Il Racconto della Domenica: “L’indifferenza”
di Maria Pagano-
Senza rendersene conto, tutti gli abitanti di Apàtia erano capitolati…L’Indifferenza è ghiaccio che buca le ossa.
All’inizio qualcuno aveva provato a resistere, poi, non solo aveva ceduto, ma era diventato addirittura il peggiore degli indifferenti. Costui pur non essendo un uomo ricco era solito aiutare questa o quella famiglia che stava attraversando un periodo difficile. Generoso, questo era il suo nome di battesimo, al mattino presto scendeva dai monti e in gran segreto, furtivamente, davanti alla porta deponeva l’aiuto sperato e invocato a chi non stava vivendo un bel momento. Il buon uomo non faceva in tempo a tornare indietro che le urla di gioia lungo la strada del ritorno lo raggiungevano. Fare del bene lo riempiva di gioia, inoltre agire senza mostrarsi rendeva le sue gesta prive dell’obbligo a cui inevitabilmente viene sottoposto l’aiutato. Così da dieci anni quella misteriosa magia veniva profusa nelle viuzze di Apàtia intervallate da antiche scale di marmo e fiere aiuole dove svettavano educati gerani abituati a sopravvivere anche senza acqua.
Un tempo non molto lontano nella pacifica e ordinata comunità la vita scorreva tranquillamente, si conoscevano e rispettavano tutti. Sulle scale, nelle scuole, per strada, nei bar, in chiesa, dappertutto si udivano cortesi: Buongiorno, buonasera, ciao, arrivederci, salve. Quella educata e civile tiritera si ripeteva più volte, da mattina a sera. Nella magica valle circondata da abeti suonatori e grilli festanti anche gli animali erano rispettati e amati. Sotto il firmamento estivo o invernale i bambini non smettevano mai di giocare, inutili erano i richiami delle madri dalle finestre mentre preparavano la cena. Purtroppo come tutte le cose quello stato di grazia rapidamente, svanì…
L’indifferenza è ghiaccio che buca le ossa ripeteva tra sé Generoso. Come è potuto accadere? Perché la gente è distratta, disumana, demoralizzata, diffidente, perché accelera, perché non si aiuta, non si saluta più? Siamo diventati esseri spregevoli, invisibili, cattivi l’uno con l’altro…
Pietrificato dal comportamento del paese di Apàtia anch’egli dopo tanta resistenza fu raggiunto dal virus dell’ indifferenza. Tutti i buoni propositi, la fiducia nella gente, l’innata solarità, di colpo capitolarono, anche Generoso alla fine si uniformò al freddo gregge della noncuranza.
Chiuso nella cecità del silenzio da quel giorno non scese più a valle. Deluso, nel suo giardino, meditava sul comportamento sociale di quel ridente paesino che un tempo era l’invidia di tutti i forestieri, ed ora pigramente affondava nell’oceano dell’egoismo. Fumando la pipa, rassegnato malinconicamente piangeva.
Quel brutale cambiamento gli aveva disegnato dentro il crepacuore della sconfitta umana, il vuoto dei pozzi asciutti. Mentre assorto pensava al passato, l’orologio del campanile della chiesa semideserta che affacciava sul fiume, un tempo chiaro come la neve, puntualmente scandì il tempo perduto. Per non dimenticare ripescò ad un tratto alcuni episodi di sana allegria che avevano coinvolto anni addietro tutto il paese, e gli sovvenne quando tutti rincorsero la fuga dei maialini, e a seguire quella volta che il figlio del sindaco rubò la bandiera del comune per costruire insieme agli amici un aquilone.
Ring, ring, ring. Il telefono! Aveva dimenticato di possederne uno…
- Pronto!
Dall’altro capo: -“Ma Buongiorno!”
Il cuore nella gabbia toracica incessantemente velocissimo iniziò a battere.
- Generoso, sono Margherita! Come stai?
Dopo tanti anni la maestrina del paese di cui perdutamente da ragazzo si era innamorato lo aveva cercato. Ella aveva sempre avuto un modo unico e meraviglioso di salutare chiunque, conoscenti e stranieri: “MA BUONGIORNO”! Quel saluto speciale era una canzone che raggiungeva la congiunzione dei pianeti, i letti degli ammalati, gli occhi dei bambini che aspettavano in fila di crescere e scrivere la vita.
Margherita aveva il dono speciale di ascoltare le persone, lei non era indifferente, lei era una contagiosa ambasciatrice di solare umanità-. In quell’istante, appena terminò la conversazione comprese, quando era cambiato, quando il paese era mutato…fu quando andò via Margherita, quando smise di aiutare i suoi compaesani, quando le persone non trovarono davanti alla porta il dono della speranza. Fu quando le tasse aumentarono e cessò il lavoro, quando il padre smise di parlare con il figlio. Fu quando sulla spiaggia le onde lasciarono i corpi di tanti bambini e tutti cambiarono canale. Fu quando dal cielo di una terra stretta caddero le bombe e nessuno scese in piazza.
Nasce così l’indifferenza, ci mette un attimo, diviene forte, e si ripete attraverso il susseguirsi di nefaste scelte prima soggettive e poi di massa. Attecchisce e si radica in fretta dentro le teste e sotto i tetti del mondo. Arrendersi ad essa è l’ombra della morte.
Dopo la luminosa telefonata osservando la fatica costante delle formiche nel suo giardino, Generoso si convinse che nulla era ancora perduto. Prese il cappotto, indossò il cappello e dopo tanto tempo come Cincinnato tornò nell’orto felice della sua gente. Ringiovanito nell’anima trascorse tutto il giorno salutando ad uno ad uno tutti i paesani con la sua voce limpida e gialla: “MA BUONGIORNO”!
Qualcuno lo guardava stranito, altri lo ignorarono, ma i bambini sorridendo lo salutarono quasi tutti, forse niente era ancora perduto, forse il mondo poteva ancora essere aggiustato.
