Il Venerdì Ri…leggiamo Poesia: Carlo Delcroix “imparai da te che si rinasce”

di Grazyella (Graziella Di Grezia)

CC BY 4.0
File:Carlo Delcroix.jpg

Oggi rileggiamo Carlo Delcroix (Firenze, 1896 – Roma, 1977), un grande invalido di guerra, tra i fondatori dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra (ANMIG) di cui nel 1924 ne divenne il presidente, dopo le votazioni al Congresso tenutosi a Fiume.

Delcroix fu anche un intellettuale: presidente dell’Ente fascista di cultura fiorentino, presidente dell’Ente autonomo del Regio Politeama Fiorentino Vittorio Emanuele II, che poi sarà conosciuto come Teatro comunale di Firenze fu colui che  diede vita al Maggio Musicale Fiorentino. Collaboratore del Corriere della sera, della Nazione, dell’Illustrazione italiana, dell’Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR) e dopo la guerra collaborò con Il Tempo di Roma.

Fu anche autore di notevoli romanzi, novelle e poesie, e fu vincitore del Premio Viareggio. Ricevette inoltre la laurea honoris causa dalla facoltà di lettere dell’università di Bologna.

Nei suoi versi, esprime in modo intenso le sue vicende personali e il suo rapporto con la perdita e con il riscatto.

Protagonista della vita e della poesia del poeta è l’esperienza drammatica della Prima Guerra Mondiale.

Nella poesia scelta oggi, “Tu mi portasti per due volte in fasce”, Delcroix celebra il legame tra madre e figlio, non più nel senso dell’accudimento materno legato ai bisogni della prima infanzia. Qui il legame viene esaltato come rinascita del figlio dopo vicissitudini difficili e apparentemente insormontabili. Questa madre non solo dà la vita, ma la restituisce, proteggendo il figlio per una seconda volta.

 

“Da te contro la morte fui protetto 

ed imparai da te che si rinasce…

 

La pietas materna evocata nella poesia richiama alla mente la Pietà di Michelangelo, ma questa volta con un epilogo di rinascita, possibile grazie all’amore e attraverso l’amore.

 

“Facemmo unombra ed un lamento solo.”

 

In questi versi, la fusione tra madre e figlio restituisce un’immagine di ritorno, come se i due corpi separati diventassero nuovamente uno. È un’immagine che evoca il grembo materno, simbolo di protezione assoluta e rinascita. La madre, in questa poesia, non è solo nutrimento, ma rifugio e salvezza: uno “strazio avvolto in un lenzuolo” che si trasforma in forza.

 

La madre qui diventa una Grande Madre, capace di salvare persino da una grande guerra.

Carlo Delcroix, con i suoi versi, ci offre un messaggio di speranza e ci ricorda il potere della poesia di trasformare il dolore in una grande forza.

Tu mi portasti per due volte in fasce, Carlo Delcroix: rileggiamola insieme.

 

 

A mia madre

 

Tu mi portasti per due volte in fasce

e per due volte mi tenesti al petto:

quando ti nacqui e quando tra le ambasce

mi ritrovasti sopra un altro letto.

Da te contro la morte fui protetto

ed imparai da te che si rinasce

tornando in grembo, ed il materno petto

non è solo di latte che ci pasce.

La notte che giungesti alle mie tende

fu vista la Pietà senza il Figliolo

e ti dettero un’ombra tra le bende,

uno strazio avvolto in un lenzuolo.

Tu mi prendesti, e per le vie tremende,

facemmo un’ombra ed un lamento solo.

 

 

 

Carlo Delcroix Unknown author Creative Commons Attribution 4.0

Graziella Di Grezia Graziella Di Grezia

Graziella Di Grezia

Grazyella, alias di Graziella Di Grezia, è medico radiologo, poetessa, scrittrice e pianista classica, giornalista. Madre di tre figli, unisce arte e scienza per promuovere il benessere artistico. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e ideato il progetto "Cartoline Poetiche Postali" (Mail Poetry Project), che fonde arte postale e poesia. Promotrice e organizzatrice di spettacoli letterario-musicali, ha ricevuto numerosi premi per il suo impegno culturale e professionale.