Il POST Sanremo, prima serata
di Carlo Pecoraro
Nemmeno Tony Effe è riuscito a essere così sessista come il tizio, che dal pubblico urla: “Si na preta” a Rose Villain, fasciatissima in abito rosso.
Effe, al contrario, è romantico, mezzo Califano e mezzo Gabriella Ferri e riporta il dialetto romano sul palco dell’Ariston: “Damme ‘na mano” a farci dire, tutti in coro: Anche no Tony. Belle le canzoni di Brunori e Cristicchi un po’ meno Giorgia. Che come scrive il bassista Domenico Andria su FB: “Quann o piezz fa cxxx manco Giorgia u po’ accuncià”. Amen!
E mentre sui social imperversa il meme Guerre Stellari di Jovanotti: Lorenzo si è presentato in abito color oro stile C1-P8. Willie Peyote riesce a riportare i Jalisse sul palco, anche se solo nella sua canzone.
Tu vorresti che la gente ti capisse,
la ami come se lei ricambiasse
E c’hai provato anche più volte dei Jalisse
ma l’insistenza non è mai così di classe
Bravo Lucio Corsi, che sul palco ha il volto pittato di bianco e i capelli lunghi alla Peter Gabriel del Live at Shepperton Studios del 1973.
Questo è anche il festival con meno autotune degli ultimi anni. E anche quello con meno rap – l’unico che si può definire tale è Shablo -. Achille Lauro entra nella top five immeritatamente mentre Sanremo è Sanremo perché è il pop ha dover vincere. E allora chapeau ai “cuoricini” di Coma Cosa. A domani
