Intervista a Rosario Valastro, Presidente Nazionale CRI
La dicitura “Un’Italia che Aiuta” è annerita, però c’è» – ha dichiarato il Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, riferendosi allo stendardo trovato nella sede della CRI di Cava de’Tirreni, resa inutilizzabile da un incendio doloso verificatosi nella notte tra il 5 e 6 gennaio. Durante il suo intervento, ha aggiunto «Io vengo dalla Sicilia, io certe cose le capisco. Quando si fa questo è perché si sta facendo bene, facendo qualcosa che migliori la vita della nostra comunità».
A venire meno è un importante presidio sanitario ormai inutilizzabile, sede che ospitava al suo interno altre attività importanti per il territorio: le Officine della Salute, la Sala Operativa di Protezione Civile,l’aula didattica, l’ufficio medico.
Raggiungo il Presidente Valastro e parliamo della CRI, della sua importanza, del ruolo dei volontari.
Rosario Valastro, siciliano, iscritto all’albo degli avvocati di Catania, cassazionista, Volontario CRI, Ispettore di Gruppo, Ispettore Provinciale, Ispettore Regionale, Vice Ispettore Nazionale, Presidente Nazionale Italiano della CRI. Sul piano internazionale, è attualmente membro della leadership platform del Comitato Internazionale della Croce Rossa sui ricongiungimenti familiari, nonché di quella della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sulle migrazioni. Dal 2021 inoltre, fa parte della Commissione per lo studio e lo sviluppo del diritto internazionale umanitario, costituita presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Organizzatore e relatore in decine di convegni ed eventi, sia nazionali che internazionali, ha rappresentato numerose volte la Croce Rossa Italiana all’estero, come ad esempio nei meeting statutari del Movimento (quattro Conferenze Internazionali, tre Assemblee Generali della Federazione, tre Conferenze del Mediterraneo) e in diverse Assemblee Generali dell’ONU. È Consigliere Qualificato in materia di applicazione del Diritto Internazionale Umanitario nei conflitti armati.
Io provengo dal mondo degli scout che con l’educazione familiare mi ha avvicinato ai bisogni della comunità. A 18 anni al Liceo Classico di Acireale, nell’ambito di un’assemblea fu organizzato un incontro con i volontari della CRI, ne rimasi colpito. Sono stata attratto dal simbolo, che oggi chiamo emblema. Ho iniziato così il percorso all’interno della Croce Rossa Italiana: ideali, emblema e collaborazione sul territorio sono da sempre alla base della mia opera volontaristica.
Da volontario ad Ispettore di Gruppo, Ispettore Provinciale, Ispettore Regionale, Vice Ispettore Nazionale, Vice Presidente Nazionale e poi Presidente Nazionale, fondatore della Scuola Nazionale di Formazione per i Giovani CRI. Come si diventa volontari?
Il primo passo utile per diventare volontario è un corso, della durata di qualche settimana con incontri teorico-pratici, per entrare a far parte del movimento umanitario più grande al mondo. Entrando come volontari, consiglio l’attivazione di nuovi servizi perchè si è tutti protagonisti.
Insieme all’ANPAS ed alla Confederazione della Misericordia già nel 2006 la CRI ha parlato di cambiamenti climatici e dell’importanza di dare strumenti di informazione alla popolazione…
Dopo una missione fatta in Olanda ebbi modo di capire l’importanza dello sviluppare programmi di conoscenza e diffusione di informazione nelle scuole, università; campagne che mettono in guardia la popolazione su tematiche per poter salvare vite umane, proteggere le categorie più deboli. E’ importante aggiungere che, all’ultima conferenza sui cambiamenti climatici, la Croce Rossa ha partecipato con il mondo arabo, riconosciuta dal Governo Italiano come interlocutore.
Con i troppi scenari di guerra esistenti, si rende necessario fare la propria parte…
120 teatri di guerra, crisi umanitarie in termini di accoglienza di persone, emergenza abitativa, emergenza sanitaria, implicano la necessità di interventi da effettuare in maniera corretta e forte con formazione ben fatta. E’ importante la presenza della Croce Rossa.
Croce Rossa Italiana, Mezzaluna Rossa adottata dalla maggioranza dei paesi islamici ed il nuovo emblema indipendentemente dalla loro cultura o religione il Cristallo Rosso, sono tutti emblemi che stanno ad indicare la più grande organizzazione umanitaria del mondo che vengono ricordate l’8 maggio nella Giornata mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Oggi, praticamente com’è impiegata la CRI negli scenari di guerra?
L’impegno internazionale della CRI prevede attualmente due focus nelle zone di conflitto: in Ucraina dove c’è stato un ingente impegno di risorse con decine di milioni di euro di donazioni per la Croce Rossa e 56 moduli abitativi e 40 previsti per maggio a Žytomyr; altro focus in Medioriente con fondi per la Palestina, iniziativa umanitaria Food for Gaza e in Siria con l’apertura a Damasco di una sede in cui invieremo il nostro personale.
Siamo presenti in Sud Africa, Guinea, Ghana, Somalia, Camerun, Togo, Libano, Palestina, Israele…
Riguardo ai migranti qual è il vostro contributo?
La Croce Rossa Italiana in tutti i porti di sbarco di migranti gestisce centri di accoglienza come a Lampedusa con progetti di cooperazione, accoglienza, sostegno, informativa sui rischi…
Con la sua venuta in Campania che realtà ha trovato?
Il territorio della Campania è una bella realtà, ho visitato i comitati lo scorso anno, è stata un momento molto istruttivo, ho conosiuto una realtà a me totalmente ignota: qui si realizzano iniziative svolte dai volontari con molta capacità e fantasia, ci vuole anche intuizione, conoscenza della propria realtà, empatia.
Un suo sogno?
Il mio sogno è quello di poter dire che molte cose sono state apprese; che abbiamo distrutto la discriminazione. La strada è lunga e non dipende soltanto dalla CRI.
Un messaggio rivolto ai giovani?
Ai giovani dico di avvicinarsi al mondo della CRI, dai 18 ai 50 anni, è un bel mondo. Devono fidarsi perché qui non vengono mai giudicati.
