Il Potere logora chi non ce l’ha
“Il potere logora chi non ce l’ha” è una celebre espressione di Giulio Andreotti che descrive bene la frustrazione di chi, avendo assaporato il potere, si trova ora a dover affrontare realtà in cui gli altri decidono per lui. In Italia, questo comportamento è emerso chiaramente tra i partiti di opposizione, specialmente in relazione alla crescente visibilità politica della Premier Giorgia Meloni, che ha recentemente guadagnato attenzione internazionale grazie a eventi significativi come la liberazione della giornalista Cecilia Sala, detenuta ingiustamente in Iran, gli incontri con importati esponenti del governo americano e la partecipazione, come unico leader europeo, alla cerimonia di investitura del presidente degli Stati Uniti che hanno messo in evidenza il nuovo ruolo dell’Italia sulla scena geopolitica.
La Meloni non solo ha rafforzato i legami tra Italia e Stati Uniti, ma ha anche dimostrato come la politica estera italiana possa giocare un ruolo cruciale su scala globale.
Tuttavia, all’interno del panorama politico italiano, la reazione della sinistra è stata di incomprensione e critiche che, invece di riconoscere il potenziale di dialogo e cooperazione che questa nuova visibilità potrebbe offrire, si è concentrata su questioni marginali. Argomenti come il controverso saluto di Elon Musk o la recente vicenda riguardante il generale libico Khalifa Haftar, hanno distolto l’attenzione da questioni ben più sostanziali.
La decisione del governo di non arrestare Haftar durante la sua visita in Europa, in linea con il comportamento di altri stati europei, si inserisce in un contesto geopolitico delicato. La Libia riveste un’importanza cruciale per l’Italia, soprattutto data la sua posizione rispetto al fenomeno dell’emigrazione clandestina. Haftar, controllando ampie zone del paese, gioca un ruolo significativo nella stabilità regionale. Arrestarlo avrebbe potuto compromettere relazioni già fragili e influenzare negativamente le dinamiche migratorie.
Tuttavia, anche su questo episodio, la risposta della sinistra è stata di forte critica, piuttosto che di supporto in una scelta così delicata. Questo atteggiamento evidenzia una tendenza a distogliere l’attenzione dalle reali dinamiche geopolitiche e dai temi sostanziali, mostrando una mancanza di argomentazioni concrete da contrapporre a un governo che, pur con le sue controversie, sta cercando di riaffermare l’Italia come attore fondamentale sulla scena europea e mondiale.
Criticare Meloni o le sue azioni senza offrire alternative credibili non solo non contribuisce al dibattito pubblico, ma appare anche come un segno di debolezza politica. La sinistra ha l’opportunità di costruire un’opposizione forte, basata su ideali e visioni contrastanti, ma sembra preferire la strada dell’attacco personale e della svalutazione della leader, mentre in un momento storico come questo, in cui Europa e Stati Uniti affrontano sfide comuni, è fondamentale lavorare per un dialogo costruttivo.
L’attuale stagione politica, caratterizzata da conflitti e instabilità, richiede una maggiore maturità da parte di tutti i soggetti coinvolti. La sinistra potrebbe avviare un vero confronto centrato su questioni di sostanza, piuttosto che su dettagli insignificanti. Riconoscere e dare spazio al ruolo di Giorgia Meloni nei rapporti internazionali potrebbe non solo favorire una maggiore stabilità politica in Italia, ma anche contribuire a un clima di collaborazione con i nostri partner strategici.
È giunto il momento di spostare l’attenzione dalla polemica sterile alla costruzione di un futuro condiviso. La politica richiede visione, unità e capacità di affrontare le sfide con un approccio collaborativo, per il bene del Paese e della sua posizione nel mondo.
Solo attraverso un dialogo costruttivo possiamo sperare di navigare le complessità del nostro tempo.
