La delicatezza della vaniglia
di Clotilde Baccari-
Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell’apparenza, del sentimento e della volontà. (Il profumo di Patrick Süskind)

La vaniglia suscita la delizia dei sensi anche solo nel sentirne il profumo; aromatica ed evocativa, essa è la seconda spezia più costosa dopo lo zafferano e, se abbinata al cioccolato o accompagnata dal tè nero di Ceylon, fornisce una esperienza di gusto estremamente raffinata e golosa per il nostro palato.
La vaniglia deve il suo inebriante aroma alla vanillina, un polifenolo con proprietà antiossidanti e antinvecchiamento, benefiche per il sistema cardiocircolatorio e utili a contrastare i radicali liberi e le malattie tumorali. La vanillina, principio attivo della vaniglia, tra le sue peculiarità può misurare i livelli di colesterolo del corpo, prevenendo l’arteriosclerosi, l’infiammazione delle arterie e la formazione di coaguli del sangue.
Inoltre, proprio grazie al suo aroma, risulta un prezioso calmante del sistema nervoso , utile, con le sue note morbide e calde a combattere lo stress e l’insonnia; riesce a blandire la stanchezza e la depressione; riequilibra, inoltre , la psiche, evocando ricordi infantili; è molto utilizzata nell’industria cosmetica, farmaceutica, profumiera.
Già dalla fine del XIX secolo, quando la gardenia all’occhiello e il bouquet di cattleya erano un segno di distinzione sociale, gli uomini sono stati soliti fissare i capelli e lisciare i baffi con pomate e brillantine profumate di vaniglia. Negli stessi anni Aimè Guerlain, usando la vanillina di sintesi messa a punto dai chimici tedeschi Wilhelm Haarmann e Ferdinand Tiemann, realizzava il profumo “Jicky” che per le note di lavanda presenti nella composizione, venne preferito dagli uomini più che dalle donne per le quali nel 1925 Guerlain presentò “Shalimar,”un accordo di vaniglia, bergamotto e catrame di betulla, destinato a diventare uno dei capolavori della profumeria. Così dicasi anche di Coco Mademoiselle Eau de Parfum di Chanel, o Chanel N°5 e ancora Chanel Chance con le note di vaniglia insieme a quelle di iris, ambra e gelsomino, veri tripudi per l’olfatto.
Il profumo di vaniglia si offre in dono anche ai vini oltre che ai profumi, deliziando il gusto insieme all’olfatto…Anche qui l’aroma di vaniglia è dato dalla vanillina presente nei baccelli dell’orchidea da cui essa si ricava ma anche dalla degenerazione della lignina contenuta nelle botti di rovere durante il procedimento di tostatura del legno stesso. Non tutte le botti ,però, presentano la stessa concentrazione di vanillina.
Il tasso di aroma di vaniglia varia, infatti, in funzione del grado di tostatura delle botti: più il legno è tostato più la vaniglia lascia il posto ad altri aromi meno dolci: mandorla grigliata, chiodo di garofano, noce moscata o cannella.
Insieme alla anzianità della botte anche le dimensioni delle botti hanno un’influenza sull’aroma di vaniglia che varia di intensità: quanto più piccola e più vecchia è la botte tanto più esso è intenso.
Anche l’arte dello scrivere, e, nello specifico, la letteratura, fa riferimento alla vaniglia quando vuole trasmettere sensazioni derivate dalla percezione di odori e profumi: come Madame Bovary, presa da stanchezza malinconica, chiude gli occhi per godersi il profumo di vaniglia e limone che permea la barba e i capelli di Rodolphe, suo prossimo amante, così Emile Zola, nel suo romanzo “La curèe” , allude alla “soffocante dolcezza” della vaniglia per esprimere la desolazione di un mondo legato sola ad interessi materiali privo di sentimenti.
E ancora Dacia Maraini nel suo romanzo “Bagheria” si abbandona alla memoria quando con infantile intensità vive la scoperta delle proprie origini nel ripercorrere la storia della nobile famiglia materna al suo arrivo in Sicilia dopo aver trascorso due anni in un campo di concentramento giapponese.:
“ancora oggi a Bagheria si fanno dei gelati squisiti, piccoli fiori di cioccolata ripieni di pasta gelata molle e profumata, al gelsomino, alla menta, alla fragola, al cocco. Per non parlare del più tradizionale “gelo di mellone” che non è un gelato come sembra ma una gelatina di cocomero dal colore corallino disseminata di semi di cioccolato. E che dire del “gelato di campagna” che è una specie di torrone di zucchero dai colori delicati, il cui gusto al pistacchio si mescola a quello della mandorla e della vaniglia? L’ultima volta che ho mangiato i dolci di Bagheria ero in visita a villa Valguarnera in visita a zia Saretta che poi è morta lasciando la villa e tutte le ricchezze ai gesuiti, con grande dispiacere degli eredi di sangue….”
Una mescolanza di sensazioni, profumi e cromie, con un ritmo dolce di percezioni che ci riporta agli invitanti e inebrianti aromi di cioccolata, di vaniglia, di rame scaldato e di cannella che Joanne Harris, cerca comunicare al lettore nelle pagine del suo romanzo Chocolat.
Questo è il percorso lungo il quale questa essenza, di cui abbiamo narrato, ci conduce: dal lontano Madagascar dove i fiori della vaniglia vengono impollinati a mano dalle donne del villaggio, fino al profumo di casa, di infanzia, di protezione, di lontani ma tenaci affetti, regalandoci una piacevole sensazione di benessere interiore.
