Covid-19. Intervista a Vincenzo De Falco, coordinatore infiermeristico al Cotugno

Vincenzo De Falco è coordinatore infermieristico di un reparto di malattie Infettive dell’Ospedale Cotugno di Napoli. In questo periodo di emergenza Covid-19 questo presidio ospedaliero è considerato ancor di più un centro di eccellenza internazionale. Gli infermieri sono coloro che più di tutti stanno a contatto con i pazienti, condividono un percorso. Qui la professionalità si mescola al senso di umanità.

-Come stai vivendo questi giorni di lavoro ancora più intenso?

“Aumenta la responsabilità da coordinatore nei confronti degli infermieri che ho l’onore di rappresentare nel mio reparto UOC IX Divisione e soprattutto nei confronti delle persone che sono ricoverate e che purtroppo vivono un momento difficile della loro vita legata ad un virus/mostro che non si è ancora in grado di sconfiggere.”

-In questi mesi, i media stanno definendo i medici e gli infermieri come te “eroi” che lavorano in trincea. Mi ha colpito molto il racconto di una paziente guarita che è stata ricoverata da voi fino a qualche giorno fa. Lei, ringraziandoti pubblicamente su Il Mattino, ha definito te e i tuoi colleghi non semplici professionisti, né eroi, ma “persone” instancabili, che non si arrendono di fronte al nemico invisibile. Persone pronte ad ascoltarli. Tu ti senti più eroe o più persona?

“Sono semplicemente un professionista sanitario. Non siamo eroi, facciamo il nostro dovere. Assistiamo persone che hanno un problema serio di salute. Anche se è difficile, siamo abituati soprattutto perché lavorando sempre a malattie infettive, sappiamo utilizzare precauzioni universali e dispositivi di sicurezza individuali i quali ci tengono lontano dal contagio da qualsiasi virus che esso sia Ebola, Sars, Mers o Covid 19.

Nonostante siamo sempre vestiti da marziani (tute, maschere, guanti), i pazienti si ricordano di noi perché abbiamo lasciato in loro (come loro in noi) delle emozioni profonde e intime legate al dolore. Li sosteniamo nei momenti cruciali … non puoi certo dimenticare quella voce che ha dato alla tua anima un po’ di sicurezza.”

 -C’è stato qualche momento in questi ultimi mesi in cui ti sei sentito scoraggiato?

“Ci sono stati momenti di scoraggiamento legati a pensieri negativi che trovano spazio nella stanchezza … di non ritornare a casa e non rivedere i miei tre figli perché gli esami effettuati potrebbero risultare positivi e quindi corri il rischio di restare in Ospedale in quarantena. Dopo un mese, però,  ringraziando il cielo e la buona pratica di esperienza, siamo negativi insieme a tutti i colleghi del mio reparto. Questo significa lavorare con un’ “attenzione alta” seguendo procedure, specie nella svestizione delle tute e dei presidi individuali.”

-Lavorando all’ospedale Cotugno, sei tutto l’anno sempre a contatto con persone affette da malattie infettive gravi. Oltre a essere il coordinatore infermieristico (di norma dei reparti di ecointerventistica e di quello detenuti) sei punto di riferimento per molti giovani in  difficoltà …

“Oltre a lavorare come coordinatore Inf.co al Cotugno, essendo il responsabile dell’Associzione Anlaids (Ass.Nazionale Lotta AIDS) Sez. Campania e di V.o.l.a Onlus,  mi occupo di una campagna prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse tra gli adolescenti, di abuso di alcool e assunzione di droghe moderne, insieme a volontari Infermieri, medici Infettivologi psicologi, psichiatri. Pensa che i dati Nazionali parlano di circa 4000 nuove Infezioni l’Anno riguardo alle malattie sessualmente trasmesse! Fonte il Coa (Centro Operativo Aids).”

-Anche se siamo in tempo di Covid-19, ci ricordi quali sono i casi più gravi di malattie infettive riscontrate al Cotugno nell’ultimo anno?

“Ricoveri HIV/Aids, Sifilide, Malaria, TBC. C’è una nuova cura che viene somministrata ai pazienti con  Epatiti C che negativizza il virus.”

-La salute e la musica ti hanno sempre accompagnato nella vita. Oltre a suonare la chitarra, ad aver organizzato concerti per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione di malattie sessualmente trasmesse, hai diretto per diversi anni uno storico jazz club di Napoli. Il New Around Midnight del Vomero dove hanno suonato i più grandi della musica. Cosa ti ha spinto a prendere un impegno così importante?

“La Musica ha sempre accompagnato il mio lavoro da infermiere. Forse ho sempre esorcizzato le mie paure con la musica, trasformate poi in un’ armatura esperienziale vissuta attraverso gli incontri con le persone. Ricordo di aver spesso suonato per i pazienti terminali ed organizzato varie volte feste natalizie dove si respiravano emozioni pure e le persone ricoverate, anche se solo per 10 minuti, dimenticavano di essere ammalati  di un virus che ancora oggi fa parlare e spesso emargina …  quello dell’HIV/AIDS.

Attraverso la musica ho organizzato diversi spettacoli jazz che hanno permesso di realizzare progetti, come ad esempio, quello di piantare 6 Alberi all’Istituto Pascale, oppure costruire un pozzo di acqua in Madagascar per l’associzione Amref di Giobbe Covatta.

Ho avuto l’onore di gestire per circa 3 anni il Jazz club ”New Around Midnight”, una passione che mi ha accompagnato sin da piccolo:  unire le note per creare musica, unire musicisti per creare interesse musicale apprezzato dalla gente che ha imparato ad ascoltare con cura.

Come tu ascolti con cura i tuoi pazienti …

“La musica guarisce, unisce –  crea bellezza … la bellezza cura e ricrea ispirazioni di vita.”

Hai una carriera molto intensa. Stai terminando anche gli studi di Psicologia e sei interessato alla musicoterapia e alla musicologia. Qual è il legame tra la medicina e la musica secondo te?

“La Musica permette di vedere la vita con gli “occhi aperti” … cioè le forme, i colori sono reali rispetto al non comprendere il valore dei movimenti della natura… una sorta di innesco frequenza tra musica e natura … un connubio tra potere e ricchezza!”

– Napoli si dimostra ancora una volta un’eccellenza anche in campo medico. Grazie alla collaborazione con il Pascale, si sta utilizzando anche la terapia sperimentale del dott. Ascierto. Il Tocilizimab anti-artrite contro la polmonite da Covid-19. Dai dati si riscontrano note positive soprattutto se somministrato in un certo tempo. Qual è la tua esperienza a tal proposito? Che altri trattamenti state facendo?

“Ho stima del Dott Ascierto e stanno facendo un ottimo lavoro supportato dalla ricerca e dai dati che stanno raccogliendo dai pazienti Covid-19. Attualmente nel mio reparto non si usa questo tipo di farmaco ma altri come gli Inibitori della proteasi o semplicemente degli antibiotici a seconda delle caratteristiche dei pazienti e soprattutto dal quadro polmonare dei ricoverati.

-Tu che sei quotidianamente accanto a chi sta vivendo in prima persona questo dramma, ti senti di essere portatore di un messaggio positivo?

“Ce la possiamo fare, siamo Infermieri e soprattutto di Napoli …”

-Grazie Vincenzo per la tua umanità.

“Grazie a te di cuore …”

Valeria Saggese