Identità e fragilità umana – a cura di Denata Ndreca-

A pochi passi dal Teatro della Pergola, sul marciapiede difronte, esattamente al numero 57 della via che porta lo stesso nome – dove una volta fu luogo e bottega in cui il grande scultore del Rinascimento Cellini fuse il bronzo e diede vita al suo Perseo con la testa di Medusa, si trova “Etra – Studio d’arte Tommasi”, ed è proprio lì che verrà ospitata fino il 31 gennaio la mostra personale della scultrice lombarda Elena Mutinelli, “Noi, neanche dannati”curata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi e allestita da Francesca Sacchi Tommasi – fondatrice della galleria, promotrice e operatrice di cultura (aggiungerei anche un grande esempio di umiltà e accoglienza).
Sono circa 70 le opere in esposizione che ci dimostrano e testimoniano il percorso duro,ma nello stesso tempo così fragile, che l’uomo ha fatto per arrivare fino ai giorni nostri.
Ciò che colpisce lo sguardo è la veste invisibile umana con la quale l’artista avvolge i suoi personaggi, tra i quali, alcuni sembra che parlino, che respirino. Ognuno di loro, fedele alla propria tradizione, ai propri colori, alla propria provenienza, che sia di luogo, che sia di tempo, mantenendo la loro identità.

Un tema, quello della identità, che l’artista trasmette coscientemente con tutte le forme possibili che ha, cercandola nella vita quotidiana, tra la gente, tra le cose semplici – per donarlo a noi, per valorizzare ciò che eravamo e forse chiederci che cosa stiamo diventando. Lo senti, lo vedi nei tratti umani che l’artista scolpisce, nelle mani intrecciate che sfiorano, nelle rughe dei volti di terra cotta, nell’eleganza racchiusa dentro una schiena scolpita – fino a lasciare calore e stupore.