“Cent’anni di solitudine”, il capolavoro di Marquez è in tv.
Umberto Mancini-
Trasferire su carta un’opera letteraria è sempre un’operazione rischiosa.
Inevitabilmente rendere visibile la fantasia di uno scrittore attraverso il filtro di un regista e di una produzione cinematografica, significa raggiungere dei compromessi. Compito del regista è quello di restituire allo spettatore il senso del racconto racchiuso tra le pagine di un libro.
Nel 1967 esce Cent’anni di solitudine, libro considerato una delle pietre miliari della letteratura contemporanea e che valse all’autore Gabriel Garcia Marquez il premio Nobel nel 1982.
La storia della famiglia Buendia attraverso sette generazioni e la creazione del villaggio di Macondo raccontati nel volume, hanno stuzzicato più volte Hollywood e le produzioni faraoniche ma la famiglia dello scrittore colombiano si è sempre rifiutata di cedere i diritti televisivi e cinematografici. L’idea che gli effetti speciali potessero in qualche modo svilire il senso del racconto era il principale pericolo che ha frenato gli eredi che non si sono lasciati sedurre da proposte “importanti” dell’industria americana.
Grande curiosità ha destato la notizia della produzione della serie televisiva da parte di Netflix, sia negli stimatori del libro di Marquez sia in tutti quei critici che non hanno mai visto di buon occhio la trasposizione cinematografica di un testo.
Un romanzo ricco di personaggi caratterizzato dalla totale assenza di dialoghi: come sarebbe mai stato possibile riportarlo sullo schermo televisivo?
“Il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio” questo il celebre incipt che introduce il lettore al mondo magico di Macondo. Sarebbe mai stato possibile trasferire su pellicola la nostalgia, il ricordo e il dramma racchiusi in queste poche righe?
Dopo averla vista posso dire che è tra le migliori trasposizioni in cui si sia adoperata l’industria televisiva e cinematografica.
Personalmente avevo delle remore: quando ho comprato il libro, diverse decadi or sono, non sono riuscito a leggerlo subito. Un flusso narrativo inarrestabile, tanti personaggi e tutti fondamentali mi hanno messo in difficoltà da subito, per cui è rimasto a lungo uno di quei libri di cui rimandavo la lettura. Solo una decina di anni fa ho deciso di riprovarci concludendo la lettura in pochi giorni. C’è voluto del tempo ma la straordinaria novità letteraria di Marquez mi ha coinvolto totalmente in età matura, e resta uno dei miei libri del cuore.
Le atmosfere magiche ed oniriche sono perfettamente restituite, la scelta di produrre in Colombia, gli attori sconosciuti e soprattutto la sapiente riscrittura di un testo non facile da leggere, fanno di questa serie uno tra i migliori prodotti in circolazione.
La malinconia, la critica al potere e a tutte le dittature, la forza della terra, le radici come senso di appartenenza sono tutti valori raccontati da Gabo (questo il nomignolo con cui è popolarmente conosciuto non solo in Colombia) attraverso metafore e figure allegoriche perfettamente fruibili anche per chi non conosce il testo e vengono rese esplicite proprio nello stesso stile dell’autore e come lui avrebbe voluto.
La serie si sviluppa in otto puntate ed è presente su Netflix. Assolutamente consigliata.
