In ricordo di Pinketts, lo scrittore “duro” che aveva una tresca con la morte
Tra sigari e atmosfere milanesi- di Claudia Izzo-
E così Andrea G. Pinketts ci ha lasciato senza arrivare a Natale, il 20 di questo dicembre, con il suo sigaro Antico Toscano, le sue atmosfere vissute, tutte perfettamente tatuate sulla pelle e in fondo al suo sguardo da duro; lui che “La scuola dei duri ” l’aveva messa su nel 1993, in un bar di corso Garibaldi, a Milano, con un pugno di giallisti spinti dalla necessità di raccontare Milano attraverso il crimine degli anni ’60, con Giorgio Scerbanenco che descriveva gli anni del boom economico. Il suo nome, pseudonimo di Andrea Giovanni Pinchetti, con quella G in mezzo alla sua firma che stava per Giovanni o per Genius, è legato al mondo della scrittura e del giornalismo. Vincitore di premi letterari, ha condotto importanti inchieste per Esquire e Panorama con cui ha contribuito all’arresto di alcuni camorristi nella cittadina di Cattolica, all’incriminazione della setta dei bambini di Satana a Bologna ed ha suggerito alla Polizia il profilo del “mostro di Foligno”.
Burbero, irriverente, – ” ho una relazione, apparentemente stabile con la vita. Ma ho una tresca con la morte”- era l’uomo eccentrico dai cappelli e dalle giacche coloratissime, controcorrente per definizione.
Era stato a Salerno nel marzo 2018 per ricevere il Premio Attilio Veraldi alla Carriera da Massimiliano Amato e Gianluca Campagna, nell’ambito del SalerNoirFestival organizzato dal Porto delle Nebbie con la sua presidente Piera Carlomagno. Con una giacca verde acido ed uno dei suoi cappelli, aveva ritirato il premio per una carriera intrisa di noir e grottesco, con il suo linguaggio dissacrante, arrivando ad essere definito uno scrittore postmoderno. Pugile, fotomodello per una campagna pubblicitaria di Armani, attore per Vanzina In “Via Montenapoleone” del 1987 in cui ha interpretato il ruolo di un giornalista, ha scritto per la versione italiana di Playboy, ed è stato inviato del programma Mistero.
Una vita, la sua, tra scrittura, donne, alcool e sigari, con la sua caratteristica voce “da night” , roca, graffiante; Pinketts fu protagonista negli anni ’90 della cosiddetta “Tv Trash”, e di un genere letterario interpretato con genialità ed ironia. Tutto questo fino alla sua battaglia con quel suo “bubbone alla gola”, quel carcinoma squamocellulare che in un anno l’ha messo in ginocchio. Una lotta contro “il bastardo” vissuta da un duro che ha amato scrivere tra i soffitti fumosi e le luci basse de Le Trottoir, luogo di ritrovo di artisti, creativi ed intellettuali milanesi, in Corso Garibaldi prima, in Piazza XXIV Maggio, poi. E’ questo il locale per cui Pinketts si era incatenato quando fu sottoposto a sequestro nel 2013, lo stesso locale dove ora campeggiano tre gigantografie: una in cui Pinketts è ritratto con il suo sigaro e la sua birra, una con sua madre, con cui ha vissuto una vita intera ed una con la sua fidanzata.
Esce di scena Andrea G. Pinketts e “l’uscita”, come egli stesso ha affermato, “qualsiasi uscita, è il momento più importante della vita di un uomo. L’uscita è la cosa più definitiva di te. Non la puoi rimediare neanche con un ritorno…”