“Homo Faber, costruire tra ‘800 e ‘900”: il nuovo libro di Francesco Ricciardi.
Il 27 Marzo, presso il Comune di Salerno (Palazzo Guerra), alle ore 17.00 ci sarà la presentazione de nuovo libro di Francesco Ricciardi dal titolo “HOMO FABER costruire tra ‘800 e ‘900”. Interverranno il Sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, il Prof. Alfonso Conte (Presidente della Società Salernitana di Storia Patria), la Prof.ssa Federica Ribera (Università degli Studi di Salerno), l’Ing. Raffaele Tarateta (Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Salerno) e l’autore Francesco Ricciardi. Approfondisce l’argomento l’autore del libro stesso, nel corso di un contatto telefonico.
Il titolo del “HOMO FABER costruire tra ‘800 e ‘900” richiama una famosa locuzione latina “Homo faber fortunae suae” di Appio Claudio Cieco (filosofo, letterato e politico dell’età romana repubblicana), citato nella sua opera “Sententiae” in cui l’autore si focalizza sulla figura dell’uomo e la sua volontà di puntare sul destino in senso positivo. In età moderna il termine si ricollega principalmente all’uomo chiamato all’azione del fare, assecondando il proprio istinto creativo e ingegnoso. Homo Faber è il tuo bisnonno Germano Ricciardi. Mi puoi descrivere la sua figura?

Germano Ricciardi è un ingegnere nato a Salerno nel 1855, in Palazzo Giannattasio. Suo nonno era stato carbonaro e pertanto imprigionato dai Borboni dopo i Moti del Cilento del 1828, per cui la famiglia versava in una situazione di particolare decadimento. Animato dal bisogno di superare questa condizione, Germano, mandato dal padre all’Università per studiare alla Scuola di Ingegneria di Napoli, divenne un brillante studente, mentre il fratello, Francesco, invece divenne un bravo avvocato.

Dopo la laurea si sposò e visse per un certo periodo a Salerno, impiegandosi alla Provincia nel 1878. Gran lavoratore, non si è mai risparmiato nella sua vita, non ha mai conosciuto svaghi, ma ha lavorato col solo intento di creare una posizione per sé e per la famiglia non tanto economica ma piuttosto di impegno civile; ovviamente poi c’è stato, nel tempo, anche il riscontro economico. Proprio in quel periodo, Roma si attrezzava per diventare una degna Capitale d’Italia con la realizzazione di numerosi edifici in stile umbertino; nel contempo a Napoli si realizzavano numerosi nuovi edifici, quartieri nati sull’onda del Risanamento. Germano entrò in contatto con l’Ingegnere Michele Scafati di Isernia per formare con lui una Società, lasciando la provincia per lavorare tra Roma e Napoli.
Il libro presenta le tappe storico-professionali e imprenditoriali del tuo bisnonno Germano. Si descrive in particolare il trascorso di quattro decenni, a cavallo tra l’ottocento e il novecento, anni in cui assistiamo anche all’evoluzione stilistica dell’architettura: dal periodo eclettico legato allo stile Umbertino si passa, di fatto, al suo naturale sviluppo verso nuove forme architettoniche legate al Liberty, lo stile cosiddetto Floreale, interpretazione italiana dell’Art Nouveau. Quali sono state le principali tappe professionali dell’Ingegnere Germano Ricciardi?
La Società creata assieme all’Ingegnere Michele Scafati la “Scafati & Ricciardi”, negli anni 80 dell’800, ha realizzato molto sia a Napoli, nel quartiere del Vasto e in Pontenuovo, sull’onda delle leggi del Risanamento, ma anche nella Roma umbertina. Il libro evidenzia, oltre alla parte tecnica, anche lo scenario politico-sociale del tempo, raccontando il particolare momento storico delle città e del boom edilizio soprattutto nella Capitale.


Alla fine degli anni 80, questo boom edilizio si rivelava una sorta di flop, a causa di una sopraggiunta grandissima crisi che costrinse alla chiusura di tutti i cantieri. Compresa la mutata situazione economica, la “Scafati & Ricciardi” che aveva, di fatto, ancora molti cantieri aperti, alcuni dei quali per fortuna conclusi, decise di sciogliere la Società. Germano fece così ritorno a Napoli, abitando nella Villa dalla Piccola Floridiana, di cui fu per qualche anno proprietario. La Società aveva fruttato a Germano un certo benessere economico tale da poter affrontare da solo la creazione di una eventuale nuova Impresa. Nel frattempo acquistava dei suoli per realizzarci un villino nel Parco Margherita. Entrato in contatto con due ingegneri di cui uno salernitano, l’ingegner Borrelli (residente nell’attuale Palazzo Giannattasio a Salerno, all’epoca Palazzo Borrelli), e Mannajuolo, il più giovane degli ingegneri e di origine napoletana, forma una nuova Società di cui Germano era in realtà il leader in quanto più anziano dei tre e con una certa e consolidata esperienza imprenditoriale. Alla fine degli anni novanta dell’800, nasceva quindi la “Società Ricciardi, Borrelli e Mannajuolo”, operante principalmente a Napoli.

Con l’arrivo dell’architetto Giulio Ulisse Arata, conosciuto a Milano, la Società affida a quest’ultimo l’incarico di progettista delle Terme di Agnano, progetto ambizioso, assai caro all’Impresa. Pensando sempre in grande, gli ingegneri crearono la Società delle Terme di Agnano la cui costruzione non era soltanto il fine ma era anche un mezzo per far nascere un polo termale importante, posto nella conca di Agnano. Da poco laureatosi a Milano, Arata offrì il suo particolare stile architettonico, oltre che alle Terme di Agnano, anche a Chiaia, al Parco Margherita, realizzando anche l’asse di Via dei Mille con Palazzo Leonetti e altri ulteriori due palazzi e infine Palazzo Mannajuolo. Germano, sempre su progetto di Arata, realizzò per sé la palazzina Paradisiello collocata nel Parco Margherita.

L’Impresa si esprimeva con un tocco di elegante architettura liberty, soprattutto nei nuovi quartieri partenopei di Via dei Mille, Via Filangieri, e Parco Margherita. Successivamente ottenne l’appalto per la realizzazione del Palazzo di Giustizia di Roma risalente al 1897, progettato dall’architetto Guglielmo Calderini. L’attività prevalente della Società si svolse in particolare tra la fine dell’800 e il 1915 circa.


Il cosiddetto “Palazzaccio” è stato sicuramente il lavoro principale, portato a completamento, nonostante le numerose difficoltà. Esso ha sicuramente dato importante visibilità all’Impresa portandola a lavorare molto su Bologna, Ancona e Milano.
La figura di Germano è quella di un uomo che, laureatosi in Ingegneria a Napoli, pur facendo parte della borghesia meridionale spezza considerevolmente i giudizi di molti storici che da sempre l’hanno vista come parassitaria e arretrata. In realtà l’Ingegnere si evidenzia come impegnato professionista nel campo edilizio che ha contribuito, di fatto, allo slancio evolutivo della società post-unitaria. Ci puoi descrivere il Germano imprenditore?
L’uomo imprenditore è quello impegnato prima nella “Scafati & Ricciardi” e in seguito nella Società “Ricciardi, Borrelli e Mannajuolo” operante in primo tempo principalmente a Napoli e Roma, ma in seguito in altre tra le maggiori città italiane. Di fatto la Società si configura come la prima impresa d’Italia per numero di addetti, con cantieri aperti nella città partenopea, nella Capitale, ad Ancona, con la realizzazione dell’Ospedale “Umberto I”, a Bologna con il Palazzo delle Poste, le reti fognarie e un mercatino a via San Gervasio. Una mia riflessione: In linea generale, sui libri di architettura, ci si focalizza sempre sulla storia degli architetti, ma degli imprenditori se ne parla sempre poco.


Si approfondisce sempre poco sulle vicissitudini imprenditoriali, dando maggiore spazio al progettista. Un’opera di architettura si deve soprattutto al committente o all’imprenditore che la realizza e chiaramente al progettista che è l’artista, ma di questi tre l’anello centrale, l’impresa viene spesso trascurato.
