Olocausto o Shoah, il dolore dell’umanità

Ogni anno in questo giorno, è doloroso già soltanto pensare all’orrore a cui l’uomo è arrivato. E’ doloroso immaginare le situazioni, la follia, il distacco dalla vita, pur restando in vita.

E’ difficile cercare di comprendere come tanto odio sia penetrato così nel popolo tedesco. E’ difficile capire le ragioni del consenso, da cercarsi comunque nelle pagine della Storia.

E’ questo il giorno, il 27 gennaio, in cui nel 1945 le truppe della 60° Armata Russa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Con la scoperta del campo di prigionia Auschwitz, fu rivelato al mondo l’orrore del genocidio nazista, tra strumenti di tortura e superstiti.  Anche se, circa sei mesi prima di Auschwitz fu liberato il campo di concentramento di Majdanek e conquistati i territori in cui si trovavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka, fu scelta il 27 gennaio per la celebrazione del giorno della Memoria.

Parliamo dunque di  Olocausto, dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos, “bruciato interamente”), a sua volta composta da ὅλος (hòlos, “tutto intero”) e καίω (kàiō, “brucio”per indicare il “Sacrificio supremo, nell’ambito di una dedizione totale a motivi sacri o superiori”; identificato più correttamente con il termine Shoah (in ebraico: שואה‎, lett. “catastrofe, distruzione”). “In Genesi (22), Dio disse ad Abramo Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su un monte che io ti indicherò. Nei culti cananei, tenutisi nello specifico nella valle dell’Hinnom, l’olocausto indica il sacrificio umano al dio Moloch.”

“Nel greco antico (e, successivamente, nel latino come holocaustum) questo termine indicava un tipo di sacrificio religioso in cui il corpo della vittima animale, dopo l’uccisione, veniva completamente bruciato, così che nessuna parte commestibile poteva essere consumata. Questo rito religioso era praticato nelle epoche antica e arcaica sia nel mondo greco sia in quello ebraico, come pure in altre civiltà dell’Asia Minore. Nell’italiano antico compare come termine poetico-letterario, derivato dal latino, con il valore metaforico di “sacrificio estremo”, anche in forma aggettivata: ad esempio, nella prosa di D’Annunzio, che definisce “città olocausta” la città di Fiume dopo i bombardamenti.”

Molti Ebrei trovano inappropriato l’utilizzo del termine Olocausto, associando l’uccisione di milioni di ebrei ad una “offerta a Dio”.  Shoah che significa “desolazione, catastrofe, disastro” è il termine adottato più recentemente per descrivere specificamente la tragedia ebraica di quel periodo storico.

La Germania nazista eliminò così intere categorie di persone ritenute “inferiori”, “indesiderabiili”: furono eliminati circa i due terzi degli Ebrei d’Europa, le popolazioni slave delle regioni occupate nell’Europa orientale e nei Balcani, neri europei e, quindi, prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, massoni, minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali e portatori di handicap mentali e fisici.

Tra il 1933 e il 1945, furono circa 15-17 milioni le vittime dell’Olocausto, di entrambi i sessi e di tutte le età, tra cui 4-6 milioni di ebrei grazie alla perfetta macchina di distruzione nazista, fatta di un vero apparato amministrativo, economico e militare volto al terribile fine.

Nomi, Olocausto e Shoa che celano quello che la Storia ricorda come la tragedia più grande che il genere umano abbia inflitto a se stessa

 

 

Antonietta Doria

Già docente di Lingue e Letterature Straniere, ama la lettura, la civiltà greca, l'enigmistica e la sua Volcei. Appassionata di antiquariato è una profonda conoscitrice del mondo Shakespeariano, di miti e Leggende. La scrittura è la sua nuova frontiera.

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