La Traslazione di San Matteo a Salerno: una leggenda quasi sconosciuta tra storia e incanto.
Gli avvenimenti narrati in questa storia salernitana, a molti sconosciuta, costituiscono un perfetto connubio tra una leggenda popolare e miracolo cristiano. Si racconta che, in epoca longobarda, sotto la dominazione del Principe Gisulfo I (933-977 d.C.), viveva a Salerno un uomo dal nome Andrea, padre di un fanciulla le cui condizioni di salute assai precarie facevano sperare, purtroppo, nulla di buono. Una notte, il povero Andrea fece un sogno premonitore: con la figlia quasi in fin di vita, dinanzi al disperato padre comparve l’immagine di se stesso che, camminando lentamente sulla riva di un mare apertosi dinanzi ai suoi occhi cullava dolcemente tra le braccia la figlia malata. Lungo il percorso, come d’incanto, una figura scura, forse uno spirito dai lineamenti orribili, con veloce violenza sottrasse all’uomo la povera fanciulla. Rimasto per un momento atterrito per l’accaduto, mentre prendeva coscienza della violenza subita, un uomo, avvolto da uno splendido mantello, gli chiese cosa fosse successo. Dopo avergli raccontato, con grande forza d’animo e con minuzie di particolari l’accaduto, l’uomo dal fulgido mantello, rincorse il terrificante spirito, lo atterrì sottraendogli la fanciulla ammalata e restituendola subito alle braccia del padre.

L’uomo gli confessò poi di essere l’Apostolo San Matteo il cui corpo era stato traslato proprio due giorni prima a Salerno. Risvegliatosi, la mattina seguente, Andrea corse a vedere come stava la figlia e, con suo grandissimo stupore, la trovò completamente guarita. Felice e allo stesso tempo quasi incredulo di ciò che aveva sognato e della prodigiosa guarigione della figlia, fece immediatamente visita al Vescovo per renderlo partecipe di tale incredibile evento!

Si narra, inoltre, che anche un’altra fanciulla, malata e sofferente a causa di forti dolori all’addome, portata in prossimità della tomba del Santo Patrono, guarì prodigiosamente da tutti i suoi malanni. Al di là dell’evento miracoloso e delle leggende popolari, la traslazione delle spoglie di San Matteo viene storicamente descritta in un manoscritto dell’Anonimo salernitano “Chronicon Salernitanum” risalente, probabilmente, alla fine del X secolo d.C. Nel capitolo 165 così descrive: “In primis temporibus inventum est sacratissimum corpus beati Mathei apostoli in Lucanie finibus, atque cum debito honore per iussionem iam fatti Gisulfi principi Salernum deducitur”.

Vi sono, tuttavia, altri due testi, forse più dettagliati, la “Traslatio sancti Mathei” e il “Sermo sancti Paulini”, anch’essi realizzati a poca distanza dalla traslazione di San Matteo, ma di cui non sono a noi pervenuti i manoscritti originali bensì copie risalenti all’ XI secolo circa distribuite, inoltre, in numerosi centri monastici. In questi due testi si fa riferimento preciso della data della traslazione, 954 d.C., ma non è ben chiaro il giorno che molto probabilmente è stato fatto coincidente con la data delle celebrazioni del Santo Patrono, che in tempi antichi avvenivano il 6 di maggio e non il 21 settembre (data delle festività attuali). La storia descritta nella “Traslatio santi Mathei”, testo in latino medievale su pergamena conservato nella Sala Capitolare della Cattedrale di Benevento, descrive che nel 954 una donna, dal nome Pelagia, una notte ebbe la visione di San Matteo. Nel sogno il Patrono invitava la donna a spronare suo figlio, il monaco Atanasio, a cercare le sue spoglie all’interno di antiche terme a Velia, in Cilento. Seguite alla lettera le disposizioni della madre, Atanasio effettivamente trovò le sacre spoglie, tra le erbacce, sotto un altare di marmo. Recuperate le sacre reliquie, il monaco tentò di imbarcarsi su una nave alla volta di Costantinopoli, ma il mare in tempesta ostacolò il suo viaggio. Atanasio nascose, allora, le spoglie all’interno di una chiesa in località “ad Duo Flumina” l’attuale Marina di Casal Velino.

Da lì, per volere del Principe longobardo Gisulfo I, le spoglie furono traslate a Salerno e accolte all’interno dell’antica Cattedrale di Salerno dedicata a Santa Maria degli Angeli. Su tale chiesa, nonostante i numerosi pareri discordanti di molti storici, venne poi realizzo l’attuale Duomo per volere del Duca normanno Roberto il Guiscardo, (importante luogo sacro che doveva conservare le reliquie di San Matteo) e consacrato da Papa Gregorio VII nel luglio del 1084.

