Tempi Moderni: Zuliani: La fotografia sarà convulsiva o non sarà

di Maria Beatrice Russo-

Continuano gli appuntamenti de I Racconti del Contemporaneo a Palazzo Fruscione nell’ambito della mostra “Lampi di genio” dedicata alla fotografia di Philippe Halsman a cura di Alessandra Mauro, in collaborazione con Contrasto e l’Archivio Halsman di New York. La mostra e la rassegna sono organizzate dall’Associazione Tempi Moderni, da dieci anni presente a Salerno con mostre, ed eventi,  di respiro internazionale.

Ieri sera, 21 marzo, è stata ospite della rassegna la professoressa Stefania Zuliani, docente di Teoria della Critica d’Arte presso l’Università degli Studi di Salerno. L’incontro, “La fotografia sarà convulsiva o non sarà.”

Presenze surrealiste nella fotografia di Halsman”, è stato aperto dai saluti del direttore scientifico di Tempi Moderni, il professore Alfonso Amendola, che ha ricordato l’eredità raccolta dalla professoressa Zuliani dal suo maestro Angelo Trimarco, da poco scomparso e al quale l’incontro è dedicato.

Sul fil rouge della gratitudine è proseguita anche l’introduzione della giornalista Erminia Pellecchia che ha riportato la memoria dei presenti anche il magistero di Filiberto Menna. Trimarco e Menna organizzarono negli anni Settanta l’importantissimo convegno di “Studi sul Surrealismo” che portò a Salerno nomi tutelari della cultura italiana, un convegno durato tutto un anno accademico, un po’ nella modalità in cui Tempi Moderni e la Fondazione Menna oggi realizzano i loro eventi, nell’apertura alla collettività e all’accademia. Trimarco ha dedicato la sua carriera alla riscoperta del Surrealismo, recuperando la grande lezione di André Breton, di Antonin Artaud e di Salvador Dalì e riconducendo al presente questa ricchezza e facendone uno strumento di analisi del nostro tempo.

Il titolo dell’incontro è la conclusione di “Nadja” di Breton, è un richiamo ai pilastri del Surrealismo per il quale  la fotografia è fondamentale. La professoressa racconta, appassionando il pubblico, le idee dei surrealisti, l’ “inconscio ottico” descritto da Benjamin che ci fa vedere ciò che non sappiamo vedere, la fotografia in qualità di stato di trasformazione ci svela questo non visto, e Halsman interpreta con i suoi salti questo movimento, mutamento e divertimento.

La fotografia, come nella figura del Minotauro di Man Ray, non documenta ma rappresenta la rinuncia a una dimensione razionale, è lontana dall’utile ed evocatrice.

Halsman non lavora sulla scrittura automatica dei surrealisti, preferisce, invece, il metodo paranoico-critico proposto da Dalí in cui si lavora sul rimosso.

I rapporti con i surrealisti nascono da una sensibilità comune, non sempre manifesta in modo evidente, ma che è presente in tante delle fotografie di Halsman come i riferimenti all’antico. Accostando le opere di Man Ray e Halsman si possono, infatti, scovare alcuni elementi iconografici assai simili soprattutto se si va alla radice delle composizioni è possibile notare questo forte sentire comune. È il caso della segmentazione del corpo in cui le gambe diventano protagoniste o l’incontro con alterità.

È con Dalí che Halsman stabilisce il sodalizio più proficuo, trent’anni di amicizia e collaborazione che consolidano un rapporto lontano dall’essere a senso unico, costruiscono insieme a partire da una condivisione di una prospettiva. Grazie alle sperimentazioni tecniche Halsman riesce ad assecondare i guizzi creativi di Dalí in un clima non competitivo, ma collaborativo.

Il loro rapporto inizia per la realizzazione degli scatti dello spettacolo “Labyrinth” per il quale Dalí cura i costumi e troverà poi uno dei momenti più alti in “Dalì Atomicus” che incarna le trasformazioni del Novecento, dell’atomica e che è frutto di un lavoro pazientissimo, di cui sono presenti in mostra i provini.

Entrambi gli artisti si mettono in gioco come ben dimostra “Mustache” l’intervista fotografica in cui Halsman, e le sue fotografie, sono l’intervistatore e Dalí risponde attraverso i suoi baffi, all’Archivio di Stato di Salerno, una delle sedi della mostra diffusa “Lampi di genio”, è conservata una copia di questo originalissimo libro.

La lectio della professoressa Stefania Zuliani è stata un’occasione privilegiata per conoscere questa fase della vita e della carriera di Halsman, un momento di incontro e di omaggio ai grandi protagonisti del magistero della Storia della critica d’Arte salernitana.

 

Fotografie a cura di Tiziana Varani-Lab 147

Maria Beatrice Russo

Ultimi articoli di Maria Beatrice Russo