Le dolcezze di Pasqua in giro per l’Italia

di Mariapia Vecchione-
All’insegna della parola rinnovamento, gli italiani si affrettano a festeggiare la Pasqua, accompagnando questo tempo di amore e di speranza attraverso tradizioni dolciarie profonde e radicate, diverse per ogni regione d’Italia.
La più amata, immancabile su ogni tavola imbandita: la Colomba, accompagnata da diverse leggende che ne svelano le origini: che se ne dica, in età medievale nasce in ambiente lombardo, sulle tavole della Regina Teodolinda, mentre una seconda versione attribuiscono la nascita del lievitato per eccellenza all’assedio di Alboino, quando i Pavesi per evitare l’incursione del Re Alboino, regalarono agli avversari dei soffici dolci dalla forma di colombe.
Dall’antico Friuli Venezia Giulia giungono notizie della dolce e popolare Gubana, un lievitato caratteristico dalla forma di una chiocciola e arricchito di uvetta, pinoli, noci, mandorle, cedro, canditi, cioccolato, e arancia, si narra  sia stato presentato per la prima volta sulle tavole delle di Cividale del Friuli per l’arrivo di Papa Gregorio XII.
Nel Veneto i festeggiamenti prendono forma con la Fugassa! Una dolce focaccia con cui anticamente i fornai rendevano omaggio ai più fedeli clienti, questo antico dolce pasquale dei poveri oggi è sulle tavole venete accanto alla colomba.
Semplice nella dicitura ma ricca di canditi e di zuccherini, la pizza dolce delle Marche, emblema della tipicità di Camerino: una lievitazione lenta arricchita dal maraschino che ne lascia la sua essenza al sapore e che si unisce alla glassa che ricopre il soffice panificato, conosciuta in tutta l’Italia centrale accompagna i Cavalli e le Pupe d’Abruzzo, anche questi dolci ricchi di significato, preparati dall’Ottocento simboleggiano la cristianità e richiamano la resurrezione di Cristo, salvatore del suo popolo: le nonne d’Abruzzo nel giovedì santo preparano i cavalli per i nipoti e le pupe per le bambine, ed  è proprio il gesto di spezzare i dolcetti pasquali sulle tavole abruzzesi che rimanderebbe  al significato profondo e innegabile del pane spezzato anticamente nell’ultima cena.
Amata anche “fuori stagione”, regina delle tavole nel mondo e della Campania: a’ Pastiera. 
Se non ha l’aroma intenso di fior d’arancio, non è lei! Si narra che gli abitanti del golfo di Napoli vollero offrirla insieme fra i sette doni alla sirena Parthenope, e che ogni suo ingrediente simboleggiasse qualcosa, la sirena incantatrice mescolò tutto fino a dar vita alla prima pastiera: la farina perché ne sia ricchezza, la ricotta simbolo d’abbondanza, le uova come rappresentazione della fertilità, il grano cotto ed il latte per unire il regno vegetale ed animale, e la dolcezza delle spezie, simbolo di tutti i popoli di questa meravigliosa terra, a proclamare una tradizione che si concatena da secoli è il racconto del mito e della storia che arriva sulle tavole di tutto il Sud.
Mariapia Vecchione Mariapia Vecchione

Mariapia Vecchione

Mariapia Vecchione su SalernoNews24 accompagna il lettore alla scoperta di una realtà autentica, critica e audace. La sua formazione umanistica permette al suo sguardo di ricercare inestimabili meraviglie. Appassionata di arte contemporanea, fotografia, food&wine e viaggi, ma consapevole che “il viaggio più lungo è il viaggio interiore” (D. Hammarskjöld)

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