60 anni di dischi, buon compleanno Disclan
di Carlo Pecoraro-
La frase dello scrittore Nick Hornby, Mario e Elisabetta Maysse la tengono ben in mostra: “I negozi di dischi non possono salvarti la vita, ma possono dartene una migliore”. E una vita migliore, Luciano Maysse e i suoi due figli, certamente l’hanno offerta ai tanti appassionati di musica. Ecco perché Disclan compie 60 anni. Buon compleanno Disclan.
Spegnere 60 candeline, per un negozio di dischi, nel 2025, non è cosa da tutti. E’ un record. In un mondo che tende sempre di più allo shopping virtuale, dove si perde la fisicità di toccare le cose, annusarle, discuterne e poi acquistarle, è difficile invecchiare bene. E oggi, che il vinile e ritornato di moda – anche questa parabola stride con l’attualità – il negozio di dischi è una indispensabile macchia del tempo, nella quale entri e ti abbandoni alla lussuria dei suoni.
Quella di Disclan poi, è una storia d’amore. Un dono prezioso fatto a questa città e alla propria famiglia. Un dono di un uomo, Luciano Maysse, che poteva ambire a altri futuri e invece ha messo radici a Salerno. E lo ha fatto per un principio più alto del successo personale: lo ha fatto per amore.
Quella di Luciano Maysse, classe ‘35, è una storia straordinaria. Che rinuncia a migrare a Milano per restare in città. E il suo non sarebbe stato un viaggio della speranza. I discografici di Milano, quelli della Ricordi, lo volevano per fargli incidere il suo primo long play – come si chiamavano i dischi in vinile negli anni Sessanta – dopo che il debutto discografico in 45 giri aveva ottenuto un grande successo.
Tra le canzoni possibili “Mai” di Luigi Tenco proposta dallo stesso autore che riteneva molto adatto quel brano alle doti vocali di Maysse e “Lasciatemi sognare”, una delle più belle canzoni di Umberto Bindi, che per la prima volta concedeva ad un altro artista la possibilità di reincidere un suo brano. Lui no, decise di mandare tutto a monte e rimanere in città. E con i soldi guadagnati aprire un negozio di dischi: Disclan, un negozio appunto alla Nick Hornby per intenderci, ma molto meno snob. Un posto insomma dove non incontri Barry che non ti vende un disco solo perché sei un feticista del cazzo. Ma conosci Mario, Elisabetta, che sono i figli di Luciano, e forse hai anche la fortuna di scoprire qualcosa di nuovo e uscire fuori dalla tua solita discografia di genere senza deragliare in qualcosa che ti fa vomitare.
Luciano era un cantante. Un corner negli anni delle “rotonde sul mare” di Fred Bongusto, dei twist di Peppino Di Capri, negli anni delle estati di Bruno Martino. Era un cantante, e lo sognava fin da piccolo e non perdeva occasione per dimostrare di saper cantare ogni volta che gli si presentava l’occasione.
Il debutto vero avviene alla manifestazione “Il microfono è vostro” presentata da Nunzio Filogamo. E qui, Luciano, si classifica al primo posto. La sua tenacia lo spinge a fare domanda di partecipazione alla trasmissione televisiva più seguita in quegli anni: il “Musichiere” condotto da Mario Riva. Siamo nel dicembre del 1959 e davanti a milioni di spettatori, Luciano Maysse si gioca le sue carte. E vince, portando a casa una somma di 800mila lire. Ma non basta, per il “Musichiere” diventa addirittura testimonial d’eccezione a Disneyland, ospitato dal papà di Topolino, come scrivono le cronache di quei giorni, oltre a riceve un contratto discografico dalla Dischi Ricordi di Milano.
Nel 1960 viene pubblicato il suo primo 45 giri. Sul lato A una versione di “Nun è peccato”, famoso brano di Ugo Calise e Carlo Alberto Rossi, portato al successo qualche anno prima da Peppino Di Capri. Mentre sul lato B c’è “Nun me guardà accussì”, un lento di De Angelis e Petrone.
Il brano “Nun è peccato” sarà inserito anche nella compilation “Hit parade Ricordi vol. 2” che raccoglieva i singoli di maggiore successo dell’anno (1960). Maysse è in buona compagnia con Gino Paoli (“La gatta”), Luigi Tenco (“Quando”), Giorgio Gaber e Enzo Jannacci (“Una fetta di limone”), Umberto Bindi (“Il nostro concerto”) e tanti altri.
Le serate non mancano. Luciano si esibisce con il suo gruppo: i Boomerang in molti locali fino ad aprire i concerti di Ornella Vanoni e Mina. E quando da Milano gli dicono di mollare tutto e trasferirsi al Nord per iniziare a lavorare al primo long play con la benedizione di Tenco e Bindi, lui dice no. Resta a Salerno e nella sua città, fonda il suo “clan”, un luogo dove poter vivere e ascoltare la musica.
Così dalla passione per il “disco” e appunto dalla voglia di dare vita a un “clan”, quello che Adriano Celentano aveva coniato per la sua squadra di cantanti, nasce lo storico negozio Disclan un luogo dove sono cresciute intere generazioni di appassionati di musica.
Luciano Maysse morirà l’11 febbraio 1990 lasciando una straordinaria eredità culturale, che oggi arriva al meraviglioso traguardo dei 60 anni grazia anche e soprattutto all’amore dei figli.
