Londra città della diversità senza tempo
Taccuino di viaggio –
di Valeria Saggese
Mi ci vorrebbero milioni di pagine per raccontare Londra e non solo perché ci ho vissuto, o perché è la mia seconda casa. Ogni angolo, ogni strada racchiude un ricordo, un pezzo di vita. Così, ho deciso di raccontarvela un po’ per volta.Sono passati quasi 20 anni da quando ci ho messo piede per la prima volta e negli anni ho visto tante cose cambiare, tendenze invertirsi e trasformazioni architettoniche. Dagli anni ’60 Londra ha cominciato a dettare mode, a cambiare il mondo. I Beatles sono stati musicalmente e spiritualmente coloro che hanno trasformato il modo di pensare e di vivere a livello globale. A Kings Road nacque la minigonna, il simbolo di libertà ed emacimpazione femminile. Anche negli anni ’70 e ’80 c’è tanta creatività, tanta luce. Sono trascorsi trent’ anni, e oggi la parola più abbinata a Londra è Brexit. Un vero peccato!
Eppure, mentre i media fanno percepire la capitale inglese sempre più distante e ostile, i Londinesi vanno completamente in controtendenza.
Mi sono innamorata di questa città perché è sempre stata multietnica, dominata da colori e suoni. Bene, vi posso assicurare che è ancora così. I Londinesi, a differenza degli abitanti del countryside, non hanno gradito uscire dall’Europa perché la chiusura non è nel loro Dna da secoli. Sono abituati a veder camminare il mondo tra le loro strade ed è ciò che piace anche a me, perché Londra non è solo dei Londinesi, ma di tutti.La città è in completa trasformazione architettonica, le vetrate dei grattacieli, in molte zone, stanno prendendo il posto delle casette a mattoncini purtroppo, ma Londra ha la forza di far sentire sempre la sua identità e sa risorgere dagli angoli più disparati come un’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, così l’antico si fonde con il nuovo. Alcuni quartieri che in passato erano malfamati, oggi sono diventati i luoghi di maggiore tendenza. È l’esempio dell’East London. Dalston che in pochissimi anni si è trasformato in quartiere “cool”, con jazz club, gallerie d’arte, ristoranti e locali innovativi che dettano tendenza. Qui regna la diversità in un clima di vera integrazione. I Londinesi adorano questo posto e gli affitti sono aumentati perché i giovani di ogni nazionalità cercano casa. Lo stesso discorso vale per Shoredich, o Brick lane.
Quest’ultimo è famoso per la moda vintage, i mercati, i bellissimi negozi di strumenti musicali. Queste zone della città ti fanno vivere su un filo tra passato e futuro. È una sensazione unica perché nei mattoncini tipici degli edifici è incastonato il duro lavoro degli operai del passato e l’inventiva delle nuove generazioni che riescono a rinnovare i luoghi esorcizzando il sacrificio con la creatività. Tutto questo rinnovamento è possibile anche grazie alle menti che arrivano da ogni luogo del mondo, alla fusione delle culture diverse e i Londinesi lo sanno bene.
Per andare a Dalston basta prendere l’overground a Islington e in dieci minuti si è arrivati. È risaputo che il sistema di trasporti della capitale britannica è spettacolare. Brick lane invece, si può raggiungere da Liverpool street. Da qui la City è a un passo. Da un lato la old city, St Paul Cathedral, il bellissimo Leadenhall market e Monument che porta direttamente al London Bridge.Quest’ultimo non va confuso con Tower bridge, ponte simbolo di Londra che non è molto distante.Continuando a est vi è invece la nuova city, Canary Wharf. Se vi trovate da queste parti vi consiglio di salire su un top roof e godere del panorama della città dall’alto. The Shard, la scheggia di Renzo Piano, the Gherkin, chiamato “amichevolmente” cucumber perché ha la forma di un cetriolo e lo skygarden sono solo alcuni dei posti in cui mi piace andare per prendere un tea con un’amica e chiacchierare tra le nuvole di Londra.
Foto a cura di Valeria Saggese
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