Processo penale da remoto, la parola all’Avv. Giuseppe Guida, Tesoriere dell’Unione delle Camere Penali Italiane

di Claudia Izzo-

Un processo violato perchè ad essere violati sono i principi su cui si regge: parliamo del processo penale e della sua dematerializzazione attraverso la nuova modalità da remoto. “L’esclusione delle attività istruttorie e della discussione non significa che la previsione della smaterializzazione dell’udienza penale non continui a rappresentare un vulnus al processo accusatorio” si legge sul sito dell’Unione delle Camere Penali Italiane. Parliamo di questa nuova modalità da remoto  con l’ Avvocato Giuseppe Guida, Tesoriere  dell’UCPI, Unione delle Camere Penali, l’organizzazione che rappresenta gli avvocati italiani che esercitano la professione nel campo del diritto penale.

-Come avvocato e come Tesoriere UCPI cosa pensa di questa nuova modalità di svolgimento del processo da remoto ?

Siamo un’associazione che presiede alla giusta tutela del diritto di difesa e del giusto processo. Il processo penale con riferimento all’articolo 111 della Costituzione dice che il processo penale è basato sull’oralità e sulla ragionevolezza. La modalità del processo da remoto presenta seri rischi. I dati da remoto andrebbero a confluire in un server di proprietà di Microsoft, dichiarazioni  accusatorie conservate in questo mega server di proprietà esterna con danni dello stesso processo che, nella fase dell’indagine, è coperto da segreto istruttorio. Noi come associazione lamentiamo che attraverso colpi di decreto si possa modificare il processo penale. Andiamo cioè a ferire il processo accusatorio fatto di oralità. Pensiamo che il processo penale si basi su quelle caratteristiche che fanno parte di quella “carnalità” di ascolto fatto di imbarazzi, di interrogatori incalzanti, di un teste che viene ascoltato. Con questa nuova modalità il processo sarà preconfezionato ed avrà una conclusione prima del suo svolgimento.

-In cosa il processo da remoto non rispecchia quella che è la procedura di un processo penale?

Il processo resta un percorso che segue delle regole per arrivare all’accertamento che deve portare alla verità giudiziaria. Si approfitta della tragedia umana del Covid per togliere i diritti e le garanzie al cittadino. L’avvocato viene ridotto ad una sorta di disturbatore di Facebook senza corpo. L’Unione Camere Penali ha pubblicato un documento con delle indicazioni su quanto è possibile fare, la difesa per esempio non è abilitata a trasmettere documenti a mezzo pec nel processo da remoto. Il processo penale necessita del cancelliere che stampa gli atti, deposita e mette nei fascicoli. Il diritto penale ha al centro la persona, vi è il verdetto rispetto a cui si decide se c’è carcere oppure no. Qui si decide del cittadino e della sua libertà. La nuova modalità diviene un pretesto per dematerializzare il processo che nasce non smaterializzabile, esso perderebbe cioè la sua essenza e la sua natura organica.

-Cosa sta facendo l’Unione Camere Penali in difesa del processo penale?

L’Unione Camere Penali sta combattendo oltre le sue forze. Abbiamo posto paletti, proposto varianti, prospettive come le udienze a porte chiuse. La realtà giudiziaria del nostro Paese è fatta di una miriade di processi che investono il cittadino. Negli arresti in flagranza di reato vi è la necessità di udienze di convalida, il decreto prevede che il legale possa stare in carcere accanto al suo assistito con il giudice da remoto… Si vuole creare una regola abolendo il diritto e  si vuole forse smaltire l’arretrato che non si è stato in grado di smaltire? Temo che dietro l’emergenza si voglia far passare l’idea giustizialista che è già maggioranza in questo Paese che ridurrebbe in questo il processo penale a sigillo dell’ipotesi investigativa.

Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell'Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e promotrice di iniziative culturali sul territorio nazionale. Membro della Commissione Cultura dell'Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull'emittente RCS75, già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro "La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.