“L’atleta del cuore”, intervista a Maria Beatrice Russo
di Claudia Izzo-
Stasera a Palazzo Fruscione, nell’ambito della VII settimana “Salti nel Tempo” dell’evento “Lampi di Genio-Philippe Halsman” si terrà la presentazione del libro “L’atleta del cuore. Il Teatro di Pasquale De Cristofaro” (Francesco D’Amato Editore) con la curatrice Maria Beatrice Russo, Pasquale De Cristofaro, Andrea Manzi, giornalista, Rino Mele, poeta
Ne parliamo con la curatrice, dottoressa in Discipline delle Arti Visive, della Musica, dello Spettacolo, membro dello staff ufficio stampa e comunicazione dell’Associazione Tempi Moderni.
Per questo esordio letterario scegli di parlare del teatro di Pasquale De Cristofaro. Come nasce questo libro?
Era qualcosa che mancava quindi il testo nasce dall’esigenza di colmare una lacuna della storia teatrale della nostra città. E’ stato detto tanto degli anni ’70, del Festival di Bartolucci e Menna, ma ad un certo punto la storia teatrale si è fermata ed il testimone lo ha raccolto Pasquale De Cristofaro, quindi era giusto raccontare questa parte della storia teatrale salernitana e non solo, perchè Pasquale ha lavorato tanto anche fuori.
Attore, regista teatrale, docente presso teatri e conservatori, direttore artistico di rassegne, tra spettacoli e letture teatralizzate, collaboratore-scenografo costumista alla Biennale di Venezia, De Cristofaro vive il teatro come laboratorio di sperimentazione capace di scardinare luoghi comuni riflettendo i cambiamenti culturali del nostro tempo. Cosa ti ha colpito della sua arte?
Mi ha colpito il fatto che lui riesca a rivestire questi luoghi con naturalezza, sua caratteristica personale con umiltà. Si è prestato a lavorare in tutti i settori del teatro e sempre con uno sguardo proteso verso l’altro; anche questa idea di pedagogo, di maestro di teatro, è molto forte dentro di lui.
Dal teatro greco a quello contemporaneo, dal testo al movimento del corpo, il teatro resta una fucìna in grado di creare quella insostituibile “relazione tra almeno un attore che agisca dal vivo in uno spazio scenico con uno spettatore che dal vivo segue le azioni”. Cosa è per te il teatro oggi?
Per me il teatro oggi è una delle poche occasioni di entrare veramente in contatto con gli altri, con il nostro agire e sentire umano, perché ci costringe comunque ad una azione in presenza ed è anche un’occasione di ricerca, di sperimentare i linguaggi, su come noi li percepiamo; il teatro mantiene questa sua unicità di relazione nonostante i suoi tremila anni di storia, che è quello che manca nella nostra società un interesse nel relazionarsi, verso l’altro, creando un dialogo.
Progetti futuri?
I miei progetti futuri sono continuare a pormi domande, fare ricerca, spero di avere il privilegio di poter scoprire ciò che mi circonda, ovviamente in relazione ai miei interessi su cui sento di poter dare il mio contributo, quindi continuare a studiare il teatro, la sociologia del teatro, come il teatro sia in grado di dialogare con altri linguaggi della scena, del contemporaneo, come sia davvero il linguaggio del nostro contemporaneo in grado di assorbire tutti gli altri.
