Tempi Moderni: Renata Caragliano, giornalista tra arte e scrittur

di Claudia Izzo-

Nell’ambito de “I Racconti del Contemporaneo”, nella VI settimana dal titolo  “Una storia sbagliata”, presso Palazzo Fruscione a Salerno,  dove è allestita la mostra “Lampi di Genio” di Philippe Halsman a cura di Alessandra Mauro e Tempi Moderni, protagonista dell’incontro di stasera sarà Renata Caragliano, critico d’arte del quotidiano la Repubblica di Napoli.

Salernitana, Renata Caragliano, è un misto di passione e di tenacia, ha fatto dell’arte e della scrittura la sua vita. Per 15 anni ha infatti lavorato presso la Società Napoletana di Storia Patria dove si muoveva tra stampe e disegni antichi appartenenti a collezioni del’700. Ha  scritto saggi e curato mostre ed è  proprio durante una di queste, organizzata a Palazzo Reale, a Napoli, dedicata ad artiste in occasione dell’8 marzo, che fu notata da Stella Cervasio, per quarant’anni vice capo servizio di “Repubblica”, prima cronista poi critico d’arte. Inizia così la carriera di Renata Caragliano presso il secondo quotidiano generalista d’Italia per diffusione totale (cartacea più digitale) e per quantità di lettori, dopo il Corriere della Sera.

Arte e parole…Com’è stato l’esordio nel quotidiano nato dall’iniziativa di Eugenio Scalfari?

Ho iniziato in punta di piedi e fra poco sono 20 anni di “Repubblica”! Stella Cervasio mi ha aiutato e supportato molto. In effetti io nasco come critico d’arte della galleria d’Arte Contemporanea di Lia Rumma, la “Lady di ferro” dell’Arte [n.d.r.]. Ho avuto il privilegio di studiare presso l’Università degli Studi di Salerno, in una delle scuole più importanti che ha visto coinvolti nomi di spicco del calibro di Filiberto Menna, Angelo Trimarco, Achille Bonito Oliva.

Intanto hai sempre curato mostre, ricordiamo tra le tante  “Al di là della polvere ”  che ben rispecchia i tempi attuali dove il dolore causato dalla guerra viene espresso per mezzo di quattro artiste provenienti da territori martoriati: una afgana, una algerina, una proveniente dal Guatemala ed una israeliana. Il messaggio è dirompente…

La bellezza di questa mostra stava nel cogliere, nel linguaggio artistico di quattro donne, tutto il malessere  della guerra in toto. Regina José Galindo originaria del Guatemala, Paese in perenne instabilità e violenza, per esempio,  conosce bene il dolore della guerra civile ed utilizza il proprio corpo in chiave politica, come denuncia. E’ lei che vince con una nuova performance il  Leone d’Oro alla 51˚ Biennale di Venezia come migliore giovane artista,  con una performance molto dura, una vera denuncia contro la dittatura. Lida Abdul  vive e lavora tra Kabul e Los Angeles. È stata la prima artista dell’Afghanistan a rappresentare il suo paese alla cinquantunesima Biennale di Venezia nel 2005. Dopo l’invasione russa è stata costretta a lasciare il sui Paese, una nomade a vita. 

L’amore per le mostre ti porta a Palazzo Fruscione stasera, protagonista di un  incontro dal titolo “Dal salto di Philippe Halsman al lancio di palline da tennis di Robert Longo”. Quali le caratteristiche di Halsman che ti colpiscono?

Il lèttone Philippe Halsman mi ha sempre incuriosito molto, con la sua vulcanica creatività, tale da  realizzare scatti, ritratti di persone influenti nell’atto di compiere un salto con la  creazione di un genere stilistico unico e rivoluzionario. Di qui la sua jumpology  per sfatare l’idea, mettere in discussione il ritratto classico dove i soggetti, dai personaggi storici alle celebrities,  diventavano uno strumento di propaganda che serviva a sottolineare il loro potere e la loro appartenenza alla nobiltà. La tradizione di rappresentare i nobili a 3/4 viene smantellata. Mi colpisce la sua ironia, la sua creatività. Halsman ha creato un gioco e si fa aiutare dal suo grande amico Salvador Dalí.

Quali le caratteristiche di Longo?

Robert Longo, americano, dall’inizio degli anni ’80 realizza scatti della società del momento fatta di hippy, arrampicatori del mondo della finanza. Realizza scatti e li proietta su carta producendo una serie di disegni intitolati “Men in the Cities” che portano Longo a diventare uno dei più noti artisti visivi degli anni ’80.  I suoi personaggi sono scontornati, sospesi nel vuoto… Longo dà vita a ritratti antropologici che appartengono ad un’altra generazione. Lui è un punk, critica il mondo frivolo, le “divise” da business man. Mette il dito su una generazione “ritrattistica”, a favore sempre della rappresentazione che veniva realizzata per lusingare, non per criticare. Io custodisco una di queste figure, realizzata in scala umana, una delle sue amiche che appare scontornata, quasi appesa nel vuoto.

(Renata mi invia la foto e ridiamo per come, attraverso la sua ombra riflessa, anche lei sia entrata in questo scatto scontornato, perdendosi in questo sfondo bianco, che evidenzia la sagoma donando carattere e definizione all’opera).

Quali similitudini vedi tra i due artisti proposti nell’incontro di stasera?

Vi è una insolita corrispondenza tra di loro. Sono entrambi contro corrente.  L’uno sembra “rimbalzare” sull’altro. Catturano l’attimo in modo da non restituire un ritratto statico. Halsman e Longo, pur vivendo  in periodi diversi, sono entrambi innovativi. 

Halsman aveva affermato: “Con un salto, la maschera cade. La persona reale si rende visibile”. Di qui la sua capacità di aver fatto saltare personaggi influenti per cogliere l’essenza delle loro personalità ed anime, un modo per “svelarli”…

Con i salti, Halsman fa si che i personaggi perdano il loro ruolo. I personaggi diventano così,  a tratti goffi. Tutti tranne Marylin , icona di se stessa con il suo potere fascinatorio, secondo me, non perde la maschera neanche saltando; continua a persistere cioè quella maliziosità nello sguardo: il suo sguardo cioè è più forte più di qualsiasi tentativo di toglierlo. Tra tutti gli scatti fotografici, Marylin governa l’obiettivo, anche mentre salta, mantiene quell’eros che la caratterizza.

Salterai come tutti gli ospiti dell’associazione Tempi Moderni? Cadrà anche la tua maschera?

Certo, salterò! La maschera protegge tutti, il gioco del nascondersi interessa tutti. Io saltando posso dire che non opporrò resistenza, al contrario di Marylin!

 

 

Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell’Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e organizzatrice del Premio Nazionale Aristeia e di iniziative culturali sul territorio nazionale. Già membro della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è attualmente membro della Commissione Vigilanza. Docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull’emittente RCS75. Già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro “La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.

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