Se lo Stato si mette sullo stesso piano della Mafia ? Si può anche avere il diritto di esalare l’ultimo respiro a casa. i domiciliari si danno solo per gravi motivi, incompatibili con la forma di carcerazione E’ questa la differenza tra la Mafia e la Legge. Poi si ha la rivalutazione della compatibilità del ritorno a casa dei boss, nei primi quindici giorni e poi ogni mese , si valuta se la patologia regredisce , se il boss riallaccia i rapporti con il territorio. La mafia ha condizionato il nostro Paese per più di cinquant’anni, con stragi efferate, tantissime vittime, ma dobbiamo valutare uno Stato che non ha strutture ospedaliere nelle carceri. Invece di fare slogan, bisognerebbe crearle, perchè se lo Stato non può garantire la salute dei propri detenuti , li condanna a morte, di questo si deve poi assumere le responsabilità e scriverlo nella Costituzione, “pena con funzione di vendetta”.
Comunque, il Dap non c’entra niente, è il magistrato di sorveglianza che decide e poi deve acquisire il parere del procuratore distrettuale. Questi sono provvedimenti bandiera, c’è un problema di fondo, qui si attacca l’autonomia del magistrato di sorveglianza che si sentirà condizionato in ogni scelta. Noi pensiamo che il concetto di pena sia la ritorsione? Dobbiamo forse tagliare le mani al ladro?
