Il caso Apollonia D’Arienzo: intervista all’Assessore Del Vecchio
- Profili
Mariapia Vecchione
- Aprile 24, 2025
di Mariapia Vecchione-
Immaginate una vita dedicata ad unico amore: quello per la danza. Una passione che nasce ancor prima del talento, innato ed ineguagliabile, quello di Apollonia D’Arienzo.
Oggi la danza è un ricordo che non si spegne, come la voglia di vivere la vita nonostante la SLA, la malattia che da ventisette anni stravolge la sua quotidianità, immobilizza il suo corpo ma non la sua anima.
È la storia di Lola che abita a Cava de’Tirreni e insieme a sua sorella, Mariarosaria, combatte un’unica battaglia: il diritto all’assistenza domiciliare e all’assegno di cura.
Un diritto quest’ultimo, che pare essere un miraggio per Lola, non autosufficiente e totalmente dipendente per motivi sanitari. Negli anni, Lola ha attutito la mancanza del giusto intervento sanitario attraverso il sostegno ricevuto dai suoi familiari, che con amore e sacrificio dedicano attenzione a quelle che sono le sue esigenze. Ma per lei è necessario un trattamento medico specifico quotidiano e che sia continuativo 24 ore su 24, con altrettante cure mediche indicate per la SLA, le quali se negate, annienterebbero il briciolo di vita che resta.
Per questa situazione di Lola incontro Giovanni Del Vecchio, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cava dei Tirreni, nel quale Apollonia risiede.
Assessore Giovanni Del Vecchio, vista la malattia di SLA di cui la signora Apollonia D’Arienzo è affetta da 27 anni, Lei ritiene che il Comune di Cava dei Tirreni ha operato e opera per un adeguato servizio sanitario?
“Pur essendo la materia sanitaria di esclusiva competenza dell’ASL, Il comune ha da sempre messo in campo un’azione politica diretta a garantire quantomeno i livelli minimi essenziali di assistenza per tutti i cittadini; nel caso della D’Arienzo si è fatto di più in ragione della gravissima patologia di cui è affetta; l’attenzione e sensibilità dei servizi sociali è stata massima.”
In data 12 agosto 2024, la procuratrice legale della paziente, nonché sua sorella Mariarosaria D’Arienzo, ha richiesto il potenziamento di un intervento sanitario domiciliare che pare non essere stato accolto: ad oggi sono garantite alla paziente solamente 16 ore di assistenza settimanali rispetto ad una richiesta di assistenza di 24 ore su 24. Quando sarà accolta la domanda e attivata l’assistenza sanitaria di 24 ore viste le esigenze della malata non autosufficiente?
“Le indicate ore di assistenza domiciliare di carattere sanitario erogate, sono di esclusiva competenza del Servizio Sanitario Nazionale, in ordine alle quali il Comune non può in alcun modo incidere.”
Ci risulta inoltre, che la paziente Apollonia D’Arienzo in seguito alla richiesta di sussidio, riceva 1000,00€ di assegno per le sue cure. In futuro, ci saranno possibilità per un aumento dell’assegno oltre questa cifra stabilita?
“Allo stato, la D’Arienzo percepisce la quota massima dell’assegno di cura in conformità ai parametri fissati dalla Regione Campania.”
È così che il comune di Cava ci risponde, ancora una volta la difficoltà di Lola e la sua richiesta sembrano passare inosservate.
La verità è che la contribuzione del Servizio Sanitario Nazionale non è garantita mensilmente, Lola ha recentemente richiesto che l’assegno di cura che le spetti passi da euro 1000,00 ad euro 1200,00, come previsto dalla Delibera di Giunta Regionale n.70 del 2024, che ha rimodulato i criteri di erogazione per coloro i quali riversano in condizioni di salute gravissime, nonostante sua sorella Mariarosaria, confermi che per le cure sia fondamentale ricevere un sostegno economico che oltrepassi questa cifra: “ogni giorno l’assistenza domiciliare adeguata ad un’ammalata di SLA deve coprire le 24 ore e in un mese la somma economica per le cure mediche e le dovute assistenze ammonta ad euro 3.500,00”, sottolineando l’importanza degli assegni economici spettanti Lola, sebbene la somma stabilita non sia bastante a fine mese.
Ma ad oggi ciò che indigna è l’abbandono delle istituzioni, perché Lola dal mese di gennaio 2025 non riceve alcuna erogazione del suo assegno di cura: nessun sostegno economico e nessun ascolto.
Sono anni che Lola combatte, elemosinando cure e supporti economici che sono un suo diritto.
È da tempo che Lola, nonostante la vicinanza della sua famiglia, pensa di compiere una scelta definitiva: l’eutanasia. Una strada costretta, non perché stanca ed incapace di riconoscere il dono della vita, ma perché ignorata dalle istituzioni.
È possibile che il Sistema Sanitario Nazionale voglia indurre al fine vita, anche chi la vita vorrebbe assaporarla nella sua essenza nonostante una grave malattia?
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